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Viaggia attraverso le parole di Paolo Conte

“L’artista deve essere un artigiano, deve avere degli strumenti. Se no rimane tutto una bella idea e basta.”

(“L’artista deve essere un artigiano, deve avere degli strumenti. Se no, tutto rimane una bella idea e basta.”)

Paolo conte

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Qualche mese fa, la settimana dopo essere tornato in Italia dopo 10 anni all’estero, ho ricevuto un messaggio dalla mia cara amica Valentina: “Ehi, vuoi andare a vedere Paolo Conte domani ad Alba?” Ho risposto subito con entusiasmo: “COSA?! Sta suonando Paolo Conte? Non posso perdermelo, è la colonna sonora della mia vita!” Abbiamo guidato per il Monferrato, fino alle Langhe e ad Alba, quasi in silenzio, come se ci stessimo preparando per un’esperienza spirituale. Il live set del signor Conte è ancora una macchina dell’intrattenimento perfetta e ben oliata, dove il suono del Maestro prende vita, incantando un pubblico di fan fedeli. La sua musica è un mix avvincente di generi di alto livello: jazz, blues, cabaret, swing mescolati con calde musiche popolari come rumba, tango, melodie tradizionali dei crooner francesi e tradizioni folcloristiche italiane, il tutto consegnato con un certo elegante aplomb e meticolosa understatement piemontese… la timidezza e la discrezione che mi ricordano mio nonno, un vero gentiluomo.

Scrivere di Paolo Conte è una sfida più grande della vita. Non solo perché è uno dei miei cantautori preferiti, né perché è uno degli idoli intoccabili della scena musicale italiana, grazie al suo stile elegante e alla sua arguta composizione, ma perché il signor Conte possiede il lo strumento definitivo dei grandi artisti, quello che solo gli artigiani esperti sanno usare: sa evocare emozioni attraverso testi immaginativi. L’uso attento della musica e delle parole del signor Conte ha la capacità di trascinare l’ascoltatore in ogni angolo del mondo, dipingendo scenari ultimamente distanti, paesaggi bellissimi, terre da sogno…

“Colto” è spesso un aggettivo usato per descrivere la sua musica, dati i complessi riferimenti jazz che usa nelle sue canzoni e data l’intelligente giustapposizione con riferimenti alla musica popolare, il cui culmine è forse Azzurro [1968] scritta per Adriano Celentano. Il signor Conte all’inizio della sua brillante carriera ha iniziato come autore per altri, il sopra citato Adriano Celentano [Il Ragazzo Della Via Gluck, 1968], Caterina Caselli [Insieme A Te Non Ci Sto Più, 1968] tra gli altri. E “colto” è anche il background dell’artista piemontese, essendo un avvocato e un affermato jazzista, fin dal suo primo disco in una band jazz “The Italian Way to Swing” del Paul Conte Quartet [1962]. Dopo molti anni di composizione per giovani talenti, il signor Conte ha deciso di pubblicare il suo primo disco da solista nel 1975, semplicemente intitolato “Paolo Conte”. Da allora, ha pubblicato decine di dischi, scritto centinaia di canzoni, innumerevoli capolavori, e ha contribuito a plasmare il riferimento culturale della musica pop in Italia. Tanto che “Azzurro” non è solo un colore, è un modo di essere italiani.

Le sue abilità descrittive, un linguaggio quasi figurativo, sono tra i suoi molti talenti. Paolo Conte sa fabbricare musica, combinando scenari colorati con il suono degli strumenti per trasmettere sentimenti specifici, come quando usa una chitarra sentimentale in Gli impermeabili, metafora di una pioggia ordinaria che cade sui sentimenti del personaggio principale della canzone. In musica, questo si traduce in una saggia scelta di strumenti: una tromba può portare l’ascoltatore in America Centrale, e una fisarmonica può trasportarci in un bar fumoso in Francia, o un ritmo può condurci all’era del Jazz dei ruggenti anni ’20 del XX secolo.

 

Dal punto di vista linguistico e semantico, la scelta delle parole di Paolo Conte può portarci nei bar più bui del Sud America, dove un musicista sta suonando una Milonga:

Io sono qui / sono venuto a suonare / sono venuto ad amare / E di nascosto a danzare”

“Sono qui / Sono venuto a suonare / Sono venuto ad amare / e di nascosto, a ballare”

Alle prese Con Una verde milonga 1981

 

Perdersi dentro i suoi testi è come far girare il globo, scegliere un posto a caso e vivere una storia piena di suggestioni. In Genova Per Noi [1975] finiamo per camminare per la città ligure spaventati dal mare:

“Ma la paura che ci fa quel mare scuro / Che si muove anche di notte / Non sta fermo mai”

“Che paura quel mare scuro / Quel mare che non si ferma mai / Che si agita tutta la notte”

 

Le sale da ballo e i locali sono ricreati dal signor Conte in Boogie [1981]:

“Due note e il ritornello era già nella pelle di quei due … I saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga … E la canzone andava elegante, L’orchestra era partita, decollava…”

Due note e il ritornello era già sotto pelle di quei due ballerini … I sax ruggivano dietro l’orchestra come ciclisti in fuga… La canzone stava andando alla grande e l’orchestra volava alto…”

 

E in dancing [1982]:

“E abbiamo ripreso a masticare / Questa vecchia rumba / Ci siamo sorrisi e salutati / E siamo rimasti in pista”

“E abbiamo ricominciato a ballare / questa vecchia rumba / ci siamo sorrisi e salutati / e siamo rimasti in pista”

 

Non solo angoli soleggiati ma anche luoghi nebbiosi come la Pianura Padana in La Fisarmonica Di Stradella [1974], quando dice:

“Pianura Padana / una nebbia che sembra di essere dentro un bicchiere d’acqua e anice”

Pianura Padana / una nebbia che ti fa sentire come se fossi dentro un bicchiere d’acqua e anice

 

Se le parole per Paolo Conte sono pennelli che dipingono su tele, i nostri sentimenti sono i soggetti dei suoi dipinti. E così, con un tocco di blu, il signor Conte può descrivere un umore triste e disegnare paesaggi, proprio come in Nord [1982] quando sussurra dolcemente:

“Guardando fuori un paesaggio avrai / e laggiù montagne languide / vedrai”

“Vedrai un paesaggio / Con montagne languide laggiù”

…con una pennellata di biondo può raccontarci la storia degli zingari d’Italia:

Quelle bambine bionde con quegli anellini alle orecchie / tutte spose che partoriranno uomini grossi come alberi

“Quelle bambine bionde con quegli anellini alle orecchie / tutte future spose che partoriranno uomini grossi come alberi”

Diavolo Rosso, 1982

 

Suggerendo una macchina color borgogna in La Topolino Amaranto [1975] può descrivere il senso di libertà degli italiani dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando canta:

Sulla Topolino amaranto / Dai siedimi accanto / Che adesso si va / Se le lascio sciolta on po’ la briglia / Mi sembra un’Aprilia”

Su questa Topolino amaranto / Siedimi accanto / Che dobbiamo andare veloci / Quando lascio correre la macchina / Mi sembra di essere su un’Aprilia”

 

I testi del signor Conte raccontano storie piene di figure sinestetiche, mescolando tutti i sensi: alcune canzoni hanno un odore preciso, come in Boogie “Quelle drogherie di una volta / che tenevano la porta aperta / davanti alla primavera” [“Quelle vecchie drogherie / Con le porte aperte / Di fronte alla primavera”]. Alcune altre canzoni creano splendidi giochi linguistici come quando canta “Beviti sto cielo azzurro e alto che sembra di smalto / e corre con noi” in La Topolino Amaranto [“Bevi questo cielo blu e alto / sembra smalto che corre con noi”]. Alcune altre canzoni giocano con temi più classici, come Gioco D’Azzardo [1982] dove le parole sono metafore di sentimenti amari:

“Certe parole sembrano pianto / Sono salate, sanno di mare”

“Alcune parole sono come lacrime / salate e sanno di mare”

 

Tutti questi suggerimenti, tutti questi trucchi linguistici e musicali rappresentano il linguaggio che il signor Conte usa per esprimere il tema del viaggio. Che è, forse, il tema più importante della prima parte della sua carriera. Nelle sue canzoni, uomini e donne fuggono dai loro mondi tristi, dalle loro vite ordinarie, come in Azzurro [1968]:

“Cerco l’estate tutto l’anno / E all’improvviso eccola qua / Lei è partita per le spiagge / E sono solo quassù in città / Sento fischiare sopra i tetti / Un aeroplano che se ne va”

“Cerco l’estate tutto l’anno / E poi arriva all’improvviso / Lei è andata alle spiagge / E io sono qui solo in città / Sento il fischio sopra i tetti / un aereo che va via”

 

In Colleghi Trascurati [1990] un impiegato sogna una vita migliore:

“Ma, se capita, chissà, se capita / un po’ di giungla anche per me… / e loro ascoltano…? Chissà se ridono… e se capiscono il perché…?”

“E se succede / un po’ di giungla anche per me / mi stanno ascoltando? E se fanno battute su di me / Possono davvero capirmi?”

 

Per non parlare di Via Con Me [1981], forse l’epitome di questo tema:

Via via / Vieni via di qui / Niente più ti lega a questi luoghi / Neanche questi fiori azzurri”

“Via Via / Via di qui / Non c’è niente qui che ti leghi / neanche questi fiori azzurri.”

 

Canzoni che descrivono paesaggi esotici che rappresentano sentimenti interiori, spesso sognando libertà ed emancipazione. Non è un caso che uno dei suoi capolavori si chiami “ Appunti di Viaggio” [Travel Notes], otto canzoni che ritraggono sogni, viaggi, eroi e storie.

Il signor Conte incarna una certa essenza piemontese, quella cortese reticenza in contrasto con l’ostentazione, l’essere drammatici e rumorosi. Ho sempre ammirato il suo atteggiamento distaccato nel descrivere il mondo e raccontare storie. Come un narratore che osserva la realtà e cerca di darle un senso, il signor Conte descrive ciò che vede, e nel farlo, entra profondamente nella realtà, mostrando le sue radici. Ciò che rimane è spesso doloroso… c’è molta solitudine in questo mondo, forse il signor Conte ha scoperto che l’ironia e la cortesia possono salvarci tutti.

Paolo Conte

Elegante ristorante dalle pareti blu con sedie arancioni, tovaglie bianche, opere d'arte, specchio dorato e vista sul bar. Arredamento caldo e classico. Elegante sala da pranzo con pareti blu, specchio dorato e poster d'epoca. Sedie arancioni su tavoli rivestiti di bianco. Presenti i loghi Helvetia e Bristol.