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La rubrica di Mina su Vanity Fair è la nostra nuova guida senza fronzoli all’amore, alla vita e a tutto il resto

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Lascia fare a Mina per spiegare che l’amore (o almeno un complimento ben piazzato) è molto più soddisfacente di un costoso taglio di carne. La leggendaria diva italiana – regina del palcoscenico, delle onde radio e, per oltre un decennio, delle pagine di Vanity Fair – ci ha onorato non solo con la sua inconfondibile voce, ma anche con un’arguzia tagliente e una visione senza fronzoli della vita, dell’amore e dell’assurdità di tutto ciò.

Dal 2003 al 2015, la sua maliziosa rubrica editoriale – in cui rispondeva a domande inviate dai lettori su, letteralmente, qualsiasi cosa – offriva quel tipo di discorso schietto che avrebbe potuto far cadere le perle dalle socialite più raffinate d’Italia. Che stesse dispensando consigli romantici, prendendo in giro le illusioni da favola della vita – ” Ho visto un principe azzurro che si guardava intorno perplesso, cavalcando un cavallo senza senso dell’orientamento“- o creando l’uomo “perfetto” (“”un mix tra Benicio del Toro, Papa Giovanni, Einstein e chissà chi“), leggere Mina era come ricevere consigli di vita dalla tua zia favolosamente eccentrica. Sai, quelle che hanno visto tutto, non hanno zero pazienza per le sciocchezze e ci ricordano che la vita va vissuta con audacia, derisa frequentemente e messa in discussione implacabilmente.

Quindi, in onore della sua leggendaria penna tanto quanto della sua leggendaria voce, ecco alcuni dei momenti top di Mina da Vanity Fair.

In concerto per la Nazionale

Vanity Fair n. 30/2006

Mi prometti che se vinciamo i Mondiali questa volta, improvviserai un mini-concerto in qualche piazza (romana)? O, se proprio vuoi evitare la folla (ma che razza di celebrazione sarebbe?), direttamente a casa mia?
O.M.

Abbiamo vinto. Abbiamo vinto, e ancora non ci credo. Campioni del mondo! Sono venuto a bussare alla tua porta. Ho bussato e ribussato, ma tu eri chiaramente fuori a festeggiare. Che peccato – avevo portato con me un’orchestra di 40 elementi.

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15 anni, fumo, e mi piace

Vanity Fair n. 20/2008

Ho 15 anni, e ultimamente mi sta succedendo una cosa strana. Sono circondato da persone che fumano – i miei genitori, i miei adorati insegnanti, mia sorella e molti altri che ammiro. Non so se è per colpa loro, ma il fatto è che ho iniziato a fumare anch’io. Non so cosa fare perché so che fa male, ma a questo punto ho iniziato e mi piace. Mi piacerebbe sentire il tuo parere.
Marti

Sono per la libertà personale. Ognuno dovrebbe poter fare ciò che vuole. Anche l’idiozia di avvelenarsi con stupide sigarettine.

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Più rospi che principi

Vanity Fair n. 1/2015

Sono stanco di leggere di uomini italiani che uccidono le loro mogli o compagne. Succede ogni due giorni. E chissà quanti altri casi di abusi, non solo psicologici, le donne sono costrette a sopportare. Ho una vicina qui a Lambrate che a volte vedo con lividi sul viso. Una volta aveva il braccio fasciato. Vive con un tipo. E mi ribolle il sangue. Cosa posso fare? A volte penso che parte della colpa di questi uomini violenti sia delle famiglie che li hanno cresciuti come principi.
Samy73

E che dire dell’orrore che precede inevitabilmente l’atto finale? Agghiacciante. Giorni, mesi, anni di dominio, oppressione, crudeltà e annientamento. E tutto questo orrore viene concesso all’uomo (uomo?) in nome dell’amore, nella maggior parte dei casi. Non proverò a fare un’analisi approfondita perché la mia rabbia offusca la mia chiarezza e la mia carità cristiana. Posso solo meravigliarmi ed essere inorridita. Le donne rimangono prede su cui gli uomini hanno il potere di vita e di morte. Questa è una tragedia continua. E non ho idea di come potrà mai cambiare.

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Sei schiava, ma non di lui

Vanity Fair n. 43/2004

Cara Mina, ho 22 anni e sto con un ragazzo da cinque anni. È molto dolce e lo amo, ma veniamo da contesti sociali completamente diversi e vediamo la vita in modi totalmente differenti. Inoltre non sopporto la sua famiglia (un po’ troppo “provinciale”). Sono giovane, e forse sto con lui perché ho paura di stare da sola. Lui, d’altra parte, è molto investito nella relazione, e ho paura di spezzargli il cuore. Giuro, non sono arrogante o classista, ma le nostre differenze sono evidenti nella vita quotidiana. Quindi mi chiedo: l’amore è sufficiente in una coppia, o contano anche altre cose?
Maria

Dovrebbe bastare, Maria. Quanti pensieri. Quanti dubbi ti tormentano. Una vita d’inferno. Da cinque anni, sopportando differenze sociali. Che scandalo! Scusa il sarcasmo. Ma mi dispiace per una mentalità come la tua. E soprattutto, mi dispiace per il tuo ragazzo, oggetto inconsapevole dei tuoi giudizi quotidiani. Sarebbe stato meglio se avessi semplicemente ammesso di essere “arrogante e classista.” Almeno allora ci sarebbe stata una ragione, seppur detestabile, dietro la tua logica. Altrimenti, i tuoi pensieri sembrano solo cliché, convenzioni borghesi, schiavitù della paura.

La tua cosiddetta “storia d’amore,” se non è già finita, finirà nelle tue osservazioni quotidiane delle differenze e nel tuo continuo interrogarti se dovresti accettare una situazione in cui vedi più un’anomalia che un valore. Ho detto, “l’amore dovrebbe bastare.” Ma è chiaro che anche questa semplice affermazione deriva da un processo di consapevolezza di sé.

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60 Anni, l’Età più Figa

Vanity Fair n. 48/2004

Cara Mina, come fa una cantante – anche la più grande di tutte – a diventare dispensatrice di consigli saggi e talvolta pungenti? Beh, proviamo! Ho 60 anni, ho raggiunto uno stato d’animo pacifico, non ho desideri insoddisfatti per me stesso, la mia famiglia o le famiglie dei miei figli. Cosa faccio ora? Aspetto serenamente la morte e basta?
Remigio del Grosso

Sei matto? Hai sette anni meno di Robert Redford, undici meno di Sean Connery, nove meno di Alain Delon, quattro meno di Al Pacino, quattordici meno di Clint Eastwood e otto meno di un mio amico che è pazzescamente bello e non pensa affatto ad arrendersi. Quando meno te lo aspetti, sarai colpito da un fulmine – una donna che farà scintillare di nuovo tutto dentro di te. Sei troppo giovane per startene seduto ad aspettare la morte, guardando con poco interesse le lotte romantiche degli altri. E comunque, cosa aspetti? La morte arriva comunque. E mai serenamente.

Che Spettacolo, Tuo Figlio!

Vanity Fair n. 21/2014

Ho vissuto a Lugano per un anno e, ahimè, non ho mai incontrato né te né lui. Che figlio magnifico hai, Mina. Bello come un raggio di sole, occhi luminosi (“E chi ti lascia, occhi miei, non ha più luce, perché il paradiso non esiste dove voi non siete” – Michelangelo), classe, portamento, eleganza, sicurezza, pieno di fascino fino al midollo. Definirlo solo un bell’uomo sembra riduttivo. Magnifico. Ti mando un abbraccio.
Valentina

Me li prendo tutti. Ogni singolo complimento per il mio amato Massimiliano. Sai che sono molto sensibile a queste cose. I complimenti sul mio lavoro e su di me quasi mi disturbano. Ma quando si tratta dei miei figli, mi addolciscono il cuore. Grazie, cara.

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400 Euro al Mese

Vanity Fair n. 48/2014

Ho 27 anni e vivo a Siderno, in una meravigliosa Calabria martoriata dall’illegalità e dall’indifferenza dello stato. Sono una delle poche privilegiate che ha ancora un mezzo lavoro, ma milioni come me sono senza occupazione. Certo, vivo con mia madre: con il mio stipendio di 400 euro al mese, non posso nemmeno aspirare al sogno normalissimo di avere una casa e una famiglia mia. Puoi dire ai politici di smetterla di chiederci sacrifici? Non basta che abbiano trasformato dipendenti e pensionati in carne da macello? Quando arriverà il nostro momento di vivere, di non dover più vergognarci di noi stessi?
Cristina Ieraci

La tua lettera è un manifesto, cara Cristina. Non ho nulla da aggiungere.

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Quel Peso nel Cuore

Vanity Fair n. 19/2014

Ho 35 anni e aspetto il mio secondo figlio. Ho perso mia madre cinque anni fa e mi manca, mi manca tanto. Ho passato la mia ultima gravidanza portando questo peso nel cuore, ma questa volta sembra insopportabile. Non so cosa darei per una parola da lei, un consiglio, per sapere cosa pensa di me e di quello che sto facendo. Mi sento stupida anche solo a dire e pensare queste cose perché so che non c’è soluzione. Non so nemmeno perché ti sto scrivendo. Ti mando un bacio.
Michela

Cara Michela, non ci si abitua mai. Più il tempo passa, più dolorosa diventa l’assenza. È un dolore che non finisce mai. Ora, sei tu la madre. Sei tu che devi avere la saggezza, la tolleranza e l’amore per te stessa. Sei tu che devi amarti. Sei tu che devi sapere cosa è giusto e sbagliato – per te e per i tuoi figli. Non devi avere paura. Ce la puoi fare, ce la farai. Ci passiamo tutti.

Hai ragione, non c’è soluzione. Come sai, alcuni dolori bruciano come un chiodo nel cuore che nessuno può rimuovere, dolori che ti fanno pensare che forse sarebbe stato meglio non essere mai nati in questo mondo. Ti sto dicendo cose fin troppo ovvie, cose che non sono una rivelazione per te, cose che già conosci fin troppo bene. Posso solo aggiungere un tranquillo incoraggiamento: coraggio, amica mia. Un forte abbraccio.

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Messaggi post-coito? Non potrebbe essere peggio… Un uomo conteso da due donne. La solita storia. Che, con le nuove tecnologie, diventa più volgare. La risposta? Un video hard.

Vanity Fair n. 48/2004

Cara Mina, da due anni vedo un uomo sposato, con figli, che si sta separando perché – che ci piaccia o no – siamo follemente innamorati. Credo che quando una coppia si separa, la colpa non sia solo di chi se ne va o dell’amante, che appare sempre a tutti come la donna peggiore del mondo. La moglie del mio uomo, infatti, dopo tanti anni di matrimonio, si è resa conto all’improvviso di avere un buon marito e sta comprensibilmente facendo di tutto per riprenderselo, cercando di umiliarmi pubblicamente davanti a lui. Ricevo continuamente chiamate minacciose, e la gente mi ferma persino per strada per chiamarmi “rovinafamiglie”! La mia vita è diventata un incubo: ho pensato mille volte di chiudere la relazione, ma semplicemente non ci riusciamo – siamo troppo felici insieme. Anche se siamo entrambi vicini ai quaranta, ci amiamo come adolescenti. Ogni volta che decide di tornare a casa dalla moglie, non dura più di due giorni prima di venire a cercarmi. E io passo dal paradiso all’inferno ogni volta. Lui non ha la forza di andarsene perché vede soffrire sua moglie e, soprattutto, gli mancano i figli. Ma credimi, ci amiamo profondamente, ed è solo il ricatto di sua moglie che ci sta facendo a pezzi. Puoi credere che ogni volta che riesce a dormire con lui, mi manda un messaggio per farmelo sapere? Ti prego, aiutami!
Fabrizia

Provo un mix di pietà e irritazione. La struttura della tua storia è piuttosto classica e prevedibile. Un uomo preso tra due donne che lo reclamano entrambe – emotivamente, sessualmente, socialmente – si ritrova inevitabilmente in una posizione di potere ed è riluttante a fare una scelta. Mi sembra che né tu né sua moglie abbiate molte speranze di una vittoria definitiva. Le solite giustificazioni stantie – la moglie sofferente, l’assenza dei figli (che, spero, siano all’oscuro di questa battaglia) – sono le scuse di sempre per evitare di prendere una decisione.

Dato che la vita reale non segue le belle risoluzioni di un romanzo o di un film, è facile prevedere il miserabile trascinarsi dei vostri risentimenti, dei pettegolezzi, dei sensi di colpa e delle frustrazioni. Il “colpo di scena” del tuo racconto, il tocco narrativo unico e il dettaglio piccante è l’SMS post-coitale. A parte la pura “eleganza” di tali messaggi – che è al di là di ogni commento – sono quasi tentata di suggerirti di rispondere inviando un piccolo video clip dei vostri incontri. Questo completerebbe il cerchio della deliziosa sporcizia in cui i personaggi di questa storia sembrano perfettamente disposti a sguazzare.

Scusa il mio sarcasmo, che non riesco a reprimere. Non ho parole per aiutarti. Ma nel profondo di te stessa, troverai la chiarezza per giudicare cosa è accettabile e cosa non lo è. Riconoscerai non solo un confine etico, ma esistenziale – il confine per vivere l’amore in modo libero e consapevole. L’amore non dovrebbe essere una battaglia o un gioco di astuzie, colpi bassi e imboscate notturne per la conquista di qualche proprietà “legittima” o “presunta”. Abbandonati a ciò che vuoi, ma rifiuta l’inganno e la manipolazione.

E per favore, non fare davvero quello che ho appena suggerito. Era uno scherzo.

Un Giorno a Viareggio

Vanity Fair n. 2/2015

Non è facile trovare le parole giuste per dirti quanto mi sei cara. Ero a Viareggio il giorno del tuo ultimo concerto. Avevo 12 anni e ricordo il tuo viso sui manifesti – sembrava che mi sorridessi lungo tutta la strada che stavo percorrendo. E invidiavo coloro che potevano vederti quella sera, non solo sentirti. La tua voce, le tue parole – il modo in cui le dici, solo tu – hanno il potere di tirar fuori il meglio di me, anche quando sono profondamente triste. Sei come un’amica cara. Mi manchi. Sai cosa credo? Alla fine, quando saremo tutti “lassù” o “laggiù,” sono sicuro che qualcuno ti chiederà di cantare. Anche i santi hanno bisogno di sognare, e nessun angelo può farlo bello come te. Ti mando un abbraccio grande come il pianeta.
Giuseppe

Dolce Giuseppe, ammesso che ci sia un “lassù” o un “laggiù,” è meglio che questa piccola cantante di Cremona stia zitta quando arriva. Ci sono persone lassù che potrebbero farti tremare le ginocchia. E la lista è infinita. Fantastico. Ci siederemo ad ascoltare, io e te. Vuoi?

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Liceo Classico o No?

Vanity Fair n. 21/2014

Siamo due ragazze di 16 anni. Ci divertiamo sempre a leggere le lettere che la gente ti manda e le tue sagge risposte. Volevamo chiederti una cosa importante: perché la gente (come noi, tra l’altro) si rovina la vita scegliendo il liceo classico, solo per imparare lingue che non parla nessuno?
Eleonora e Diletta

Ragazze, non potete immaginare quanto mi penta di non aver frequentato il liceo classico. C’è stato un momento nella mia vita in cui ho capito che era stato un vero errore. Almeno per me, che ho lasciato il latino alle medie. Per me, che ancora oggi ho una voglia matta di imparare e rompo continuamente le scatole a un mio amico, fine latinista, per capire l’etimologia di questo e quello. Care Eleonora e Diletta, vi accorgerete di aver fatto la scelta giusta quando sarete un po’ più grandi. Per ora, non mollate. Vi abbraccio forte.

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Sognando “Pretty Woman”

Vanity Fair n. 2/2015

Sono una ragazza di 18 anni e mi considero un disastro. Mi sento un cinque e mezzo – appena sufficiente ma mai abbastanza. Alla mia età la gente pensa all’amore e a tutte le sue sfumature, allora perché io disprezzo questo sentimento? Non credo che l’amore esista più tra i miei coetanei. Amiamo per paura di restare soli. Oggi l’amore è tutto basato sul rendere visibili le relazioni sui social. Usiamo l’amore per metterci in mostra. Perché i film e i libri ritraggono un amore che non potrà mai esistere? Solo per ingannarci facendoci sperare che l’uomo che amiamo si presenterà come Richard Gere fuori da casa nostra con un mazzo di fiori, Pretty Woman style? Perché continuiamo a illuderci?
Lis

Mi chiedi perché dovresti continuare a crederci. È semplice. Perché non puoi escludere nulla. Qualsiasi cosa – assolutamente qualsiasi cosa – può succedere. Soprattutto quello che pensi sia impossibile. Tieni duro, Lis. Un abbraccione, amica mia.

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Canta ancora per noi

Vanity Fair n. 1/2015

Se dovessi partecipare a Tale e Quale Show, quale dei tuoi colleghi – uomo o donna – vorresti imitare? E quale canzone canteresti esattamente come l’hanno fatta loro? Sì, lo so, tu hai già fatto tue le canzoni in modo incredibile, ma quale canteresti come vero tributo all’originale? Che domanda stupida, vero?
Giovanni

Direi Caparezza. Lo adoro. “Fuori dal tunnel” sarebbe perfetta. Almeno ci faremmo una bella risata… Ciao, Giovanni. Che strana domanda, amico mio.

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Solo l’amore (non la pazienza) merita amore

Vanity Fair n. 47/2003

Cara Mina, aiutami a dire grazie alla persona che amo. Io e il mio compagno stiamo insieme da 30 anni, condividendo una vita piena di attenzioni, complicità e amicizia. Siamo, come si dice, un corpo e un’anima sola. Un anno fa, mia madre è venuta a vivere con noi per motivi di salute e età, stravolgendo completamente le nostre abitudini. Ora, la sera, ci ritroviamo a guardare i terribili programmi TV che le piacciono. Andiamo a letto presto per non disturbarla. La nostra casa, una volta sempre piena di amici, si è svuotata. E così, tante cose sono cambiate. Giuro che ho avuto, e ho ancora, paura. Paura che lui si stanchi di tutto questo. Ma ogni giorno lo vedo sorridere e essere gentile con mia madre. Vorrei il tuo aiuto per ringraziarlo – per la sua pazienza, il suo amore e la gentilezza che ha mostrato a chi lo ama.
Michele

La pazienza non ha niente a che fare con l’amore, caro Michele. Quindi devi decidere per cosa esattamente ringraziare il tuo compagno. Merita di saperlo. La ricompensa per la pazienza non è altro che semplice e banale compassione. La ricompensa per l’amore è l’amore stesso. Penso che la seconda opzione sia molto più ispiratrice. Potrebbe essere la chiave per altri 30 anni di felice compagnia. Auguri.

Quella volpe furba di Carrettoni

Vanity Fair n. 1/2005

Cara Mina, forse è solo vanità maschile, ma… mi pubblicherai? Così finalmente potrò vedere il mio nome stampato.
Fulvio Carrettoni

Goditi la tua vanità soddisfatta. Ma, se posso, il tuo nome sul giornale ha più o meno lo stesso peso del tuo nome sull’elenco telefonico o sul citofono. Forse anche meno. Almeno su quelli, potresti avere un “Ing.,” un “Prof.,” un “Don,” un “Sig.,” qualcosa. Un segno identificativo, un’abbreviazione che descrive chi sei. Non che una didascalia aggiunga molto.

Ma essere orgogliosi o sentirsi realizzati nel vedere il proprio nome su una singola riga di carta patinata è pura autodistruzione, indipendentemente da chi sei o chi vuoi essere.

Vedi? Hai scatenato la mia avversione di lunga data per il verbo apparire. Mi irrita.

Dimmi la verità. Era solo una scommessa, vero? E sapevi che l’unico modo per vincerla era provocarmi. In tal caso, complimenti per la strategia.

Ciao, Fulvio Carrettoni, chiunque tu sia.

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Gli Umani Non Sono Animali Monogami

Vanity Fair n. 47/2003

Cara Mina, sono stata tradita. Appena l’ho scoperto, ho chiuso tutto e buttato via un matrimonio in cui avevo creduto e investito. Sette anni dopo, sono ancora sola, anche se ho degli ammiratori (per lo più sposati). Ma non mi interessa – sono tradizionalista e moralmente rigida. Raramente mi permetto di entrare in relazioni impossibili. È successo, però, l’anno scorso con un uomo della mia età, che consideravo perfetto. Vive “solo” a 700 km di distanza, una distanza che mi ha impedito di aiutarlo a superare il trauma della perdita della moglie – e di rubarlo alle attenzioni di una collega che vive nella sua città. Pensavo di essere “guarita” da questo amore bellissimo ma non corrisposto. Fino a poco tempo fa, quando ci siamo rivisti, e ho capito che almeno fisicamente non gli ero indifferente. Ma ho represso il mio desiderio perché non riuscivo a smettere di pensare all’altra donna.

Devo arrendermi alla realtà che gli uomini non sono creature monogame, che tutti tradiscono, che sono solo una “meridionale” possessiva, e che finirò sola nella mia torre d’avorio a guardare il crollo delle relazioni intorno a me? Ti prego, dimmi che non sono l’unica rimasta.
Anto

Cara Anto… beh, credo di sì. Devi arrenderti. Hai ragione. Tutti tradiscono tutti. E non ce l’hanno mai insegnato. Bugie, l’amore eterno. Bugie, i voti di fedeltà “finché morte non ci separi.” Non conosco una sola coppia che non abbia affrontato questo problema a un certo punto. Nemmeno una. E questo potrebbe valere anche per te.

Non escluderti, perché prima o poi potresti rimanere delusa. Siamo tutte creature pietose, prive di dignità, fin troppo indulgenti e comprensive – soprattutto verso noi stesse. Accettiamolo.

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Mia Figlia Si È Innamorata di una Ragazza

Vanity Fair n. 1/2005

Cara Mina, mia figlia mi ha fatto recentemente coming out – così, come se fosse un annuncio burocratico. L’ha detto, poi è andata via. Partiva per un viaggio di due mesi. Ora sono qui, cercando di capire. Ho così tanti dubbi che mi sembra di non conoscere più nemmeno la mia identità. Come dovrei comportarmi?
Elena

Rispettala. Dietro il modo breve e fattuale con cui te l’ha detto c’è il peso della sua consapevolezza. Ora tocca a te ricomporti. Semplifica il processo. Amala. Amala ancora di più.

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Peter Pan e la Donna Perfetta

Vanity Fair n. 20/2008

Ho 24 anni e sto frequentando un ragazzo (anche se non siamo ufficialmente una coppia) che ha dieci anni più di me. Ci siamo conosciuti quando ero giovane, e per me è sempre stato una specie di mentore. Sono convinta che ci tenga a me, e forse io lo amo, ma il suo affetto non mi basta più. Ho bisogno di certezze, di qualcuno che mi ami e mi valorizzi per quello che sono. È un ragazzo unico, ma secondo me soffre della “sindrome di Peter Pan,” che gli impedisce di prendere sul serio la nostra relazione (eppure non mi allontana). Non ha una relazione stabile, ma non mi vede come la donna della sua vita – forse perché cerca la donna perfetta. Tuttavia, sa che può sempre contare su di me e che ci sarò sempre. Cosa devo fare? Non voglio perderlo!
Anonima

Allora non perderlo, cara Anonima. Se lo vuoi davvero, devi accettarlo così com’è. Non cercare di cambiare la sua natura. Nessuno cambia mai veramente. E tutto sommato, la “sindrome di Peter Pan” è ben lontana dall’essere la peggiore “malattia” che si possa avere.