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Milano Isola: Un’Isola Suburbana

“Un mondo a parte, un’isola suburbana che è diventata il nuovo quartiere della vita notturna e dello shopping in pochi anni. Ha ridisegnato lo skyline di Milano.”

Milano non ha il mare e non ha fiumi, ma ha un’isola. Un’isola metaforica, circondata da ferrovie e non dall’acqua, che per anni è stata un mondo a sé.

Nel 1865 la costruzione della nuova ferrovia isolò il quartiere dal resto della città, rendendolo un microcosmo operaio. Fino al 2000 il quartiere Isola era un paese, dove gli anziani giocavano a carte in piazza la domenica e dove le trattorie servivano solo cotolette e il piatto del giorno“. L’Isola era la zona della ligera, la malavita milanese, poi quella degli squatter e dei centri sociali. Oggi pullula di locali, ristoranti e indirizzi per lo shopping vintage. L’isola che prima viveva la sua separazione, oggi basa la sua identità nell’iperconnessione con Milano e il resto del mondo; grazie all’Expo 2015 ha infatti cambiato volto una seconda volta, mentre i grattacieli di Porta Nuova crescono a vista d’occhio, l’aggiunta della scintillante Piazza Gae Aulenti, le residenze del Bosco Verticale. Dal suo cuore, Piazzale Minniti, si cammina senza soluzione di continuità attraverso la Biblioteca degli Alberi, e poi lungo Corso Como, Corso Garibaldi e fino al Duomo. Quello che era ai margini ora fa parte del nuovo centro di Milano.

L’isola non è più quella di una volta

All’Isola non ci vai in macchina, arrivi in metro e poi giri a piedi, dalle stradine della Vecchia Milano ai marciapiedi dei grattacieli, viaggiando nello spazio e nel tempo osservando le trasformazioni urbane degli ultimi dieci anni – locale dopo locale, ristorante dopo ristorante. Io ho vissuto all’Isola nel 1998, i pescivendoli del mercato mi svegliavano ogni giorno e c’era un bar con il biliardo sul retro dove servivano la cena la sera: “Oggi abbiamo due cotolette, una porzione di minestra, tre frittate, carote lesse”. La signora prendeva le ordinazioni (o le dava!) a voce, tra foto in bianco e nero di ciclisti come Coppi, Bartali e il Giro d’Italia. Al Circolo 1° Maggio leggevano l’Unità, bevevano Campari e i pensionati giocavano a bocce. C’era la sede del Partito Comunista, dove oggi ci sono bei palazzi. Lavoravano fabbri e falegnami, tutto quello che ora sta sopra il quinto piano non esisteva. Andavamo a ballare reggae nel seminterrato di Pergola Tribe, a vedere film indipendenti allo squat Sant Antonio Rock in una sala che era stata un cinema ma non aveva più il tetto. Ancora prima ricordo quando da bambino negli anni ottanta, dove oggi ci sono due ristoranti stellati Michelin, andavo con mio padre al luna park delle Varesine . Era la Berlino Est di Milano, dove vivevano giovani musicisti, artisti e rivoluzionari integrati in un quartiere popolare che era allora emarginato. Poi è diventato di moda.

Nel 1999 è apparso il titolo “Isola Nuova Ticinese” è apparso su un giornale locale: un’epoca stava per finire e si poteva già annusare nell’aria l’imminente gentrificazione. Il Osteria dei Vecchi Sapori, il Nord Est Cafè e la pizzeria La Coccinella, un negozio di ferramenta e poco altro rimangono dell’isola di quel tempo. Ma niente nostalgia, dopotutto c’è molto di meglio.

 

Shopping e vita notturna

Se il tuo laptop fa troppo lo snob quando deve andare a nanna, mettigli un Pijama. Dal 2006 a Isola questo brand indipendente crea cover iconiche, accessori, borse e zaini in neoprene colorato. Collezione dopo collezione è diventato un must tra i creativi delle agenzie di comunicazione e il mondo della moda – il perfetto souvenir 100% Made in Milan. Ma Isola è soprattutto vintage, con tanti negozi che vendono vestiti usati come Le Vintage, Ambroeus Milano e Live in Vintage. Ci sono anche un sacco di fiorai, ma non quelli classici, una nuova ondata di fioristi ibridi come Offi dove puoi comprare una pianta da interno, una composizione di fiori o sederti per un caffè. La sera, quando le saracinesche dei negozi si chiudono, si aprono quelle dei posti dove bere una birra, anche seduti in piazza su una panchina – perché Isola mantiene uno spirito libero diverso dagli altri quartieri milanesi. Storici, la sede italiana del Blue Note, un famoso club dedicato alla musica jazz e blues, e Frida, un divertente cocktail bar amato dagli hipster (che però non vogliono essere chiamati così).

 

L’Isola Dolce

L’isola ha un lato dolce, molto dolce, e due dei migliori indirizzi di Milano per i golosi. Uno è una pasticceria, che non a caso si chiama L’Ile Douce (“Isola Dolce”) e produce meravigliosa pasticceria artigianale francese, dolce e salata. La pasticceria italiana non esiste a meno che non si parli di dolci regionali, ma i milanesi mangiano croissant, pain au chocolat e la domenica fanno brunch – qui da accompagnare con ottimi cappuccini, tè, una selezione di vini e champagne di piccoli produttori sia italiani che stranieri. Se la pasticceria è francese per definizione, la gelateria è un’eccellenza nazionale e infatti Artico è uno dei grandi interpreti del gelato. Premiata con i più alti riconoscimenti, è una tappa fissa per un cono o una coppetta da passeggio piena di gusti del mese, ispirati a dolci e ingredienti locali, o i loro immancabili classici: pistacchio salato, caramello salato, crema di carota o crema di zucca e castagne in autunno.

 

Mangiare la Nuova e la Vecchia Milano

C’è carenza di trattorie a Milano, ma a Isola c’è una nuova trattoria che ha in parte riscoperto la cucina milanese e lombarda dall’oblio. Da Ratanà dello chef Cesare Battisti puoi mangiare mondeghili, nervetti e risotto giallo con ossobuco, meravigliosi, ma anche ingredienti lombardi e super tipici in interpretazioni contemporanee che sono la vera nuova tradizione milanese. Per capire Milano oltre l’inseguire le tradizioni del passato, perché Milano ora si nutre di sushi, pokè e tacos e hummus in cucina è meglio rassegnarsi e abbracciare quelli di oggi. Prova il ramen e la cucina ispirata al Giappone del molto italiano Casa Ramen, i grandi cocktail serviti da Bob o la cucina dallo spirito libero dello chef stellato Takeshi Iwai da Aalto. Italiana, giapponese? Entrambe o nessuna delle due, come l’anima cosmopolita di Milano, e dell’isola di oggi.

Pijiama

Ambroeus

Le Vintage

Live in Vintage

Offi

Blue Note

Frida

L'ile Douce

Artico

Casa Ramen

Ratanà

Bob

Aalto