en
Cultura /
Lifestyle

Un’ode alle edicole italiane

“Un tempo centro dei nostri”quartieri, le edicole sono ora una specie in via d’estinzione.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Ultimamente ho ricominciato a comprare il giornale del sabato. E le riviste. Le prendo all’ edicola appena fuori dal mio condominio, poi vado a leggerle al bar accanto, con un caffè e cornetto a farmi compagnia.

Quest’abitudine mi ricorda mio nonno, che andava all’edicola ogni giorno per prendere il suo quotidiano. Ma deriva anche da una realizzazione che ho avuto dopo decenni di vita all’estero: nel suo piccolo, il edicola offre uno spaccato perfetto dell’Italia. E, mentre mi riambiento qui, riscoprirla è stato uno sballo.

Più che un semplice chiosco che vende giornali, l’edicola è un ecosistema di cultura e pettegolezzi, di alto e basso, pragmatismo e consumismo. È forse l’unico posto dove i tabloid sono accanto alle riviste letterarie, e i biglietti dell’autobus che ci riporteranno a casa si trovano insieme a cianfrusaglie di plastica di cui non avremo mai bisogno – che molte edicole hanno dovuto includere nella loro offerta per sopravvivere. È uno specchio di noi: frivoli e seri, tutto in una volta.

Uno sguardo alla sua storia mostra che è sempre stato così. Per gran parte del 20° secolo, mentre si diffondevano nelle città grandi e piccole, le edicole sono servite come canale per informare ed educare gli italiani di tutte le classi ed età, ma anche per emozionarli, scioccarli e talvolta farli arrabbiare con la semplice esposizione di un titolo. Più di questo, sono diventate parte integrante del tessuto sociale dei nostri quartieri e, di conseguenza, delle nostre identità. Per molti, l’ edicola era un punto d’incontro e un regalo del weekend (da bambino, andare a prendere Topolino era spesso il momento clou della mia settimana), una fonte di evasione e la destinazione definitiva per sentire gli ultimi pettegolezzi dall’edicolante – che, in qualche modo, sapeva sempre tutto di tutti.

Dove ancora resistono, le edicole continuano a svolgere quel ruolo sociale oggi. A Garbatella, dove vivo, la mia edicola ha sempre un gruppetto di anziani che chiacchierano di questo e quello mentre comprano i loro giornali e la Settimana Enigmistica (Non sono ancora stato ammesso nel circolo, ma si può sempre sperare). Gli edicolante è in confidenza con la maggior parte dei suoi clienti, e non dimentica mai di tenere da parte Internazionale per l’anziana signora che vive da sola nell’edificio accanto al mio.

Adoro questa socievolezza e connessione umana – ecco perché trovo gli ultimi numeri sulle edicole a dir poco sconfortanti.

Secondo la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg), circa mille edicole chiudono in Italia ogni anno. Se vent’anni fa ce n’erano oltre 36 mila, oggi ne sono rimaste solo 11 mila, molte delle quali sono state convertite in edicole-bazar per rispondere alla crisi dei giornali cartacei, che negli ultimi 25 anni hanno perso oltre 5 milioni di copie vendute al giorno.

In altre parole: un tempo al centro dei nostri quartieri, le edicole sono ora una specie in via d’estinzione.

Suggerirei di dichiararle patrimonio nazionale. O, almeno, di ricominciare a prestare loro attenzione – che sia fermandosi a comprare il giornale del sabato o la rivista di moda mensile che seguiamo su Instagram ma di cui non teniamo in mano una copia fisica da secoli.

Non si sa mai cosa potrebbe succedere. Magari l’ edicolante potresti finire per imparare il tuo nome. Magari i vecchietti che vedi sempre chiacchierare ti saluteranno e ti coinvolgeranno nella loro conversazione. Magari ti verrà voglia di comprare non solo una rivista, ma un po’, perché la carta stampata non è morta, e leggere un bell’articolo al bar con un espresso è in realtà un modo tremendamente piacevole per far passare una mattinata tranquilla.

Non c’è da meravigliarsi che mio nonno lo facesse come rituale quotidiano.