en
Cultura /
Cinema /
Viaggi /
Piemonte /
Torino

Torino sul set con Dario Argento

Non è una pura coincidenza che Dario Argento abbia scelto Torino come suo set.

Il mio lockdown è iniziato con una lunga serie di film horror e thriller italiani degli anni ’70, guardati nel buio e nel silenzio totale. Da grande fan dei film horror americani, mi sono reso conto che non avevo mai esplorato i loro omologhi italiani. Al centro di tutto c’erano i film di Dario Argento e la loro forte estetica; appena ho avuto l’occasione sono saltato su un treno per Torino – dove da giovane regista, Argento ha iniziato a esplorare la città. Ha camminato per le sue strade grigie e le segrete ville Liberty, innamorandosene e iniziando a concepire la maggior parte dei suoi copioni.

Il regista ha detto di Torino:

 

“La storia tra me e questa città è molto lunga. Cominciò moltissimi anni fa, quando mio padre dovette venire a Torino per un lavoro e scelse me, che ero il più grande dei figli, per accompagnarlo. Arrivammo di sera e attraversammo queste strade lucide di pioggia, con luci gialle che si riflettevano sulla pavimentazione, piazze grandissime e poche persone in giro. Fui rapito dallo spirito del luogo. E non intendo il trascendente, l’esoterico o il misterioso di cui tanto si parla. Ma lo spirito degli abitanti e dell’architettura, ogni angolo era diverso, un guazzabuglio di stili e influenze”.

“La storia tra me e questa città è molto lunga. È iniziata molti anni fa, quando mio padre dovette venire a Torino per lavoro e scelse me, che ero il figlio maggiore, per accompagnarlo. Arrivammo di sera e attraversammo queste strade lucide di pioggia, con luci gialle che si riflettevano sul pavimento, piazze enormi e poca gente in giro. Fui rapito dallo spirito del luogo. E non intendo il trascendente, l’esoterico o il misterioso di cui si parla tanto. Ma lo spirito degli abitanti e dell’architettura, ogni angolo era diverso, un miscuglio di stili e influenze.”

 

Torino è un posto surreale. Anche se Dario Argento non era affascinato dalle storie esoteriche, di sicuro ne ha respirato l’atmosfera. Infatti, Torino è una delle principali “città magiche” del mondo, insieme a Londra, Praga, Lione e San Francisco. Anche per le persone più razionali, queste città sono affascinanti e ipnotiche, si crede che assorbano energia bianca o nera come calamite geografiche sulla terra. Secondo l’esoterismo, Torino è il vertice di triangoli di energia sia bianca che nera ed è attraversata da due fiumi, il Po e la Dora, considerati due entità mistiche, una maschile e una femminile, che assorbono tutta la magia che arriva con l’acqua.

Non è un caso che Dario Argento abbia scelto Torino come suo set, storie di crimini di sangue e salvezza in bellissimi mostri architettonici. Il suo cinema è un perfetto catalizzatore per intellettuali, cinefili e amanti del mistero. Torino è un parco giochi di enigmi.

Scopriamone alcuni:

Se il tuo appetito richiede uno spuntino o una colazione tardiva, il Caffè Mulassano in Piazza Castello 15, dev’essere il posto. Il bar storico di 31 metri quadrati è stato scelto per una scena veloce nel film “4 Mosche di velluto grigio” (1971) dove il detective Arrosio incontra Roberto, il protagonista, e mangia “tramezzini”, i famosi panini italiani. Oh, questa non è una scelta casuale, perché il “tramezzino” è nato proprio qui! Prima dei tramezzini, il nome di Mulassano era legato anche a quello della famosa menta Sacco. Infatti, Amilcare Mulassano era anche il proprietario della distilleria che produceva questo famoso sciroppo, il che spiega perché c’è un’insegna Sacco dietro il bancone del Caffé. Assaggiamo il nostro tramezzino al tartufo e mascarpone e beviamo il Vermouth Mulassano color ambra mentre leggiamo dei prossimi posti.

A pochi passi dal Caffé Mulassano, entri nella Galleria Subalpina, un’attraente galleria coperta che evoca i “Passages” parigini punteggiati di negozi vintage. Nelle vicinanze troverai il Teatro Carignano, in Piazza Carignano 6, dove è stata girata “la scena del film da cui tutto è iniziato” – cioè la seduta di parapsicologia in “Profondo Rosso” (1975) dove una medium, Helga Ulmann, percepisce i pensieri “contorti, perversi, omicidi” di qualcuno tra il pubblico. E questo è solo l’inizio di questo capolavoro.

Continuando con “Profondo Rosso”, se non vuoi farti la mezz’ora di taxi per arrivare alla super suggestiva Villa Scott, fatti una passeggiata di 7 minuti fuori dal teatro e vai a trovare Piazza C.L.N. con una statua gigante del Po sulla sinistra. Questo è un altro posto chiave per Dario Argento, in una zona piena di ville storiche, un labirinto di capolavori architettonici sulle colline. La villa gialla, in Corso Giovanni Lanza 5, con finestre ad arco circondate da fiori e piante è nota anche come “Casa del bambino urlante”. La villa apparteneva alle Suore della Redenzione e al Collegio delle Fanciulle. Argento le ha mandate tutte in vacanza a Rimini per girare il film in pace con la musica dei Goblin.

A questo punto va detto che se vuoi davvero scoprire Torino, oltre a conoscere bene i film di Dario Argento, devi fare una deviazione nelle opere di due architetti di grande portata: Pietro Fenoglio e Carlo Mollino.

Pietro Fenoglio (1865 – 1927) era il “Maestro dello stile Liberty” e a volte neo-gotico. Un ingegnere che ha costruito diverse altre case segrete a Torino, per esempio la bellissima Villa Fenoglio-La Fleurs, in via Principi d’Acaja 11, Villino Raby, in Corso Francia 8, e la pittoresca Porta del Melograno in via Argentero 4. Se ti piacciono le porte strane e stregate, vai in Corso Francia 23, dove trovi la Casa dei Draghi, o in alternativa la porta del diavolo a Palazzo Trucchi di Levaldigi (via XX Settembre 40).

Carlo Mollino (1905 – 1973) era un genio in diversi campi e Torino vanta almeno tre dei suoi progetti architettonici. Il modo migliore per conoscere la sua vita e le sue opere è visitare la sua casa segreta a Torino, la casa che chiamava “una casa di riposo per guerrieri” sul Po. Così chiamata come un posto per accoglierlo nell’aldilà. L’edificio, in Via Napione 2, è un labirinto di specchi. Ogni stanza è piena di simboli, molti della cultura egizia, che Mollino diceva essere fondamentale per capire l’essenza stessa della vita. Mi ricordo chiaramente il pavimento in maiolica blu cobalto di Vietri e una grande conchiglia che invita a riflessioni iperuraniche sulla bellezza, come già avevano fatto Botticelli e la mitologia greca. In generale, c’è un’atmosfera soffusa, dove il silenzio parla, e tutti e quattro gli elementi, terra, aria, fuoco e acqua, si fondono in un unico microcosmo da esplorare.

Mollino ha anche supervisionato la ricostruzione del Teatro Regio, completamente distrutto da un incendio nella sua versione precedente del XVII secolo. Il nuovo look del teatro non è piaciuto a tutti ma è un gioiello di innovazione e avanguardia. L’ingresso è stato progettato con dodici porticine, con un’apertura oltre le porte su ogni lato. La maggior parte si aspettava di vedere specchi nell’apertura, ma siccome non c’erano specchi, la prima cosa che una persona vedeva entrando nel passaggio era un’altra persona che cercava uno specchio (magari per controllare velocemente il proprio outfit). La seconda cosa che vedevano era quello che sembrava il più grande armadio a vista di sempre. Un mare magnum di cappotti. Esilarante.

Se non ti piace il teatro e sei più attratto dai migliori spettacoli musicali, fatti un drink al Lutrario Le Roi Dancing, in via Stradella 8. Costruita e progettata da Mollino nel 1959, questa tradizionale sala da ballo italiana, “la balera”, è un antenato delle nostre discoteche. Il vortice di luci, mosaici, scale, il pianoforte rosa originale suonato da Fred Buscaglione… tutto questo testimonia l’eclettismo di un Carlo Mollino, unico nel suo genere.

E adesso, se non sei troppo stanco di ballare, c’è un film di Dario Argento, il primo girato a Torino, “Il Gatto a Nove Code” (1971) con un sacco di altri posti bellissimi da scovare nella notte.

Piazza Statuto

Questa è una delle piazze più importanti della città. Fermati davanti alla monumentale statua piramidale di rocce, dedicata all’inaugurazione del Traforo del Frejus (il tunnel che collega Francia e Italia). La statua rappresenta la vittoria del Genio Alato sui Titani. Per i positivisti è la vittoria della ragione sulla violenza, ma per gli occultisti questo è invece il cuore pulsante della magia nera, che rappresenta Lucifero, l’angelo cacciato dal paradiso.

Casa dell’Obelisco

Un bellissimo palazzo in stile liberty, immortalato in Piazza Crimea 2, conosciuto come “Casa dell’Obelisco” per l’obelisco nella piazza, ma famoso per le sue curve e il suo ingresso a forma di ostrica.

Concludiamo ora con un classico dell’orrore: il Cimitero Monumentale. Per i coraggiosi, una visita da non perdere. Che ne dici di passarci il prossimo Halloween?

Torino non ha più segreti per te.