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Storie dalle Alpi Piemontesi Meridionali

Contrabbandieri di Acciughe, Partigiani della Seconda Guerra Mondiale e Migrazione Moderna

La Valle Maira, però, è una di quelle bellezze timide che solo pochi conoscono.”

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Un muro di rocce, una corona di cime non troppo innevate che bucano il cielo, a volte trafiggendo le nuvole. Ecco come appaiono le Alpi quando le guardi dalla pianura: metà minacciose, metà protettive, sicuramente inamovibili e infrangibili. Un confine chiaro dietro il quale, nel mio caso, c’è la Francia.

Le montagne del Piemonte meridionale, quelle delle province di Cuneo e Torino, sono quelle con cui sono cresciuto, spesso guardandole come se fossero uno screensaver, ogni tanto prendendomi la briga di andarle a conoscere più da vicino. E così è stato che quelle montagne, quasi astratte nella loro grandezza, hanno iniziato a frammentarsi in campi fioriti brulicanti di farfalle, pascoli in cui mucche e i loro campanacci dondolano pigramente, terreni sassosi che nascondono vipere al sole, i richiami acuti delle marmotte e il gorgoglio dei ruscelli in cerca di un lago nero e ghiacciato.

Soprattutto, più ci si addentra nelle Alpi, più ci si rende conto che non sono un muro, ma un groviglio di sentieri, e che questi sentieri sono anche fili attraverso i secoli, ricamando quello che è, alla fine, una coperta che avvolge questi luoghi di storie.

Photo by Katarina Marsiglio

Valli Nascoste, Gioielli Nascosti: Come Vivere i Sentieri da Turista

Questo angolo remoto del sud-ovest italiano, con valli verdi e selvagge, è bello quanto poco conosciuto e poco sfruttato a fini turistici. Non ha la vocazione turistica innata del Trentino o il glamour di Courmayeur e Cortina.

La Valle Maira, però, è una di quelle bellezze timide che solo pochi conoscono. Ma qui puoi fare trekking tra larici secolari, fermandoti in una foresta dove l’ombra diventa improvvisamente più fitta, più fresca. Puoi metterti in viaggio per adorare un’opera d’arte che ispirerà il tuo lato più mistico: i dipinti del 1493 di Hans Clemer nella meravigliosa chiesa romanica di Santa Maria Assunta di Elva. Questo capolavoro è valso al pittore fiammingo il titolo di “Maestro di Elva”, sebbene le sue opere si trovino in tutta la valle. Anche se la maggior parte dei suoi affreschi si trova a Saluzzo, all’epoca capitale del Marchesato, è in questa remota chiesa che la sua Crocifissione e le scene della vita di Maria diventano particolarmente celestiali a contatto con la natura. Qui, i minuscoli vicoli del centro si aprono sull’anfiteatro alpino delle Alpi Cozie, con il Pelvo d’Elva che trionfa dai suoi 3.064 metri di altezza. Dopo aver ammirato i capolavori di Clemer, segui uno dei tanti sentieri di montagna, di nuovo pronto a snodarsi tra le frazioni meno conosciute della valle.

Oltre ai sentieri, c’è un’intera strada che puoi seguire per riprendere un filo di questa matassa di racconti di montagna: la Via del Sale. Anche se è chiamata “strada”, la Via del Sale è un sentiero completamente sterrato, tra i 1.800 e i 2.100 metri sul livello del mare, che segue lo spartiacque alpino lungo il confine franco-italiano, attraversando audaci passi alpini e tornanti da Limone Piemonte, in provincia di Cuneo, a Ventimiglia, in Liguria. Questi 30 chilometri sono meglio percorribili in estate, a piedi o in bicicletta. Dovresti tenere gli occhi ben aperti, soprattutto nei tratti in cui le valli si aprono improvvisamente a rivelare gole che hanno ospitato eserciti e popolazioni nel corso dei secoli, ma anche se decidessi di seguire la strada a occhi chiusi, saresti comunque in grado di percepire il cambiamento del paesaggio. Sentiresti l’aria diventare prima frizzante e nevosa e poi sempre più accogliente, carica del profumo pungente dei pini e addolcita dal trionfo di bouquet che ricoprono le Alpi Marittime. (Partire dalle Alpi Marittime e arrivare al mare significa che vorrai sia scarponi da trekking che un costume da bagno.)

Photo courtesy of Katarina Marisglio

Sale, Acciughe e Contrabbandieri: L’Economia Segreta delle Valli

Ora che hai goduto del paesaggio, ti posso raccontare cosa nascondono questi sentieri. O cercavano di nascondere.

Fin dal Medioevo, i villici più poveri delle valli temevano l’inverno. Non c’era molto da fare, se non condividere il calore delle stalle con gli animali e arrangiarsi con quel poco cibo che avevano. Una buona alternativa, però, era il contrabbando di sale, una merce preziosa, che andavano a prendere sulle coste francesi e portavano lungo la Via del Sale nascosta nelle bisacce degli asini, i cristalli coperti di acciughe – piccole, economiche e di lunga durata. (Ecco perché, tra l’altro, la cucina piemontese è ricca di piatti con il pesce, anche se il Piemonte è una delle poche regioni dell’Italia senza sbocco sul mare).

Ben presto, furono le acciughe stesse a diventare una merce, e la gente della Valle Maira ne fece un vero e proprio business. Erano chiamati gli ” acciugai“. Dall’800 alla prima metà del ‘900, quando arrivava l’inverno, gli uomini scendevano in Liguria, compravano le acciughe e le salavano in barili costruiti ad hoc dai mastri bottai di Albaretto, Celle e Marmora. (Questi artigiani erano chiamati “cibriers” e si specializzavano nella creazione di barili, tini, zangole e presse.) Con pesanti carri di legno, gli acciugai iniziavano il loro pellegrinaggio prima in Piemonte, poi in Lombardia, Emilia e Veneto, vendendo il pesce conservato con il riconoscibile grido di “anciuìe, anciuìe.

La ricchezza, però, rimaneva lontana dalle valli, perché i mercanti e gli artigiani più facoltosi spesso lasciavano la valle per stabilirsi a Saluzzo, il centro del Marchesato e il punto di raccolta della ricchezza locale. Quindi, cosa poteva fare la gente della valle se non emigrare nella vicina Francia? Seguivano sempre i sentieri che conoscevano così bene, che riportavano storie di prosperità dalla Costa Azzurra e di una vita in cui la fame non era un problema.

With heavy wooden wagons, the acciugai would begin their pilgrimage first to Piedmont, then to Lombardy, Emilia, and Veneto, selling the preserved fish with the recognizable cry of "anciuìe, anciuìe."

Guerra sulle Vette: La Resistenza Partigiana

Poi è arrivata la Seconda Guerra Mondiale; non si può parlare delle Alpi piemontesi senza fare riferimento alla guerra. Dopotutto, durante le tue passeggiate, ti imbatterai sicuramente in forti, cannoni e memoriali in ricordo dei Partigiani: giovani che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, si sono riuniti in brigate di resistenza per combattere l’annientamento da parte della Germania nazista, usando ogni angolo e fessura nella ruvidezza dei boschi che conoscevano così bene per nascondersi e tendere imboscate. Se ti interessa, puoi incontrare le storie di questi ragazzi nei tanti musei a loro dedicati lungo i sentieri che arrivano fino alle Langhe. Ma per isolarti tra le cime e il cielo e capire meglio la spinta libertaria della loro motivazione, fai un salto a Paraloup, una frazione della Valle Stura a 1.360 metri, dove circa 200 giovani partigiani scendevano a valle per combattere per la liberazione. Qui la Fondazione Nuto Revelli mantiene viva la memoria di Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco, Giorgio Bocca e Nuto Revelli e offre attività culturali, mostre e teatro.

Nuovi Viaggi, Vecchi Sentieri: La Migrazione Moderna

Se pensavi di fare una tranquilla escursione nella natura in Piemonte, ora ti sarai reso conto che ogni pietra su cui metti il piede rischia di farti scivolare nelle pieghe della storia. La feroce ironia delle montagne, però, non finisce qui. Quelle pietre, infatti, tornano a minacciare ad ogni nuova grande ondata di migranti. Il profumo del mare di Lampedusa qui sembra lontano, ma c’è un filo diretto tra chi arriva sull’isola siciliana e chi si ritrova qui, imbragato in abiti di fortuna, cercando, ancora una volta, di raggiungere la Francia per una vita migliore.

Questi sentieri rimangono ancora una via di fuga per chi cerca un futuro migliore nell’Europa del Nord. Purtroppo, non sono diventati più sicuri. Dal 2015 al 2023, 50 migranti hanno perso la vita ai confini franco-italiani. La mancanza di attrezzature e conoscenze, la scelta di partire anche in inverno o al buio per sfuggire ai controlli sempre più serrati della polizia francese, fa sì che questi pochi chilometri che collegano la Francia all’Italia diventino un’altra tappa pericolosa di un viaggio già ad alto rischio.

Dopotutto, in una presunta Europa senza frontiere, è proprio su queste montagne che la Francia, dal 2015, ha fatto la scelta unilaterale di revocare la zona Schengen. I controlli estesi sui treni e sui sentieri, tuttavia, rendono solo l’impresa più pericolosa, ma secondo Euro News, quasi il 90% dei migranti alla fine riesce nel suo intento, rischiando molto di più.

Incontrerai questi nuovi migranti principalmente in Val di Susa, dove da Claviere, un paese di 200 abitanti nell’area metropolitana di Torino, cercano di raggiungere Montgenèvre, il primo paese delle stesse dimensioni oltre il confine. Siamo a più di 1.800 metri sul livello del mare, 5 km in linea d’aria, ma decisamente di più tra i boschi. O, ancora, a Ventimiglia, dove termina la Via del Sale. Qui, però, il sindaco Flavio Di Muro della Lega ha dato il via all’operazione “Strade Sicure” a gennaio, che ha visto lo sgombero dei migranti da alcuni edifici occupati, concentrandosi sul “decoro” della città balneare e non sulla sicurezza dei popoli migranti, con la scusa che sono di passaggio e non hanno intenzione di integrarsi. Taser invece di rifugi.

I più fortunati riusciranno, nonostante tutto, a trovare un sentiero spianato, una giornata di sole o addirittura un patio accogliente, come quello di Cédric Herrou, un contadino e attivista francese processato per aver aiutato 250 migranti ad attraversare il confine su quella che viene chiamata la “ferrovia sotterranea francese”.

Perché le montagne sono severe e minacciose, ma a volte sanno accogliere nelle loro pieghe i viaggiatori che le attraversano con rispetto, con gli stessi sogni e paure, secolo dopo secolo.

Monti della Luna in Claviere; Photo by Giuliofrr - Own work, CC BY-SA 4.0

Santa Maria Assunta di Elva

la Via del Sale

Fondazione Nuto Revelli