Per quanto affascinante e cinematografica possa essere, l’Italia è troppo spesso oggetto di stereotipi stanchi sullo schermo (una cosa di cui abbiamo parlato a lungo qui). Pensa ai film più recenti – di solito americani – ambientati nel Bel Paese, e non potrai fare a meno di notare una serie di schemi prevedibili che emergono: romance sdolcinato e mascolinità sexy; gesticolazione esagerata e coppole; pizza e spaghetti come unico cibo che gli italiani sembrano mangiare; e ristoranti con tavoli coperti solo da tovaglie a quadretti.
Insomma: ci sono un sacco di brutti film sul nostro amato paese.
Per fortuna, però, ce ne sono anche tanti di grandiosi. E indovina un po’? Nessuno di questi parla di versioni stereotipate dello Stivale, damigelle in pericolo, o celebrate in modo cringe pizza, pasta e babà.
Con storie sottili e personaggi complessi, sfondi mozzafiato e trame intelligenti, queste opere offrono invece momenti sullo schermo indimenticabili e un escapismo evocativo, mostrando l’Italia per quello che è: un posto bellissimo, sfaccettato e contraddittorio.
Ecco una lista di sette film che ci piacciono particolarmente. Non abbiamo incluso i classici – già sai che La Dolce Vita, Rocco e i suoi Fratelli e Ladri di Biciclette sono alcuni dei film più grandi mai realizzati – ma abbiamo optato invece per piccole gemme a cui continuiamo a tornare. Aggiungili alla tua lista da guardare, e preparati a farti trasportare – senza pasta o mandolini coinvolti.
Nuovo Cinema Paradiso (1988)
Ambientato nel nord-ovest della Sicilia (anche se il villaggio di Giancaldo è in realtà fittizio), Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore è troppe cose per contarle: uno spaccato straziante della vita in una piccola città nell’Italia del dopoguerra, un omaggio alla magia del cinema, e una storia piena di nostalgia sull’infanzia e l’amicizia. Salvatore (Jacques Perrin), un famoso regista, torna nel suo paese natale per il funerale del proiezionista del cinema locale, Alfredo (Philippe Noiret), e inizia a ricordare il suo passato in una serie di flashback. Da bambino (Salvatore Cascio), il regista ha stretto un legame inaspettato e che gli ha cambiato la vita con il vecchio proiezionista, che lavorava nella cabina di proiezione del loro borgo, dove i film venivano censurati dal prete locale e il cui interno era progettato per sembrare una chiesa. Lo vediamo imparare ad innamorarsi del cinema, ma anche fare della cabina la sua casa lontano da una casa indifferente.
Dal ruolo della religione nel sud al senso di cameratismo che emerge tra gli spettatori del cinema mentre si mettono in fila fedelmente notte dopo notte per vedere i film, Nuovo Cinema Paradiso sembra autentico, anche se a volte un po’ troppo melodrammatico, nel modo in cui ritrae un periodo e un luogo specifici della storia italiana, e i personaggi che lo abitano. Soprattutto, osa far sognare il pubblico, senza ricadere in tropi triti.
La Grande Bellezza (2013)
Una lettera d’amore a Roma, il premio Oscar La Grande Bellezza è un puro sovraccarico sensoriale di bellezza e ricchezza, decadenza e languore. Mostra la Città Eterna in tutto il suo splendore grazie a una fotografia straordinaria, evocando il suo fascino in modi che pochi altri film hanno mai eguagliato – ma il film mostra anche la bruttezza della capitale (le feste rumorose, sfacciate e alla fine vuote che punteggiano il film; un medico del botox in un palazzo rinascimentale, che viene trattato dai suoi pazienti come se fosse la reincarnazione di Michelangelo; un scomodo intermezzo di performance art che serve come satira sociale per il vuoto dei ricchi).
Toni Servillo interpreta Jep Gambardella, un uomo di mondo che invecchia al centro della vita notturna alla moda di Roma e uno scrittore che in realtà non scrive. È famoso per aver pubblicato un romanzo promettente nei suoi vent’anni, ma, più di questo, per conoscere tutti quelli che contano. A 65 anni, è contento di sé fino a quando un evento inaspettato lo fa guardare indietro a tutto ciò che ha amato e a tutto ciò che ha sprecato, e chiedersi se c’è di più nella vita di quello che già conosce.
Oltre ai tanti personaggi fantastici che popolano il mondo di Jep, le battute argute sull’arte, la bellezza e la cultura, e la sfilza di idee avvincenti sparse in tutto il film, quello che ci piace di questa particolare opera di Paolo Sorrentino è il modo in cui dipinge Roma come fatto e fantasia– un luogo di potere religioso e imprese criminali, storia e corruzione. È una rappresentazione onesta e senza fronzoli – una cosa che non si vede spesso sullo schermo.

Il Postino (1994)
Un piccolo film dal cuore d’oro con profondità di vasta portata, Il Postino è un dolce racconto di destino, amore, amicizia e poesia che risulta ingegnoso ed emozionante oggi come quando è uscito quasi 30 anni fa. Ambientato in un luogo non specificato – le riprese sono state in realtà divise tra la splendida Salina, nelle Eolie, e la super pittoresca Procida, la minuscola isola del Golfo di Napoli – il film racconta la storia dell’umile Mario (il grande Massimo Troisi), la cui vita su un’incantevole isola italiana cambia quando il postino locale lo assume per consegnare la posta alla casa di un nuovo arrivato, il poeta cubano esiliato Pablo Neruda (Philippe Noiret). Mario si appassiona a Neruda, e i due sviluppano un’amicizia che lascerà per sempre un’impressione sul timido postino.
Gli sfondi mozzafiato; la rappresentazione sfumata dell’umanità grazie a performance molto naturali e appassionate; e le osservazioni sorprendentemente perspicaci del Mario “incolto”, come “tutto il mondo è una metafora di qualcosa”, fanno de Il Postino un film affascinante che non ti stancherai mai di rivedere – e dal quale sarai incantato – più e più volte.

Chiamami col tuo nome (2017)
È l’estate del 1983, e il diciassettenne Elio Perlman (Timothée Chalamet) sta passando le giornate con la sua famiglia nella loro villa del XVII secolo “da qualche parte nel nord Italia” (in Lombardia, per essere precisi). Lì incontra Oliver (Armie Hammer), un affascinante dottorando che lavora come stagista per suo padre. All’inizio, i due sembrano completamente diversi, ma alla fine sboccia tra loro una storia d’amore che cambierà le loro vite.
Una storia di formazione raccontata con potente intimità dal regista Luca Guadagnino, il film brilla non solo per la sua rappresentazione del giovane amore e della scoperta sensuale, ma anche per come cattura la rigogliosità di un’estate italiana perfetta, anche se fugace: i cieli caldi e le brezze gentili, le strade fiancheggiate da alberi e i raggi di sole. Aggiungi a questo la Villa Albergoni del XVII secolo dove è ambientato il film e le tante affascinanti location che appaiono durante il film – la Piazza del Duomo di Crema, dove i due hanno la loro prima conversazione, il Fontanile Quarantina, dove vanno a nuotare dopo una lunga pedalata, e le Cascate del Serio, la cascata dove fanno un’escursione nei loro ultimi giorni – e capisci perché è così facile lasciarsi trasportare. Ah, e abbiamo menzionato la fantastica colonna sonora che non ricorre a canzoni trite come “Bella Ciao”, ma mette in evidenza invece un gruppo di artisti indie?
È stata la mano di Dio (2021)
Il film del regista Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio è una storia di formazione semi-autobiografica ambientata nella sua città natale, Napoli, durante gli anni ’80, quando la città era affascinata (e piena di speranza) per l’arrivo di Diego Maradona nella squadra del Napoli. The film beautifully captures the gritty realism and the faded grandeur of the city, in a way that’s similar to how the director’s La Grande Bellezza ha mostrato Roma. Ci sono molte scene in cui non succede veramente nulla e l’attenzione è più sui personaggi e su ciò che li circonda piuttosto che sulla trama – zia Patrizia che si stende nuda sul ponte di una barca, una matriarca irascibile con un cappotto di pelliccia che morde una palla di mozzarella come se fosse l’unica cosa che conta al mondo –ma sono proprio quei momenti che rendono questo un film straordinariamente intimo, molto più ricco ed espressivo di molti altri drammi più commerciali. Non è un film perfetto, ma come ha scritto una recensione sul giornale britannico The Independent ha riassunto perfettamente “qualunque cosa tu pensi de La mano di Dio, alla fine starai cercando su Google biglietti di sola andata per Napoli.”

Piazza del Plebiscito, Naples
Il Gattopardo (1963)
Un sontuoso dramma storico realizzato con un budget colossale (per l’epoca) e con la scena del ballo più indulgente mai filmata (dura 45 minuti), il Il Gattopardo di Luchino Visconti non è solo un capolavoro cinematografico, ma uno dei film più riusciti nel catturare i tempi che cambiano e la struttura sociale dell’Italia di fine XIX secolo, per non parlare della Sicilia in tutto il suo splendore e il suo paesaggio selvaggio. La trama segue fedelmente il libro omonimo di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa (una delle più grandi opere letterarie italiane del XX secolo), raccontando la storia di una famiglia aristocratica siciliana che si adatta ai radicali cambiamenti sociali che minano il loro stile di vita mentre le truppe di Garibaldi iniziano l’unificazione dell’Italia negli anni ’60 dell’Ottocento. Lungo il percorso, ritrae il passaggio dal feudalesimo alla modernità; la caduta dell’élite e l’ascesa della classe media; e la rottura con le tradizioni per garantire la continuità della propria influenza (solo per citare alcuni dei suoi temi!). Nonostante sia stato un momento chiave della storia del paese a forma di stivale, l’unificazione dell’Italia ha difficilmente trovato lo spazio giusto sullo schermo, e Il Gattopardo è una splendida e sontuosa eccezione.