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Vivere sotto il monte Etna: la gente del vulcano

Vivere sotto l’Etna

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Una montagna che sputa fuoco.

Alla fine, questo è un vulcano: una montagna che, a volte, sputa qualcosa di caldo.

Stare in piedi e guardare l’Etna ha qualcosa di mistico. Lei è la figura principale nel misticismo della Sicilia. Ti svegli la mattina, fai il caffè ed esci sul balcone per guardare la montagna nera da cui esce una piccola nuvola, che ricorda il disegno di un vulcano fatto da un bambino.

Ti chiedi quando vedrai la lava uscire da quei coni aperti; è qualcosa che non puoi immaginare, devi vederlo davvero.

La prima volta che ho visto l’Etna eruttare è stata anche la prima volta in assoluto che vedevo un vulcano eruttare.

Era un anno con le eruzioni più frequenti da tanto, tanto tempo. Ho guardato queste fontane di fuoco in lontananza alzarsi e cadere più e più volte. Succedeva così lentamente, al rallentatore rispetto all’orologio della vita normale.

“Beh, in realtà questo non è niente,” mi dice la gente mentre io ancora non riesco a credere che stia uscendo fuoco da una montagna.

“Speriamo che non piova sabbia.” Che vuol dire che non piova sabbia???

Allora mi sono chiesto: come vivono gli abitanti dei paesi e delle città vicino all’Etna? Cos’è per loro quella montagna che sputa fuoco?

È la padrona del loro lato più mistico, ecco cos’è.

Mentre la lava si alzava alta e lentamente, molto lentamente… con la bocca ancora aperta ho guardato giù per la strada. Alcuni ragazzini giravano pigramente in bici, a torso nudo. Non sembravano preoccuparsi che un vulcano stesse eruttando davanti a loro. “Per noi è assolutamente normale.” Beh, se un vulcano molto sveglio è qualcosa di ordinario allora non so proprio il significato di ordinario per niente.

In montagna nevica, nei paesi e nelle città ai piedi dell’Etna piove cenere e lapilli. È lo stesso ma opposto. Bianco e nero, l’assoluto e il terreno. La montagna è eterea, il vulcano saldamente piantato a terra. I ristoranti e i rifugi lungo la strada che porta a uno dei punti panoramici sono ossimori incredibili. Con nomi tipo: “Neve-Fuoco”.

“Sì, ma la neve si scioglie, cenere e lapilli rimangono,” mi dice il mio amico Simone di Giarre di notte, mentre saliamo per vedere un’eruzione, circondati da rocce laviche che sembrano quelle della luna.

La gente dell’Etna non sa mai dove pioverà sabbia, dove cadrà la cenere. Si sentono sollevati quando si sparge la voce dai loro parenti vicini che la loro città è stata vittima questa volta. Quando succede, una nuvola nera oscura il cielo e cade più leggera della pioggia, annerendo le strade.

L’Etna, per chi vive in quelle zone, è una signora. La signora Etna. A volte è calma e altre è arrabbiata. Speriamo che non si arrabbi, pensa la gente del vulcano. L’Etna è una grande matrona che sa essere clemente o furiosa. Una vicina fatta di roccia e fuoco.

E i suoi vicini, le persone, dicono cose tipo: “Meno male che si è sfogata, così stiamo tranquilli”. Oppure: “Speriamo che non si arrabbi questa settimana”. Nino il barbiere mi ha spiegato, in modo piuttosto scientifico, che la signora Etna si arrabbia quando c’è un terremoto in mare. Poi si scuote e si sfoga. Non vedo perché questo non possa essere vero.

La gente dell’Etna vive con questa montagna che sputa fuoco. Lei è lì, loro sono a casa. A volte la guardano distrattamente, magari mentre fanno il bagno, e a volte non le danno proprio un’occhiata. Ma la sentono. E quando non la sentono, la signora Etna alza la voce.

Come una mattina, alle cinque.

Le finestre hanno iniziato a tremare. Un rumore sordo e assordante come un mostro sott’acqua è palpabile. È come vedere le onde sonore.

Finalmente la gente del vulcano si ricorda della signora Etna ed esce sui balconi. Spaventati e affascinati dal rumore sordo e potente; da una montagna che sputa fuoco furiosamente.

“Hai sentito l’Etna ieri notte?”

“No, neanche le bombe possono svegliarmi.”

“Le finestre tremavano, ero abbastanza spaventato. Ma era così bello”

“Oh, ok. Oggi il caffè lo offri tu.”