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Spiando una sciura: le originali star dello street-style milanese

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“Ma come si può essere sicuri che la sciura che si pensa sia una sciura sia davvero una sciura?”

Nelle parole di Tom Jones e altri: “Ha stile, ha grazia, è una vincente. È una signora…”. In effetti, le amate sciure di Milano – le casalinghe “d’élite” della città, vestite in modo impeccabile e con un portamento altèro, di una certa generazione – sono le vere “vincitrici” della società. Queste donne milanesi, “regine del Pavé” non ufficiali (o forse ufficiali), danno il tono a determinati quartieri – quelli in cui hanno risieduto per la maggior parte della loro vita adulta – decorando con la loro caratteristica aria di grandeur senza sforzo e con delicate zaffate di mughetto, zone come Via Brera e Piazza Sant’Ambrogio.

Durante la loro permanenza sulla terra, gli sciure hanno accumulato un numero impressionante di aperitivi al Bar Basso, di prove private di alta moda in Via Montenapoleone, di galà di beneficenza e di chiacchierate nei salotti dei vicini. Ora hanno raggiunto un punto della vita in cui possono scegliere le loro preoccupazioni con la stessa cura con cui scelgono una borsa della nuova stagione o un mignon di Marchesi. Secondo alcuni, infatti, il successo finale nella vita assomiglia a… una sciura.

Secondo molti, infatti, le sciure di Milano sono proprio in cima alla lista dei tesori nazionali italiani, incastonate tra le Dolomiti e l’Ultima Cena di Da Vinci, di cui, confermeranno con tutto il cuore, è necessario stiparsi in una camera stagna per vederne i resti spettrali quando si visita la loro città natale. Adornate con il cachemire di Loro Piana e le perle (indossate all’ultimo momento perché il girocollo di Buccellati non andava bene) passeggiano la domenica lungo le loro amate strade, sorridendo quando ricordano il vero significato della frase “Milano da bere”. Sono tesori nazionali tutti nel loro genere.

Ma come si può essere sicuri che la sciura che si pensa sia una sciura sia davvero una sciura? Come comuni mortali e appassionati ammiratori della sciura milanese, sembra che ci siano alcuni “criteri” che la collocano in questa sfera sociale d’élite e le conferiscono questo titolo. Anche se, va detto, probabilmente non si riferirebbe mai a se stessa come tale né batterebbe ciglio di fronte a qualsiasi analisi, critica o ammirazione “esterna” della sua statura e del suo stile di vita perché, per lei, è semplicemente la vita e Milano è semplicemente casa. Account Instagram con centinaia di migliaia di follower dedicati esclusivamente a documentare e ad adorare lo stile delle sciure?… “Eh? Ma perché?”, ha osservato una sciura – scrutando l’orizzonte con sguardo perplesso – quando le è stato chiesto della fama che non sapeva di avere là fuori, nello strano etere dei social media. 

Così vi siete vestiti con il vostro nuovo trench e le vostre brogue di vernice argentata e siete usciti per le strade di Milano pensando di essere piuttosto chic. Questo, naturalmente, fino a quando non passate davanti a una sciura e vi rendete conto che avete ancora molta strada da fare, sotto molti punti di vista. Le parole “sciura” e “stile” sono spesso usate nello stesso modo, e questo riflette l’idea che, a detta di molti, la sciura è l’incarnazione del gusto classico milanese. Una sciura sembra avere un senso innato per la cura e il vestire che fa parte della sua identità fin dalla nascita, alimentato dal fatto che è diventata donna in un’epoca in cui l’eleganza e la raffinatezza regnavano in tutte le questioni di stile, decoro e condotta sociale generale.

Probabilmente ricorda ancora l’emozione di vedere Gucci iniziare a stampare il suo monogramma GG sulle borse di tela all’inizio degli anni Sessanta. Probabilmente indossa ancora la sua sciarpa con stampa Flora che ha debuttato nella prima collezione prêt-à-porter della maison nell’81, e che ha acquistato in fretta e furia all’epoca. E non dimenticherà mai le farfalle nella pancia quando indossò quel foulard nei suoi primi appuntamenti in città con l’affascinante Mr. Sciur, quando erano entrambi appena adolescenti. Sa cosa si prova con la pura seta di Como e sa anche che non c’è certo bisogno di “occasioni” per indossarla: una sosta alla panetteria all’angolo per uno spuntino a base di pizzette, una seduta al sole nel Parco Sempione, una passeggiata in cortile per controllare la posta. Si può dire che le sciure  abbiano inventato lo “streetstyle” prima che lo “streetstyle” si inventasse a Milano. Sono le guardiane dello stile della città, che alzano il livello semplicemente vestendo, ed essendo, esattamente come sono. Influencer della moda, fatevi gentilmente da parte.

Dove è più probabile avvistare una sciura a Milano? Se potete definirvi vicini di casa di una sciura, siete capitati in una zona piuttosto privilegiata della città. Ammirate per strada (spesso in coppia o in trio, la sicurezza è nel numero…) nei loro blazer doppiopetto sartoriali e nelle loro montature Prada oversize, a volte con un compatto compagno canino, sono le abitanti dei quartieri della “Milano storica” vicino al centro, tra cui Brera, Sant’Ambrogio, Porta Venezia e simili. Se una sciura avanza verso di voi con il suo Cavoodle e non c’è spazio per entrambi sul marciapiede, ovviamente toglietevi di mezzo senza indugio. Come già detto, è la regina del Pavé, o marciapiede.

A sicura enjoying a spritz and a cigarette at noon at Pasticceria Sissi

È probabile che la sciura venga avvistata anche in alcuni dei bar, delle pasticcerie e dei nascondigli più amati della città, dove da anni si affollano gli amanti dello stile locale. Il cappuccino mattutino e la brioche alla marmellata alla “Pasticceria Cucchi”, magari un pranzo leggero al “Sant Ambroeus” o al “LùBar” dopo un incontro con un mecenate alla Galleria d’Arte Moderna, una passeggiata nei giardini di Villa Necchi per prendere un po’ d’aria fresca… ma mai tutto nello stesso giorno, non sia mai! Le sciure conoscono a menadito i segreti che si nascondono tra le pareti e le cornici dorate di locali storici come il “Bar Basso” e il “Camparino” in Galleria. Hanno assistito, con un misto di divertimento e trepidazione, alla trasformazione di queste istituzioni da luoghi di ritrovo locali a mete turistiche iconiche della loro città. Hanno assaggiato la loro buona dose di risotti profumati allo zafferano e al burro per distinguere quelli veri da quelli falsi, e hanno semplicemente perso il conto di quante volte hanno fissato con stupore il lampadario a 300 lampadine del “Teatro alla Scala” alla prima dell’opera e del balletto.

Milano, il parco giochi di una sciura, la sua casa.

Esistono sciure in altre città italiane? Certo, le donne benestanti di una generazione precedente che ci fanno vergognare con i loro abiti curati ad arte, l’aura da capogiro e l’incomparabile nonchalance sono certamente avvistate in molte città italiane. Ma una sciura, nel vero senso della parola, la si trova solo a Milano. La parola “sciura” significa letteralmente “signora” nel tradizionale dialetto lombardo, ed è connaturata all’anima e allo splendore della città. Ha vissuto la sua trasformazione da polo industriale italiano a esuberante metropoli internazionale e mecca dello stile che vede orde di visitatori, benvenuti e non, arrivare durante tutto l’anno. E ora, in questa felice fase della vita in cui quegli anni “sul campo” trascorsi a crescere figli, viaggi internazionali regolari e lezioni settimanali di ballo swing potrebbero essere finiti, probabilmente ci sono poche prospettive più attraenti per una sciura che vestirsi con una pelliccia di visone, seduta davanti al suo locale preferito, sorseggiando un cappuccio (con una leggera spolverata di cannella il lunedì e mercoledì, cacao il martedì e giovedì) osservando il mondo che passa.

Lunga vita (e tanto amore!) alle sciure, questi preziosi tesori milanesi. Continuano a esemplificare cosa significhi non solo essere orgogliose di se stesse, ma anche apprezzare le sfumature e i piaceri al gusto Campari della città che le ha plasmate in quello che sono. Infatti a volte è difficile dire se le sciure sono tali perché vivono a Milano, o se Milano è Milano perché le sciure vivono lì. In ogni caso, dobbiamo prenderci un momento per ringraziarle di aver mantenuto la loro fede nel fascino duraturo dell’eleganza tradizionale e del gusto classico. Anche se probabilmente le si osserva con un certo senso di divertimento o addirittura di curiosità, è improbabile che una sciura si senta obbligata a inseguire le tendenze fugaci e svolazzanti di oggi o i capi del guardaroba “must-have”. Vanno e vengono con la stessa rapidità delle giovani coppie che vivono sul pavimento sotto di lei.

 Questa particolare generazione di sciure di Milano è in ottima forma, addirittura inimitabile, e non possiamo fare a meno di chiederci: la prossima generazione di sciure sarà la stessa? Allora, ci sarà anche una prossima generazione di “sciure” come le conosciamo? Incarnano quello – osiamo parlare francese qui? – je ne sais quois a Milano che è difficile da descrivere a parole. Quindi la canteremo invece: “She’s a Lady, whoa, whoa, whoa, she’s a Lady…”