La piccola isola di Ortigia è collegata alla Sicilia solo da due brevi ponti.
Situata proprio all’estremità della costa sud-orientale, è un mondo completamente a sé. Anthony Bourdain ha scritto della Sicilia: “È bellissima. È antica. È Italia, ma non lo è.” Se è così, allora Ortigia è Sicilia, ma non lo è.
Abbiamo guidato fino alla fine di Siracusa, fino a un parcheggio che segnava il confine tra la Sicilia ‘continentale’ e Ortigia, e abbiamo camminato attraverso la giungla di cemento senza fascino tra file di auto che si arrostivano nel caldo mite di agosto finché non abbiamo raggiunto il Ponte Umbertino. Attraversando il ponte, siamo entrati in un altro regno.
Fiancheggiati da edifici color crema-miele che resistevano solidi ma sfilacciati dall’età, abbiamo seguito la strada dritta che partiva dal ponte e siamo finiti alle rovine del Tempio di Apollo. Ridotto a pochi mucchi di pietre di 2.500 anni, il sito è stato il primo indizio visivo del passato di lunga data di Ortigia; la sua storia respira attraverso tutta l’isola e si può sentire tanto quanto si può vedere.
Sebbene Ortigia sia lunga solo un chilometro e larga seicento metri, sembrava che, più ci addentravamo nell’isola, più il resto del mondo si sentisse lontano. Mentre si avvicinava l’ora d’oro, ci siamo fatti strada attraverso strade sempre più strette prima di imbatterci in una vasta apertura che brulicava di vita, presente e passata. Le tonalità pastello di Piazza Duomo brillavano nella luce serale, e la cattedrale praticamente splendeva. Il Duomo è l’esempio più eclatante della vita perenne e policroma di Ortigia. È stato Andrea Camilleri a scrivere del passato variegato dell’isola: “La Sicilia ha subito tredici dominazioni da cui ha preso sia il meglio che il peggio. La sequenza di culture diverse ha reso la Sicilia un luogo affascinante, diverso da qualsiasi altro.”

Una testimonianza fisica delle diverse civiltà, religioni e popolazioni che si sono stabilite a Ortigia, la cattedrale è stratificata con vari stili architettonici. Il primo edificio costruito sul sito del Duomo era un tempio dedicato ad Atena nel 5 a.C.; alcune delle sue antiche colonne sono ancora in piedi oggi, fossilizzate nell’attuale struttura del XVIII secolo. Il design barocco della cattedrale è ulteriormente impreziosito da influenze bizantine, normanne e medievali, e la sua imponente bellezza si estende in tutta la piazza. La cattedrale sembra viva tanto quanto le folle che si affollano nella piazza mentre vanno all’aperitivo o a cena.
Le viste delle pietre color crema di Ortigia e delle sue rive tranquille, gli odori dei suoi famosi mercati di strada mescolati con l’aria salata del mare, il suono incessante della vita animata che viaggia attraverso i vicoli e le piazze, la sensazione di attraversare il tempo stesso e i sapori indescrivibili del cibo… è tanto una gioia essere avvolti dalla nostalgia sentimentale per la Sicilia quanto una tortura nel desiderio di tornare.
Non si può negare l’attrazione gravitazionale dell’isola, la sua atmosfera mitica che ti lascia in uno stato alterato per sempre. Come la luna, Ortigia ha un suo cratere: la Fonte Aretusa è una fontana naturale sul lato ovest dell’isola. Secondo la mitologia greca, la ninfa Aretusa fuggì dal mondo sottomarino dell’Arcadia per sfuggire alle grinfie lussuriose del dio del fiume Alfeo. Per proteggerla ulteriormente da Alfeo, la dea Artemide la trasformò in una nuvola effimera. Mentre sudava per la paura di lui, la nuvola di Aretusa iniziò a piovere e lei si metamorfosò in un ruscello. Alla fine, gocciolò fino al sito di Ortigia e divenne una sorgente di acqua dolce. Completamente innamorato di lei, Alfeo fluì dal mare e, attraverso una grotta sotto la sorgente, si mescolò per sempre con le sue acque. Insieme a Santa Lucia, patrona di Siracusa, Aretusa è la figura patrona della regione. È un’ulteriore prova del passato eterogeneo di Ortigia che continua ad essere celebrato oggi, e le coppie ancora si affollano alla fonte nella speranza di ricevere un buon presagio d’amore.
L’impatto sia della Sicilia che di Ortigia è segnato da come i visitatori rispondono al loro tempo trascorso lì. L’isola differisce da qualsiasi altro posto in Italia (o nel mondo) perché la sua bellezza non è standardizzata o ortodossa. La Sicilia è eterna nella sua meraviglia, e chiunque ci viaggi porterà con sé per sempre la propria versione. Lasceranno una parte di sé sull’isola e passeranno la vita desiderando di recuperarla.