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Ode al passo vellutato

“Le veneziane non portano mai i tacchi”

Crescendo, ero abbastanza convinta che mia mamma avesse poteri magici. In Italia, è una convinzione piuttosto comune.  Nella lista infinita dei suoi superpoteri, la sua capacità di apparire alle mie spalle – soprattutto nei momenti in cui avrei felicemente evitato il suo sguardo – era piuttosto in alto. La sua voce, giunta senza preavviso da un punto indefinito sopra la mia testa, non mancava mai di sorprendermi. Come la maggior parte dei bambini, attribuivo quella che  mi pareva come una sorta di magia a un’abilità da adulti che dovevo ancora imparare a padroneggiare. Non potevo certo immaginare che il segreto di mia madre avesse più a che fare con la moda che con la stregoneria.

Nella maggioranza delle sue improvvise apparizioni, i suoi piedi erano avvolti nel sontuoso velluto dell’ultimo paio di furlane arrivato  ad arricchire la sua collezione. Quest’ultima, gelosamente conservata in una grande cesta accanto al letto dei miei genitori, illuminava la loro camera da letto, fungendo sia da elemento di arredo che da modo per facilitare il dilemma mattuttino di mia madre. Guardarla durante la scelta dell vellutato tocco finale alle sue mise quotidiane e spiarla la sera, quando,  di ritorno a casa, lo sostituiva con una versione setosa, mi ha fatto rapidamente sviluppare una fissazione per queste pantofole, riassunto della sua eleganza.. “Le veneziane non portano mai i tacchi”, proclamava, dirigendosi verso la porta senza produrre alcun rumore. Nello spiraglio della porta che si chiudeva, l’ultima cosa a brillare nel chiaroscuro serale era la seta ai suoi piedi.

Le furlane, chiamate anche friulane o papusse, sono delle delicate pantofole fatte a mano, tradizionalmente in velluto, anche se si possono facilmente trovare versioni in lino, seta o lana. Esili e a fondo piatto, sono solitamente a punta arrotondata e con la linguetta convessa e reperibili in una miriade di tonalità. Oggi un’autentica ossessione veneziana, nata dall’amore per il silenzio, il velluto e l’andare in giro di nascosto (sono certa che se Veronica Franco avesse potuto mettere le mani un paio non se lo sarebbe mai tolto), le regine delle pantofole sono state inventate in Friuli-Venezia Giulia, una regione vicina a Venezia, nel XIX secolo. Le ragazze del luogo erano un secolo o due avanti rispetto ai propri tempi, ed usavano le friulane, le scarpe più eleganti del loro guardaroba, per partecipare alle feste di paese. Ma soprattutto, sceglievano le pantofole di velluto come fidate compagne della loro entrata all’età adulta, indossandole per la sfilata verso l’altare. Poiché ogni furlana era realizzata con materiali di scarto, ogni paio era unico e meravigliosamente sostenibile.

I  veneziani non sono certo rimasti a guardare mentre i loro vicini si guadagnavano la fama di possedere le pantofole più eleganti in circolazione. A causa della mancanza della pelle usata per la manifattura della maggioranza delle altre calzature, i gondolieri iniziarono a usare le furlane durante la Seconda Guerra Mondiale. Presto scoprirono che le suole delle furlane – originariamente fatte di gomma riciclata, spesso proveniente da pneumatici di biciclette – erano straordinariamente adatte al loro mestiere, non danneggiando minimamente le loro amate imbarcazioni di legno. Così, le furlane divennero rapidamente le scarpe preferite dai regnanti del Canal Grande, e rimangono ancor oggi conosciute come le loro calzature, indossate mentre vogano instancabili tra i canali.

Photo by Giacomo Gandola and Andrian Chicu

Anche se mia madre sostiene di aver indossato le friulane praticamente per tutta la vita (nel caso ve lo steste chiedendo, vi direbbe con orgoglio che sì, ha indossato le sue amate pantofole anche il giorno del suo matrimonio. No, le veneziane non portano i tacchi. Mai.), le scarpe che oggi sono diventate il simbolo dei gondolieri sono tornate di moda a metà degli anni 2010, quando Kate Moss è stata avvistata con un paio rosso di Vibi Venezia. Da quel momento, le furlane hanno fatto la loro comparsa su sempre più riviste di moda, anche ad altre celebrità – tra cui Katie Holmes, George Clooney, Tom Ford – che si sono innamorate di queste pantofole lagunari. Marchi affermati come Giorgio Armani le hanno inserite nelle loro collezioni e sono state lanciate linee di calzature come Le Monde Beryl. Anche se oggi queste babbucce si possono trovare sui tappeti rossi di tutto il mondo,  a Venezia restano un classico, indossate sì dai gondolieri, ma anche dai locali per un giro in topa, e dagli studenti per andare a mangiare due cicchetti o bere  o un’ombra (o due).

Molto si è detto dell’attuale ondata di furlane-mania, ma in laguna si sa: tutto è nato dall’ascesa al successo di piedàterre.  Il piccolo negozio di vicino al ponte di Rialto, che con un chè di parigino nell’arredamento e nell’accento della commessa, è diventato così famoso da far nascere voci su una misteriosa origine francese del velluto. Oggi il negozio è stato rivoluzionato e il marchio ha aperto un flagship store in Campo Santo Stefano, ma l’atmosfera di entrare dentro un piccolo portagioie  segreto  si percepisce ancora, tra una pila e l’altra di velluti colorati, accatastati lungo le pareti color acquamarina.

Un altro celebre custode di questo secolare segreto di sobrio glamour è una boutique sulla scalinata del ponte di Rialto, Rivo Altus, dove una gentile signora veneziana vi farà conoscere  l’opera di artigiani che utilizzano ancora le tecniche degli originali fabbricanti di furlane. Se invece cercate la tradizione con un tocco di modernità, andate sul sito di Vibi Venezia, dove troverete delle friulane sportive, uniche nel loro genere. Quel che è certo, è che una volta provato il vostro nuovo, spontaneo, passo vellutato, non tornerete più indietro. Parola di mia madre.

Photo by Giacomo Gandola and Andrian Chicu