Lo svolazzare delle farfalle non era mai stato così rumoroso, rompendo un silenzio che sembrava incorruttibile. Si posavano sui fiori di lavanda, sembrando combattere l’aria calda e pesante che circolava intorno alla casa quella mattina. Luglio aveva colpito l’Italia con una delle sue estati più calde; il calore rallentava il ritmo delle giornate, intorpidendo i corpi – ideale per una buona dose di dolce far niente.
A bordo piscina di Villa La Chiocciola, a poca distanza in auto da Firenze, sedevo di fronte al giardino rivolto verso la piccola cappella collegata alla villa principale, cercando di accettare il fatto che, nonostante il mio compagno fosse allergico, le api pascolavano e ronzavano liberamente nella lavanda. Rispondendo alla secchezza della bocca, allungai la mano a destra per un rinfresco: Hugo, un piacere recentemente scoperto, e mentre prendevo la bevanda già annacquata, due gigli gialli, ancora esitanti a morire per il caldo di luglio, sbucavano da dietro il bicchiere per rivelare una bellissima realizzazione.
Prendere coscienza di un fatto dato per scontato può essere sorprendente come un’idea brillante, come un sussurro gentile trasformato in un urlo. Riconfigura il modo in cui vedi il tuo mondo, ti insegna a osservare, a sentire con più attenzione. Per molto tempo, avevo inseguito il giallo negli oggetti, nelle persone, nella natura, cercando quella specifica tonalità del colore che aveva catturato la mia attenzione fin dall’adolescenza. Più che un’ossessione, era diventata una fissazione visiva, che continuava ad affascinarmi ogni volta che la incontravo.
Di fronte alla villa giallo senape, circondata da limoni e gigli resistenti, mi resi conto che dal giorno in cui avevo messo piede a Firenze, questo paese mi aveva sempre sorpreso con i gialli – o più precisamente – era sempre stato giallo. Ho visto come mutava e assumeva forme inimmaginabili. In inverno, quando tutti i colori sbiadiscono, aspettando di sbocciare freschi nella tanto attesa primavera, le auto gialle Pasquali Riscio appaiono agli angoli brillando come oro appena scoperto. O le insegne al neon gialle che recitano trattoria ti guiderebbero verso esperienze di pasta celestiali – come se la parola non fosse già abbastanza provocante.
Qui i colori sfilano per le strade di Milano in abito Prada, o su lenzuola che sventolano da una finestra veneziana la domenica, il giorno del cibo, della religione e del bucato. Le città si riassumono nelle loro tonalità predominanti, Verde Paraggi, Rosso Pompei, Giallo Modena! E le figure nazionali sono ricordate per la tonalità iconica del loro lavoro: Verde (Paolo) Veronese, Rosa Schiaparelli, Rosso Tiziano – o Valentino. Solo qui, strisce gialle galleggianti contengono la forza del mare per i nuotatori che si tuffano nelle acque blu di Portofino, mentre le cassette postali gialle danno speranza di un arrivo sicuro alle tue cartoline dal Vaticano.
La devozione è per l’Italia ciò che il giallo era diventato per i miei occhi, una dipendenza. Una domenica, praticando la mia apparente fede, capii che il giallo non era più una questione di caso, ma di intenzione. Gli italiani e la loro dipendenza dalla bellezza avevano meticolosamente pensato alla giusta collocazione dei colori. Al di là di romanticizzarli, gli avevano dato un motivo – e una spiegazione a quella sensazione di immersione che avevo incontrato.

Una volta che mi lasciai affascinare da ciò che accadeva dietro le tende di velluto giallo della Chiesa dei Santi Michele e Gaetano – o Santi Hermès, come l’avevo battezzata per la sua vicinanza alla boutique del marchio francese – capii come il mio colore preferito agisse come un’esperienza. Quelle magnifiche tende gialle, incastonate tra colonne scultoree, erano lì per accoglierti e successivamente introdurti a un coro che cantava Ave Maria in paramenti simili all’alta moda, per farti sperimentare il bagliore pomeridiano che tagliava le composizioni delle vetrate, rendendo la luce quasi tangibile, contribuendo all’idea di un’esperienza religiosa.
Mica per caso uno dei tesori più amati di questo paese ha dentro di sé una tonalità così splendida. Anche se può essere sottile, un giallo pallido dà colore alla gemma commestibile che una volta ci ha fatto venir voglia di restare qui per sempre. Ravioli, rigatoni, pappardelle – un’infinità di opzioni da assaggiare, da vivere. Forse ci vuole un romantico o un osservatore silenzioso per notare cose del genere, trovare il giallo nel cibo e fotografarlo felicemente, ma qui tutto è al servizio della fotografia e della contemplazione. L’Italia mi ha dato la risposta sul perché i miei occhi cercavano disperatamente il giallo: era completamente mio, e così potevo trovarmi in ogni posto, o lasciare che mi portasse ovunque.
Spero che io, noi, non perdiamo mai la capacità di vedere il giallo.
