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Amore all'Italiana:

Trovare l’amore al di là dell’Italia

di Artemisia (donna, 30 anni)

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

I rapporti con gli italiani e gli italofili sono un mio rischio professionale. Troppi anni trascorsi a vagare per il Veneto per lavoro e poi scappare in Costiera Amalfitana per una dose di vitamina D significa che ho avuto la mia giusta dose di amore all’italiana. Mi sono abituata ai metodi italiani di flirtare, uscire insieme, amare e lasciarsi. Fidati, troppo spesso seguono lo stesso schema: passione, gelosia e dramma. Forse è colpa mia, ma quello che ho imparato da queste relazioni è che chi ha un legame con l’Italia sa davvero come amare, non importa come poi tutto finisce.

Questo mi è diventato evidente per la prima volta sei anni fa, quando sono quasi entrata in un appuntamento illecito con un uomo che avrebbe dovuto sposarsi entro un mese…non che a lui sembrasse importare. Nonostante la passione ribollente, non abbiamo portato nulla a termine, ma fino ad oggi rimangono affetto e un’amicizia genuina.

Allo stesso modo, i rapporti con colleghi esperti di italiano e cultura italiana hanno visto sconfinare il margine tra amore, intelletto e indifferenza. E a loro volta, le avventure con affascinanti fiorentini, milanesi e veronesi mi hanno fatta abituare al modo in cui gli uomini italiani hanno affinato l’arte del flirt.

C’era sempre una costante in tutti questi episodi: un comune amore per l’Italia. L’amore per il cibo italiano, la cultura, la lingua, l’arte, l’architettura. Non importava con chi mi legavo, seduta in un ristorante o bevendo spritz, le nostre relazioni tornevano così spesso a quel terreno comune del nostro affetti italiani condivisi. Per dirla semplicemente: l’Italia è stata la radice di tutte le mie storie d’amore.

Quello che alla fine ho capito è che non ero innamorata di tutti questi italiani e italofili, ma del legame con l’Italia che veniva facilitato tramite la loro presenza. Parli italiano? Vuoi visitare una misteriosa città italiana? Stai cercando un ristorante poco turistico? Ero pasta fresca nelle loro mani. Un italofilo innamorato degli italiani? Cosa potrebbe esserci di più di un cliché?

Ma da qualche parte lungo la strada, ho finalmente imparato a non amare “all’italiana”.

È iniziato con qualcosa di semplice come un Negroni. Era novembre 2021 ed ero appena tornata da tre mesi vissuti tra Venezia e Monaco, dove ogni giorno dopo il lavoro bevevo negroni in un bar Campari. Tornata a Londra, avevo sentito parlare per strada di un nuovo ristorante londinese dove i negroni erano forti come in Italia e venivano venduti a prezzi italiani.

È iniziato in modo abbastanza semplice: chiacchiere al bar su quanto fossero simili quei negroni rispetto a quelli bevuti a Venezia, seguite rapidamente dai luoghi che entrambi avevamo visitato in città (inevitabilmente gli stessi) a da che altro ci piaceva dell’Italia. Firenze è stata l’argomento decisivo; entrambi la consideravamo la nostra seconda casa italiana dopo Venezia. Seguirono altre visite da parte mia, principalmente per gli ottimi Negroni, ma anche per quell’atmosfera che non avevo trovato altrove a Londra.

Circa sei mesi dopo ci siamo resi conto che scambiare aneddoti rubati sull’Italia non era più sufficiente: dovevamo sederci insieme a un tavolo e scambiarci saggi invece di appunti sul nostro comune amore per l’Italia. Finalmente arrivò l’appuntamento e quel pranzo durò cinque ore. Quando me ne andai mi resi conto che nulla era finito: eravamo solo all’inizio. Seguì rapidamente un altro pranzo, poi una cena e beh, si può immaginare cosa accadde dopo.

All’inizio ci dicevamo che se avessimo finito le cose da dire ci saremmo separati. Ma quel giorno non è mai arrivato. Invece, abbiamo preso la decisione improvvisa di andare insieme a Venezia e poi abbiamo prolungato il viaggio per raggiungere Firenze. Abbiamo iniziato un gioco di abilità: chi conosceva il miglior bar o la migliore scorciatoia o la migliore passeggiata mattutina? Nelle tre settimane che abbiamo trascorso insieme in Italia, appena un mese dopo esserci incontrati, ci siamo resi conto molto rapidamente di una cosa: eravamo ugualmente innamorati l’uno dell’altro come lo eravamo dell’Italia. Allora si può dire che abbiamo visto l’Italia con gli stessi occhi.

Il nostro amore continua fino ad oggi – con almeno altri tre viaggi in Italia nei nostri diari – ed è molto più che un amore all’italiana: il mio amore per l’Italia per tutta la vita ha creato una porta per l’amore più genuino, un amore che si estende ben oltre i confini del paese a forma di stivale.