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Nostalgia per la “Vecchia Milano”: Una Contraffazione Contemporanea

Milano non ha mai amato il passato, ma oggi riscopre l’estetica della nostalgia mentre i suoi rituali si evolvono insieme ai suoi abitanti.

Quando mi chiedono qual è il ristorante più tipico di Milano, rispondo sempre Ceresio7 – terrazza sopra il Brian&Berry Building con piscina, cocktail bar, popolata da ragazze in minigonna e uomini con macchine sportive. Lo faccio un po’ provocatoriamente, e non perché Ceresio7 non sia fantastico, ma perché chi me lo chiede vorrebbe come risposta una vecchia trattoria dove mangiare ‘come una volta’. Il problema è che nessuno a Milano ha mai voluto andare a mangiare ‘come si faceva una volta’. Il passato non è mai stato amato come concetto; ‘c’era una volta’, i milanesi guardavano al futuro. Their black-and-white postcards depicted futuristic electric streetcars, the Fiera pavilions, the Pirellone skyscraper, and the twinkling lights of La Rinascente, non i Navigli e le case di ringhiera. (Milano è piena di palazzine di edilizia popolare composte da piccoli appartamenti accessibili da un lungo balcone comune con il bagno in fondo. Oggi, ristrutturate, sono diventate dei veri bijoux.) Eppure oggi c’è una nostalgia pervasiva per la ‘Vecchia Milano’, quella che storicamente non è mai stata apprezzata.

Courtesy of Ceresio 7

Sono milanese, figlia di due milanesi, ma con un cognome che tradisce altre origini – che è la cosa più milanese che ci sia, visto che la gente si è trasferita in città da tutta Italia (e oltre) dal dopoguerra. Il cognome più comune tra i neonati è Hu, perché Milano ospita la comunità cinese più popolosa e antica d’Italia. Molti sostengono che i milanesi non esistano, ma non è vero: la gente diventa milanese, e per un secolo l’ha fatto controvoglia.

Grigia, fredda, soffocata da nebbia e smog, Milano è sempre stata descritta come un luogo moderno ma brutto, alienante, devoto alla religione laica del lavoro. Lo scrittore e giornalista Guido Piovene nel 1954 la descrisse come ‘una città utilitaria, demolita e rifatta secondo le necessità del momento, quindi non riuscendo mai a diventare antica’. Milano è una città cannibale, che divora se stessa, e l’ha fatto seppellendo fiumi e demolendo interi quartieri e una buona parte dei ristoranti e delle trattorie dove oggi ameremmo andare invece.

La Riscoperta della Milanesità

L’emergere della nostalgia milanese è avvenuto con la corsa all’Expo del 2015, un evento che è riuscito a risvegliare un orgoglio milanese non visto dagli anni ’90. Padiglioni e quartieri fieristici a parte, è stato un punto di svolta evidente, non solo nell’urbanistica ma soprattutto nella narrativa di Milano, a livello internazionale e tra gli stessi milanesi. I locali hanno tirato fuori il dialetto milanese per le loro insegne, le costolettas sono tornate nei menu, le trattorie contemporanee hanno fatto rivivere quelle storiche, e gli hipster hanno contribuito a rendere cool l’estetica della nostalgia. Milano ha riaffermato la sua identità scavando nel suo passato d’avanguardia e, mentre da un lato costruiva nuovi grattacieli, dall’altro infondeva nuovi valori nelle vecchie mura.

Expo 2015; Photo courtesy of Fred Romero

La città ha mantenuto la cornice ma cambiato il contenuto, e così creativi e studenti della Bocconi si ritrovano in bar di quartiere come Bar Picchio, modelle e il mondo della moda vanno da Latteria Carlon (dopo l’acquisizione di Dolce&Gabbana qualche anno fa), ci si siede su cassette della frutta riciclate per strada bevendo champagne da Cantine Isola, Bar Basso si affolla ad ogni Milano Design Week, e persino Giannasi 1967, il più famoso chiosco di pollo arrosto della città, ha fatto merchandising e collaborazioni con designer underground. Le sale da bowling provinciali si sono trasformate in trattorie, come la Trattoria San Filippo Neri, e alla La Balera dell’Ortica non si balla più il liscio ma il rock’n’roll. Chi non si è evoluto non è sopravvissuto, come da tradizione a Milano.

Caffè Picchio

Come Vivere la “Vecchia Milano”: Tra Brioche e Amari

Milano non è bella. Non ti colpisce a prima vista. Non è Roma, non è Venezia, e per capirla devi viverla con i suoi rituali. Partecipare all’aperitivo e, ultimamente, mettersi in fila per la colazione sono due dei momenti più trasversali e fondamentali di socialità nella routine dei milanesi.

Città del Campari

Prima che lo Spritz con Aperol invadesse l’Italia (un decennio fa) e il resto del mondo, a Milano si beveva Campari, un bitter milanese con un punto vendita in Galleria Vittorio Emanuele. Al Camparino in Galleria, i locali si riunivano per un Campari Seltz al bancone (e si possono ancora vedere farlo); al Bar Basso, per un Negroni Sbagliato nel gigantesco “bicchierone”; o per berne uno al prezzo di due in un normalissimo bar di quartiere. Una bottiglietta di Campari Soda, vino bianco e ghiaccio, aperitivo al bar – prima dell’era dell’happy hour e del buffet all-you-can-eat – si riduceva a poche patatine, due arachidi e poi via a cena o a casa. Il “uno per due” non lo beve più nessuno, ma il rituale è rimasto quello del “Campari Hour”, per citare la canzone di un vecchio spot, alle 19. Seduti a un tavolino di plastica al Caffè degli Artisti o servito e riverito alla Pasticceria Cucchi, per sentirsi una vera sciùra milanese, poco importa, ti rilassi dopo il lavoro. Esci, incontri, mangi, bevi e torni a casa. Più del pranzo, più della cena, ci si incontra per l’aperitivo.

Brioche del Weekend

Brioche alla crema (a Milano, usiamo “brioche” invece di “cornetti“) e cappuccino (rigorosamente prima delle 11). Breakfast at the bar is an urban ritual. You make it on the run during the week, under your house, leisurely on the weekend with the newspaper under your arm, today even by standing in line– mettersi in fila per qualcosa è un concetto relativamente nuovo in Italia. (In Milan, a post-covid phenomenon.)

Se mi chiedi il posto veramente milanese per fare colazione, ti dirò Loste Café, una panetteria in stile danese famosa per i suoi cinnamon roll. La gente attraversa la città per andarci e fa la fila per più di un’ora. Suona provocatorio come rispondere Ceresio7 ma la verità è questa. Da Gelsomina, fai la fila per fotografare il maritozzo diventato virale; da Pavé, le brioche “Centossessessanta” con marmellata di albicocche o “La Rossa” al lampone rimangono oggetti del desiderio anni dopo la loro creazione, e se mi chiedi dove andare a fare colazione, ti consiglio questi posti. La qualità di Loste, di Pavè, di Marlà è altissima; sono la nuova tradizione di Milano, ma non hanno nulla fatto “come una volta”.

Pasticceria Sissi

Le pasticcerie storiche, piuttosto, hanno tovaglie rosa, centrini di carta, scatole di cioccolatini in bella vista, vetrine con pasticcini e quell’odore di vanillina nell’aria. Posti dove non sanno cosa sia il cold brew e dove evitano qualsiasi tipo di innovazione, anche se, con nuove tecniche di cottura e ingredienti più ricercati, potrebbero migliorare le ricette classiche o aggiungere qualcosa di contemporaneo: non lo faranno, questo è il punto, ed è il vero segreto del sapore “di una volta” e dell’atmosfera romantica. Alla Pasticceria Sissi, la brioche tagliata a metà e farcita con crema pasticcera arriva con un tovagliolo vintage; alla Pasticceria Cucchi, fanno ancora il budino di riso tradizionale; alla Pasticceria Gattullo, scegli qualche pasticcino spolverato di zucchero a velo e aspetti il tuo cappuccino con un cuore di schiuma disegnato sopra. Il tempo lì sembra essersi fermato, ma è solo una scenografia in cui gli attori sono gli ultimi anziani “Milano-Milano” e quelli che sono arrivati qui più o meno di recente e non sanno ancora per quanto tempo ci resteranno. Ma mentre sono lì, tra colazione e aperitivo, si sentono entrambi milanesi a Milano.

Pasticceria Cucchi

Dove Trovare Tracce della “Vecchia Milano”

Caffè degli Artisti L’alter ego del Bar Basso, dall’altra parte della piazza. Un vecchio bar anonimo del quartiere che ha cambiato gestione ma niente dell’arredamento ed è il ritrovo low-cost per i giovani e la gente del vicinato.

Bar Basso – Bar iconico della scena milanese che ha portato la mixology in città. Qui è nato il Negroni Sbagliato, che, grazie alla vicinanza con la Facoltà di Architettura dell’università, si beve in un grande bicchiere di design voluto dagli stessi storici avventori. Un posto amato da generazioni.

Bar Picchio – Un bar, un bar normalissimo, che da qualche anno viene preso d’assalto, dall’aperitivo a mezzanotte, da gente che beve birre piccole e spritz in bicchieri di plastica, in piedi o seduti sul marciapiede in strada.

Giannasi 1967 – Questo chiosco di pollo allo spiedo e cibo da asporto è un’icona milanese dal 1967. Di sera, c’è la fila per l’asporto, ma ormai è diventato anche una meta per fare l’aperitivo con una birra o mangiare nel pezzetto di prato che circonda il chiosco. Il loro merchandising fa degli ottimi souvenir.

La Balera dell’Ortica – Questa enorme e storica sala da ballo ha una pista da ballo all’aperto e grandi sale con tavoli per l’intrattenimento serale: swing, rock’n’roll, mercatini vintage, lezioni di ballo, ma anche campi da bocce. C’è anche una trattoria che serve arrostini e un menu di cucina italiana che cambia settimanalmente.

Trattoria San Filippo Neri – Apre solo poche sere a settimana e chiude presto (alzano le serrande all’alba), quindi bisogna sempre prenotare in anticipo. Il menu è vasto e a prezzi abbordabili. In estate, è bellissimo sedersi fuori sotto il glicine – il posto perfetto per gustarsi un piatto di lasagne e assorbire l’atmosfera.

Pasticceria Cucchi – Questa storica pasticceria, aperta dal 1936, è dove puoi incrociare i signori del quartiere. Ordina la colazione con budino di riso e cappuccino, toast, o l’aperitivo servito sul rialzo come un tè delle cinque.

Pasticceria Sissi – C’è sempre la fila, la gente si accalca, ma non c’è da aver paura, scorre liscia. Qui si mangiano brioche tagliate a metà e farcite con crema pasticcera, crema al cioccolato o entrambe.

Pasticceria Gattullo – Aperta dal 1961, Gattullo è un grande classico. Il bancone opulento trabocca di mignon, ma un panino per pranzo ti sorprenderà.

Pasticceria Cucchi

Camparino

Latteria Carlon during the Dolce & Gabbana takeover

Courtesy of @labaleradellortica

Camparino

Loste Café

Gelsomina

Pavé

Caffè degli Artisti

Bar Basso

Bar Picchio

Giannasi 1967

La Balera dell'Ortica

Trattoria San Filippo Neri

Pasticceria Cucchi

Pasticceria Sissi

Pasticceria Gattullo