Lama degli Ulivi
In uno scenario naturale suggestivo che si sviluppa all’interno di una lama, chiamata “lama” in italiano (un caratteristico solco erosivo scavato nel tempo dal passaggio dell’acqua e inciso nel gradino murgiano) si trova un eden botanico chiamato Lama degli Ulivi, concepito come un vivaio di piante mediterranee, che si trovano tra burroni rocciosi, antichi muretti a secco e insediamenti rupestri. Su una superficie di tre ettari, caratterizzata da diverse esposizioni e microclimi e da una vera e propria foresta di ulivi millenari, il giardino ospita oltre 2.000 specie (sia autoctone che esotiche) che sono state piantate in un periodo di vent’anni. Un’accurata selezione botanica accompagna i visitatori dalle forme più rigide e scultoree di Agavi, Palme e Yucche, a quelle morbide di Cisti, Malvacee e Salvia, con un’attenzione che si manifesta anche nella sapiente combinazione di colori, che va dai tenui arancioni ai rosa, dai gialli ai blu. Le diverse varietà di piante del mondo convivono in perfetta armonia, intrecciandosi e fiorendo insieme. La lama è piena di grotte e conserva anche due chiese rupestri con affreschi, datati tra il 1000 e il 1200 d.C., opera di monaci fuggiti dall’Impero Ottomano durante la lunga persecuzione cristiana, insediatisi in queste zone e che trasformarono le grotte preesistenti in luoghi di culto. La Lama raggiunge quasi la costa salata battuta dal vento, e lì, i fiori bianchi dei capperi, esplodono come minuscoli fuochi d’artificio.



Masseria Amastuola
Il secondo giardino è opera del noto architetto paesaggista spagnolo Fernando Caruncho, che ha ridisegnato l’intero scenario della Tenuta di Amastuola. Ha recuperato 1500 ulivi secolari, salvandoli dall’abbandono o peggio – dalla legna da ardere – e li ha trapiantati, riposizionandoli lungo l’ingresso della Masseria e tra i vigneti. Molti di essi ora fiancheggiano il lungo viale d’ingresso e, messi fianco a fianco, creano una specie di muro argentato che si compone e si scompone insieme al vento. Ma l’ingresso è solo la punta dell’iceberg: Masseria Amastuola ospita quello che probabilmente è il vigneto-giardino più bello del mondo, dato che Caruncho ha progettato e pianificato 100 ettari di filari ondulati di viti lunghi 3km, concepiti come un giardino in cui perdersi, fermandosi di tanto in tanto nelle oasi che ha creato all’interno, 24 isole posizionate organicamente su tutta la superficie del vigneto e lungo le strade storiche della Masseria, circondate da cipressi e dagli ulivi secolari trapiantati. I più vecchi hanno circa 800 anni e sono tutte sculture di legno vivente. I dorsi delle viti disegnano onde armoniche e parallele che si susseguono e che sono state definite, dall’autore, come “onde del tempo che hanno attraversato questo luogo sin da epoche antiche”. Salendo verso la fattoria, la prospettiva completa si apre gradualmente sui vigneti, che sembrano muoversi mentre avanzi, formando effetti chiaroscurali con gli ulivi. Tutto intorno, il manto erboso cambia colore a seconda delle stagioni e si intreccia con l’angolarità dei tipici muretti a secco. Disegnare il paesaggio per Caruncho equivale a cercare il suo ordine profondo. Se lo spazio e il tempo sono due parametri importanti del suo lavoro, la geometria è il mezzo per esprimerli, attraverso il quale mettere in relazione architettura, paesaggio e cielo l’uno con l’altro.



La Cutura
La Cutura, un’antica tenuta di campagna costruita nello stile rurale classico della fine del XIX secolo, è oggi un rinomato giardino botanico che si estende per 35 ettari e ospita una delle più ricche collezioni di piante succulente e tropicali rare. Un paradiso nato dalla pietra (Cutura, dalla parola “cute” in italiano che significa pelle ma nel dialetto locale sinonimo di pietra), il giardino è un unicum in Italia, un luogo di conoscenza e ricreazione ricco di flora dove piacere e natura si fondono in armonia in un trionfo di profumi e colori. Seguendo un percorso botanico lungo i viali di rose, giardini di piante aromatiche e un’aiuola di piante mediterranee e medicinali, tra lo stagno di papiro che raccoglie l’acqua piovana e ospita ninfee, bambù, giacinti d’acqua, iris dai fiori gialli, passando per il giardino roccioso, attraverso l’agrumeto e il bosco di lecci (uno dei pochi rimasti nel Salento), si arriva all’imponente serra di 1000 metri quadrati dove sono raccolte e catalogate oltre 2000 esemplari di piante succulente di varie origini, preziose per rarità, tipo e dimensioni. La serra, fiore all’occhiello del giardino, è nata dalla passione di Salvatore Cezzi per le succulente, che durante i suoi viaggi giovanili ha avuto l’opportunità di ottenere un gran numero di esemplari di varie origini. La tenuta vanta anche un giardino all’italiana, con aiuole disposte geometricamente decorate con bosso topiario, il “giardino dei semplici”, con piante medicinali ad uso terapeutico, il roseto, con la sua collezione di rose antiche e moderne e l’inebriante profumo delle rose damascene e, ultimo ma non meno importante, il giardino segreto, costruito all’interno di una suggestiva cava di pietra, che ospita felci arboree e piante di origine subtropicale.


