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Perché Firenze è Firenze: il denaro e i Medici

“Roma è una bellezza esuberante e caotica, una città costruita su millenni di strati di rifiuti; Milano è bella e tentacolare e mansueta, una piccola piazza. Firenze è perfetta.”

Se si sa dove si trova una città è perché esiste. Se si sa perché una città esiste, si può immaginare chi voleva viverci. E se si capisce che tipo di persone vivevano in quella città, si troverà una linea retta per il suo aspetto, per la sua urbanistica, per il suo valore.  

Firenze è in una posizione che offre protezione grazie a robuste colline e fiumi, tra cui l’Arno; commercianti, studiosi e religiosi volevano vivere lì, e più tardi banchieri, artisti e i loro mecenati. L’aspetto di Firenze deriva da edifici solidi e belli, dalle proporzioni perfette. 

Non c’è nulla di superfluo a Firenze ed è per questo che è durata nel tempo. 

Nata come avamposto settentrionale per i soldati romani, Firenze divenne in seguito il centro dell’arte, dell’architettura e della letteratura del Rinascimento per un motivo: era, prima di tutto, sede delle banche. Nel 1523, proprio come nel 2023, si costruivano edifici e si commissionavano dipinti perché qualcuno aveva denaro in eccesso che decideva di spendere.

I personaggi più citati per l’abbondanza di denaro sono, ovviamente, i Medici. Quando siete guidati da infinite frecce direzionali attraverso i lunghi corridoi a cassettoni della Galleria degli Uffizi e su e giù per le sue scale di pietra, immaginate l’edificio nella sua prima fase di vita, quindi come un ufficio percorso da questuanti che aspettavano con la speranza di entrare nell’elegante edificio fin dalle prime ore della mattina; non amanti dell’arte ma supplicanti finanziari. Se erano fortunati, ottenevano un’udienza con un Medici in carne e ossa, o con un suo delegato; oggi siete fortunati, potete ammirare i loro ritratti del Bronzino, squisitamente dettagliati e splendidamente severi, i visi di quegli uomini scomparsi da tempo. 

È un luogo comune dire che la prima generazione faccia soldi, la seconda li conservi e la terza li sperperi. Non è così per i Medici: a Firenze vedrete i Leonardo, i Michelangelo e i Botticelli perché Lorenzo, appartenente alla terza generazione della famiglia, capì che non c’era uso migliore o più duraturo della fortuna della sua famiglia che far scalpellare sculture e commissionare ritratti. Se avesse speso solo in banchetti e cavalli, in musical e battute di caccia, in drappeggi e doppiette di velluto di seta con bouclé d’argento filato – e naturalmente aveva ordinato anche queste cose – probabilmente oggi non vi interesserebbe visitare Firenze.

Questa coesistenza di commercio e arte, di permanenza e bellezza evanescente definisce ancora oggi la città. Firenze, in una naturale declività che si può abbracciare in un solo sguardo – se ci si trova sulla collina giusta – ospita studiosi e artigiani, studenti e pensionati, visitatori e abitanti del luogo. Roma è una bellezza esuberante e caotica, una città costruita su millenni di strati di rifiuti; Milano è bella e tentacolare e mansueta, una piccola piazza. Firenze è perfetta. 

Se quest’estate portate i vostri soldi da turisti a Firenze, non fate altro che riportare il denaro nel suo luogo di nascita. I fiorentini non hanno inventato le monete o il concetto di scambiare un piccolo oggetto di valore per una serie di beni e servizi, ma hanno essenzialmente inventato il vero e proprio modo di spendere denaro – attraverso la moneta conosciuta in tutta l’Europa occidentale come il Fiorino – e l’idea che esso potesse essere scambiato oltre i confini di una regione, che potesse avere lo stesso valore nelle mani di chiunque. Nel XIV secolo, circa centocinquanta autorità che emettevano monete crearono le proprie copie del Fiorino e, ancora oggi, la moneta ungherese, il Fiorino, prende il nome proprio da queste monete d’oro. Immaginate di provare a viaggiare se la vostra moneta fosse irriconoscibile – e tanto meno di valore – nei luoghi che volete visitare; molto probabilmente scegliereste di rimanere a casa.

E se alle 19:00 vi sedete all’Open Bar Golden View e vi viene servito uno Spritz perfettamente eseguito di fronte all’incomparabile vista della luce del tardo pomeriggio che si riflette dalla collana di finestre che costeggiano l’Arno, cos’altro state sperimentando se non gli ideali gemelli di Firenze: affari e bellezza, utilità ed estasi?

Nella sua intervista alla Paris Review del 1962, Mary McCarthy, autrice di Venice Observed e The Stones of Florence, capovolge il famoso detto “tutte le strade portano a Roma”.

“Ma tutto a Venezia – e in Italia, se è per questo – punta a Firenze, tutto al Rinascimento, in ogni caso, come i cartelli di una strada. Ogni volta che sei vicino alla scoperta, sei vicino a Firenze”.