Al liceo, ero perdutamente innamorata di un ragazzo più grande che avevo conosciuto a scuola di recitazione. Quando mi ha chiesto di uscire, mi sono presa una cotta pazzesca, e pensavo fosse lo stesso per lui. Ci incontravamo spesso vicino a un forte, con vista sul mare, sulla costa del Lazio per serate romantiche, e un pomeriggio mi ha chiesto di incontrarlo lì. Cotta com’ero, mi sono presentata con gli occhi a cuoricino. E proprio lì, nel bel mezzo del nostro posto dell’amore, mi ha mollata senza motivo. Scioccata, mi sono detta che, da attore, stava solo scherzando, provando qualche battuta. Ma quando ho capito che faceva sul serio, sono scappata via di corsa. Mi sono lanciata sul sedile del mio motorino, sono partita in fretta, ma non avevo fatto neanche due metri che ha iniziato a urlare “Olly, Olly, Olly!”
“Ecco”, ho pensato, “ci risiamo, il teatrante che fa il drammatico”. Ero sicura che stesse per dire che aveva fatto un errore. Invece, ha urlato: “Te ne vai senza casco!” Imbarazzata, sono scesa, ho preso il casco, me lo sono infilato in testa, e sono corsa subito dalle mie amiche a piangere. Loro, ovviamente, hanno riso – e ora lo faccio anch’io.
Dopo qualche mese, tra l’altro, è tornato da me. Ma l’ho rifiutato. A quel punto, stavo già con un altro, un bellissimo giocatore di basket senza una briciola di teatro nel sangue.