Se avete mai visitato la Sicilia, sapete che è impossibile sfuggire alle Teste di Moro siciliane. O forse non siete mai stati sull’isola, ma vi siete concessi l’ultima stagione di “The White Lotus”, in cui queste teste di ceramica colorate fanno parte del cast insieme a personaggi come Aubrey Plaza, Theo James e Jennifer Coolidge.
Questi vasi a forma di testa sono onnipresenti in tutta la Sicilia: sono esposti negli hotel e nei ristoranti, appollaiati sui balconi dei locali e osservano i passanti dalle vetrine di ogni negozio. Le Teste di Moro sono piuttosto distinte, identificabili per i loro volti colorati e smaltati, per gli sguardi penetranti e per i copricapi unici, come corone ingioiellate o copricapi ornati.
Per comprendere queste teste, è necessaria una breve lezione di storia sui Mori e sul loro legame con la Sicilia. Il capoluogo siciliano, Palermo, è considerato la città più conquistata al mondo, e forse non è una sorpresa, vista la posizione dell’isola al centro del Mediterraneo. Provenienti dall’attuale Tunisia, gli invasori giunsero sulle coste della Sicilia intorno all’827 d.C. e dominarono per i successivi duecentocinquant’anni. Questi conquistatori furono chiamati “Mori”, un termine usato dagli europei per indicare sia i berberi e gli arabi del Nord Africa che quelli provenienti da altre parti dell’Africa e del Medio Oriente. Il termine andava oltre i confini religiosi e comprendeva una varietà di storie, geografie e ideologie: soprattutto, però, l’espressione si riferiva ai popoli “altri” che dominavano l’isola.
La grande popolarità di queste teste moresche in ceramica deriva da una leggenda che risale all’XI secolo, quando i Mori erano nel pieno della loro dominazione: una giovane e bella donna siciliana, con i capelli scuri come la notte e gli occhi azzurri come il golfo di Palermo, esce dal balcone per innaffiare le piante quando, abbassando lo sguardo, vede un giovane mercante Moro che la guarda. Colpo di fulmine, amore a prima vista, e i due iniziano un’ardente relazione. Quando per il mercante arriva il momento di tornare in Africa orientale, la giovane scopre che ha una moglie e dei figli che lo aspettano a casa. Infuriata per la gelosia, gli taglia la testa nel sonno e, volendo possederla per sempre, la usa come vaso nel suo giardino per coltivare il basilico. Innaffiando quotidianamente la pianta con le sue lacrime, l’erba cresce rigogliosa e vivace, attirando ben presto l’attenzione dei vicini. Desiderosi di ottenere lo stesso successo orticolo, iniziano a forgiare vasi di ceramica con le stesse caratteristiche della testa del Moro e ne nasce una nuova tradizione. Non c’è da stupirsi che “The White Lotus” abbia scelto queste Teste di Moro come oggetto di scena sullo schermo, presagendo la catastrofica infedeltà a venire.

Le teste dipinte a mano si trovano spesso in coppia, grazie a un’altra versione della leggenda: una ragazza siciliana di nobili origini e un giovane Moro si innamorano profondamente l’uno dell’altra, ma le rispettive famiglie vietano la storia d’amore e fanno decapitare la giovane coppia (la decapitazione era un tema comune in Sicilia; infatti, una delle opere più amate e influenti di Caravaggio, “La decapitazione di San Giovanni Battista” fu creata durante il suo esilio sull’isola. C’è persino una famosa strada a Palermo, Via de Decollati, o “Via dei Decapitati”, dove le teste mozzate venivano ammassate in piramidi e messe in mostra). Nonostante l’inquietante mitologia che li circonda, i vasi sono opere d’arte stupefacenti e floride. Ogni testa è diversa dall’altra: alcune sono ornate da limoni, melograni o da un bouquet di uva che circonda la corona; altre presentano fichi d’India, cactus o fiori. Le teste di ceramica maschili possono sfoggiare baffi e quelle femminili lunghe ciglia.
Le dimensioni e, è importante sottolinearlo, le tonalità della pelle possono variare. Le coppie maschili e femminili più comuni presentano teste esteticamente opposte: la donna ritratta con tratti più chiari e semplici, l’uomo con turbante e gioielli. Considerando la complessa storia dei Mori in Sicilia, è comprensibile che le Teste di Moro siano circondate da un po’ di controversie. Alcuni ritengono che il termine “moro” e i vasi stessi siano reliquie offensive, mentre altri sostengono che siano rappresentazioni simboliche della storia interculturale dell’isola. In ogni caso, dobbiamo tenere conto del fatto che le sfumature razziali di oggi sono molto diverse da quelle di allora, i Mori erano i potenti colonizzatori. A prescindere da quale sia il punto di vista, comunque, le Teste di Moro servono come potente promemoria: mai tradire una donna, tanto meno una siciliana.
Oltre alle teste di moro siciliane, le pigne hanno fatto un cameo in “The White Lotus” e si possono vedere sugli scaffali dei negozi di ceramica di tutta la Sicilia. Più che semplici decorazioni per la casa, queste pigne sono intrise di simbolismi del folklore siciliano. Antico simbolo di fertilità che si credeva portasse fortuna e abbondanza a tutti coloro che entravano in casa, queste pigne in ceramica sono un regalo abituale in Sicilia, soprattutto per le camere da letto degli sposi. Per secoli la pigna è stata utilizzata anche in ambito medicinale, poiché si credeva comunemente che polverizzando i pezzi della pigna si potessero curare malattie come febbre e mal di testa. Nel mondo spirituale, le pigne rappresentano il terzo occhio, ovvero lo stato di illuminazione.

L’arte di creare pigne è stata tramandata di generazione in generazione e molti artigiani le realizzano ancora oggi utilizzando metodi e materiali tradizionali come lo smalto, la vernice e l’argilla (l’abbondanza di argilla nella provincia di Caltagirone fa risalire le radici della Sicilia come protagonista della produzione di ceramica al II secolo a.C.). Tipicamente monocromatiche o con base in maiolica, le pigne, come le Teste di Moro, sono realizzate in una varietà di forme, dimensioni e colori.
“The White Lotus” ha stimolato un maggiore interesse per Taormina, in Sicilia, e ha reso le Teste di Moro e le pigne vere e proprie star dello schermo. E dopo aver visto il destino dei nostri beniamini della serie, ascolteremo in modo diverso l’avvertimento di Daphne. D’altronde, un po’ di concime in più per il basilico ci farebbe sempre comodo: la pasta alla norma non si guarnisce da sola.