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Il Linguaggio del Drag a Milano

Il drag è la lingua madre dell'accettazione per la comunità genderqueer di Milano

Il pedagogo brasiliano Paulo Freire una volta disse: “Un individuo alfabetizzato non è semplicemente uno che impara a leggere le parole di un’altra persona, ma piuttosto qualcuno che scopre la propria voce.”

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Nella comunità queer, esprimersi autenticamente significa principalmente rivendicare uno spazio. Questo spazio nella comunità drag assume varie forme, dalla vivace sottocultura della scena ballroom*, nata dalle strade, ai locali dove nuove identità vengono nutrite e plasmate. Sono luoghi di trasformazione.

Per La Trape, una drag performer originaria del Toilet Club di Milano, il viaggio di trasformazione si svolge nei confini della sua cucina, situata a Porta Venezia. Qui, la quiete dell’applicazione del trucco è interrotta di tanto in tanto dal gorgoglio ritmico di una moka, un’ambientazione intima dove confida candidamente: “Sono nata nell’isolamento dagli altri. Il Toilet, quando ci lavoravo, era una scena molto punk, e per me era lo spazio dove potevo avere il mio momento di totale esplosione.”

Oggi, la scena drag di Milano è punteggiata di spazi dove si creano connessioni. Al suo centro, rimane un’etica fondamentale di inclusività. Come nota La Trape, l’intersezione tra il mondo drag e la scena ballroom ha un significato storico, radicato in un’epoca in cui le persone queer offrivano rifugio ai propri simili rifiutati dalle famiglie e in cerca di un senso di appartenenza. “Alla base c’è l’insegnamento dell’accoglienza”, dice. Siede davanti a un tavolino pieno di spugnette, pennelli per cipria e sigarette: il suo angolo trucco. Alla sua destra, il muro è tappezzato di ritagli di giornale, santini e poster appesi con del nastro adesivo. È un grande manifesto queer, con l’immagine della cantante Myss Keta e le icone della Vergine Maria circondate da adesivi e volantini di pizzerie. Lo spazio invita gli amici a venire, sedersi e restare un po’.

La Trape continua: “La scena ballroom ruota attorno a delle regole, ma invece di dirti cosa fare, si concentra sul trasmettere un’esperienza”. Ecco perché le sessioni di allenamento, spesso associate alla scena ballroom, esistono accanto ad essa. Questi eventi di strada, a differenza dei raduni ballroom tradizionali, sono aperti a tutti. Trape osserva: “Sono indubbiamente più rischiosi degli eventi ballroom, specialmente in posti come Milano, dove gli episodi di omofobia, transfobia e lesbofobia sono più comuni.”

Secondo la Rainbow map, l’Italia è 34esima su 49 nella classifica dei paesi europei per quanto riguarda l’amichevolezza verso la comunità LGBTQIA+. In questo contesto, è preoccupante notare che 1 persona LGBTQIA+ su 4 subisce ancora discriminazioni sul posto di lavoro qui. Inoltre, il 40% degli episodi omofobici avviene per strada e spesso coinvolge aggressioni fisiche. Secondo omofobia.org, tra aprile 2022 e marzo 2023, l’Italia ha registrato 165 vittime di aggressioni che hanno denunciato casi di omofobia – sicuramente, ce ne sono innumerevoli altri non denunciati.

Al di là di questo, le politiche anti-queer dell’Italia – incluso il mancato riconoscimento del matrimonio gay o dello status di secondo genitore e il divieto per le coppie dello stesso sesso di adottare bambini – rendono questo paese un luogo ostile per le persone che abitano corpi queer. Milano si distingue come un faro di speranza per la comunità LGBTQIA+ italiana, essendo una delle città più progressiste e liberali del paese, e vantando una vivace tradizione di vita notturna queer. However, episodes of discrimination persist, particularly as one ventures further from the city center, notably in the Porta Venezia district.

Gin Gin Mezzanotte with the name-giving gin & tonic

Ecco perché avere spazi di allenamento aperti – e spazi sicuri in generale – è così fondamentale, specialmente qui. Il Toilet Club di Milano, da tempo sostenitore dei diritti e dell’inclusione LGBTQIA+, sottolinea l’importanza di creare uno spazio accogliente e sicuro per tutti. “Questi sono spazi essenziali, particolarmente per raggiungere individui che rimangono ai margini, come le persone trans o gli immigrati senza documenti – un gruppo demografico che la scena ballroom cerca attivamente di includere. Chiunque può partecipare a una sessione di allenamento; l’unico prerequisito è approcciarsi con la consapevolezza di sapere cosa si sta facendo”, dice La Trape.

Il ballroom è nato in un’epoca diversa, quando la distinzione tra drag e trans era meno marcata. Come spiega La Trape, “Nel ballroom, alcune persone sentivano il bisogno di abbracciare un’identità doppia, e essere in drag significava esprimersi come si sentivano in quel momento particolare.” Il mondo drag non è un universo alternativo; è più un meta-spazio abitato da identità queer e non convenzionali che sfidano l’eteronormatività della nostra società. All’interno di queste identità nuove o adottate, il linguaggio queer non è un tentativo di mera traduzione; è una ridefinizione di un lessico sociale precedentemente limitato da modelli tradizionali. Oltre i confini del mondo queer esiste una norma rigida e inflessibile che spesso viene imposta su un’identità immutabile, soprattutto in questioni di genere e sessualità. La Trape sottolinea che nel mondo queer, “il drag serve come linguaggio di liberazione.”

“Il vocabolario usato nel drag rivela quanto una comunità affronta l’emarginazione e la discriminazione. Quando entri in un contesto riconosciuto, diventa necessario familiarizzare con il linguaggio specifico di quell’ambiente. Al contrario, nella comunità drag, le persone non si sentono costrette a imparare un codice di condotta specifico, anche se esiste un tale linguaggio e ha una storia che spesso ha più senso di altri. Quindi, azioni come indossare una parrucca* o fare un lip-sync* sono una testimonianza dei bisogni che le persone del passato hanno vissuto, tramandato e spesso continuano a vivere.”

“Solo per chi guarda da fuori il lip-sync può sembrare imbarazzante. Ma il suo significato è anche politico e sociale,” spiega Trape. “Siamo una comunità emarginata che non ha le stesse opportunità di raccontare le proprie esperienze attraverso la musica. Quindi il lip-sync riguarda il riappropriarsi delle parole di un’altra persona per dire qualcosa su noi stessi.”

Gin Gin Mezzanotte, drag queen nata a Taipei che vive in Italia dal 2011, ha trovato la sua prima ispirazione nella cantante giapponese Shi’ina Ringo e in Grace Chang, un’attrice di Hong Kong degli anni ’50. Di quest’ultima, Gin Gin spiega: “Mi sono ispirata alla sua leggerezza, al non prendersi sul serio rispetto a quegli anni difficili. Quando ho visto quelle performance, ho sognato di essere un giorno così. Queste celebrità ti danno allegria, ma, a un livello più profondo, anche speranza.” Mi accoglie nel suo grazioso appartamento nel sud di Milano. La sua camera da letto sembra un set di moda, piena di parrucche e vestiti vivaci e colorati.

Nell’universo drag, la scelta di un nome segna il passo iniziale della trasformazione, come spiega Gin Gin: “Gin Gin si ispira alla mia canzone preferita, ‘Jing’ di Shi’ina Ringo, che narra la dualità e la lotta tra sogni e realtà. Inoltre, il mio amore per il Gin tonic, che ordino sempre doppio, ha portato a ‘Gin Gin.’ Midnight, d’altra parte, simboleggia il momento magico di trasformarsi in un personaggio notturno.” Contrastando l’archetipo della fiaba in cui Cenerentola assume le sembianze di una sguattera e ritorna ai margini di una struttura di potere, la trasformazione di Gin Gin avviene a mezzanotte, evolvendo in qualcuno di completamente diverso. L’abbigliamento ha un’importanza immensa nel mondo drag, esemplificato dal concetto di “reveal.”*

Gin Gin Mezzanotte snagging a snack at home

“È vero che il reveal è un trucco da palcoscenico usato principalmente per ottenere applausi in una performance,” spiega Trape. “Ma con esso sto prendendo in giro la rigidità con cui una persona si presenta nel mondo ordinario. Basta un secondo e cambio identità: l’identità è, quindi, mutevole, liquida.” Nel mondo drag, qualsiasi elemento, inclusi il trucco e il tucking*, può essere uno strumento per scardinare la rigidità che la società ha imposto.

Nei suoi primi tempi, Gin Gin non conosceva la pratica del tucking, “Ho dovuto persino studiare come farlo, guardando tutorial su YouTube.” Ma, mentre questa pratica è importante per alcune drag queen e individui gender nonconforming, certamente non lo è per tutti. Il gioco di genere non assolutizza l’essenza del drag, come spiega Trape, “Per me, il drag non riguarda sempre il lavoro sul genere, ma la trasformazione, l’indossare una maschera. Il mio drag, per esempio, può anche diventare un alieno. Nel momento in cui indossi una maschera, hai il bisogno di uscire dalla tua identità quotidiana.”

Il mondo del drag insegna che appropriarsi della propria estetica, anche portata all’eccesso, può aiutare a raccontare la propria storia, attraverso il corpo e oltre il corpo. “Le forme sinuose del corpo femminile che ricreo tramite l’imbottitura, con reggiseno e a volte sui fianchi, è una forma di espressione di ciò che ho dentro, della mia anima artistica. Io e Gin Gin siamo come lo Yin e lo Yang: ci bilanciamo a vicenda,” fa eco Trape. Parlare di drag significa parlare un linguaggio di libertà di espressione e di essere. “Quando ero più giovane, mi spaventava mettermi a nudo,” continua, “Quando oggi indosso una maschera, non sono io in quel momento, quindi ho meno problemi a essere vulnerabile, mi sento al sicuro nel raccontare la mia storia, la mia verità. È terapeutico.”

*Dizionario Drag:

Ballroom: Il termine “scena ballroom” si usa per descrivere l’ambiente in cui si evolve una casa ballroom. Nata a New York City negli anni ’60 per dare supporto alle persone della comunità LGBTQIA+ che erano state rifiutate dalle loro famiglie, è definita dalla presenza di famiglie queer conosciute come “case”. Ogni casa ha una genealogia composta da madri, figlie e persone che si divertono a partecipare agli eventi ballroom. Questi eventi, a metà tra una festa e una competizione, servono come mezzo per creare connessioni.

Tucking: Nel gergo drag e, in senso più ampio, transgender, è la pratica di nascondere i testicoli nella cavità inguinale mentre si tira il pene all’indietro. Il risultato è creare l’apparenza di una zona pubica femminile.

Wig: Indica un’acconciatura fatta di capelli naturali o artificiali, quasi sempre usata nelle performance drag. Il termine è stato riappropriato dalla cultura queer per riferirsi a contesti in cui succede qualcosa di così incredibile e bello che persino la parrucca cade per l’apprezzamento – una versione queer dell’espressione “tanto di cappello”, se vuoi. Nel mondo drag, la parrucca è la base per la costruzione di un’identità.

Lip-sync: È l’azione di sincronizzare le labbra con il testo di una canzone, fingendo di cantarla. Nella performance drag, cantare in lip-sync fa parte di uno spettacolo, dove il testo di un brano musicale e i gesti che ne derivano diventano un modo per raccontare una storia o qualcosa di sé.

Reveal: Nel gergo drag, indica una performance in cui un outfit o un elemento drag – anche solo una parrucca – inizialmente nascosto, viene ad un certo punto rivelato, in un processo di trasformazione. Reveal è rivelare una nuova parte di sé, ma anche rivelare la propria libertà di essere chi si vuole essere.

A peak into La Trape's Milan apartment

La Trape in the process of transformation

Elegante ristorante dalle pareti blu con sedie arancioni, tovaglie bianche, opere d'arte, specchio dorato e vista sul bar. Arredamento caldo e classico. Elegante sala da pranzo con pareti blu, specchio dorato e poster d'epoca. Sedie arancioni su tavoli rivestiti di bianco. Presenti i loghi Helvetia e Bristol.