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Amore all'Italiana:

Non Era Solo Business

Di Anonimo n.1 (Età: 32, Lei)

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Era un caldo pomeriggio di ottobre romano, e non avevo idea che la mia vita stava per cambiare per sempre.

Il mio socio in affari di allora mi disse che saremmo andati a incontrare un suo amico per parlare di “potenziali sinergie lavorative”. Mi disse che era responsabile delle “relazioni istituzionali tra aziende e governo”; immediatamente immaginai un uomo di mezza età panciuto e leggermente viscido. Ma non è che mi importasse davvero del suo aspetto: stavo con un altro da otto anni, un altro con cui vivevo e con cui avevo progetti a lungo termine per il futuro.

Non dimenticherò mai la mia sorpresa quando aprì la porta del suo ufficio: non solo non aveva nulla a che fare con l’immagine che mi ero creata di lui, ma era in realtà molto attraente. Ci incontrammo altre tre volte per lavoro, ogni volta per poco più di 15 minuti e sempre in compagnia di altre persone. Solo alla fine del terzo incontro, per caso e negli ultimi cinque minuti prima di salutarci, scoprii che aveva conosciuto mio zio (che non c’è più), vent’anni prima. Sentii una scintilla, ma la spinsi in fondo alla testa. Ci invitò a incontrare i suoi altri clienti, e il nostro quarto incontro fu a una festa di Natale sfavillante dentro un famoso hotel romano. Mentre mi salutava, lasciò scorrere la mano lungo la mia schiena, e, in quell’istante, mi resi conto che il film che aveva preso forma nella mia testa non era solo un film.

Il nostro quinto incontro, poco prima di Natale, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Andai nel suo ufficio – per la prima volta da sola, una pura coincidenza – per quello che doveva essere un semplice pranzo di saluto pre-festivo con il suo staff. Quando arrivai, mi disse che voleva darmi qualcosa, e, da sotto la sua scrivania, tirò fuori un regalo, due incisioni di metà Ottocento con le mie iniziali. Tremando, lo abbracciai e non seppi cos’altro dire. A pranzo, seduti gomito a gomito, la tensione era così forte che potevo sentire il battito del mio cuore nelle orecchie. Quella sera, ci mandammo messaggi dicendo che entrambi sentivamo di aver trovato un’anima gemella.

Ci incontrammo di nuovo, furtivamente, il 23 dicembre in una storica pasticceria di Roma, ci sedemmo ai tavoli nella sala sul retro, e parlammo per due ore di fila senza mai prendere fiato. Ci scambiammo il nostro primo bacio. E poi dovetti partire per le vacanze di Natale che avevo programmato con il mio partner, il mio treno partiva alle 17, e lui per la sua vacanza in montagna con qualcuno che frequentava da qualche mese. Ci promettemmo di risolvere entrambe le nostre situazioni durante le vacanze e di incontrarci di nuovo, liberi, a gennaio.

Ho passato una vacanza straziante tra il dolore di dover dire a una persona che mi amava, e che pensava di passare la vita con me, che gli volevo bene, ma in modo fraterno, non come partner. Ho risolto la mia situazione il 2 gennaio – una parte del mio cuore era spezzata, ma l’altra si sentiva viva come mai prima. Il 9 gennaio, sono andata a cena a casa sua e non mi sono più guardata indietro. Ci siamo sposati un anno e mezzo dopo.