en
Viaggi /
Basilicata

Maratea: la perla del Tirreno

“Maratea è capace di sorprendere, sempre. Qui, il tempo passa diversamente che altrove; sembra cambiare a volte, ma quell’aura di autenticità è troppo perfetta, è difficile descriverla con parole diverse.”

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Gli alti e bassi dovuti al covid ci hanno fatto riflettere, costringendoci a fare i conti con quello che chiamo il peggior nemico dell’uomo: il tempo. Dopo gli interminabili giorni del primo lockdown, c’era un posto in particolare dove volevo tornare: Maratea. Sì, tornare: ho passato tre vacanze estive della mia adolescenza al Pianeta Maratea, una residenza situata a 400m sul livello del mare. Ma questa volta era diverso. Non c’erano le cassette di Dalla e Baglioni ad accompagnare il viaggio. Non c’erano i consigli di mia madre, i tuffi scoordinati in piscina, i tornei di scopone. Non c’era la Citroen Saxò blu di mio padre, compagna di mille battaglie, l’impazienza di mia sorella, il pisolino pomeridiano. Non c’erano nemmeno le battute di mio zio, le partite a biliardino con mio cugino, gli spettacoli nel piccolo anfiteatro. Ma c’era un’aria di possibilità, di scoperta, di sollievo a cui non volevo rinunciare.

Primo weekend di settembre: carico le valigie in macchina e parto. Attraverso l’autostrada, le montagne, e già all’uscita di Lagonegro Nord, comincio a intravedere certi colori, suoni e odori familiari. Poco più di 200 km e raggiungo la mia meta. Ma questa volta niente hotel, B&B o residence; opto per un monolocale vicino alla stazione, a pochi chilometri dal magico borgo di Maratea, conosciuto anche come “la città delle 44 chiese”. Nel centro storico ci sono tante Chiese ricche di storia: la chiesa dell’Annunziata decorata in stile barocco, la settecentesca chiesa dell’Addolorata con il caratteristico obelisco in pietra posto davanti ai gradini d’accesso e la chiesa dell’Immacolata dalla facciata minimalista. Nel borgo – arroccato su una roccia del Monte San Biagio, dove in cima si trova la statua del Cristo Redentore – una delle prime cose che saltano agli occhi sarà Palazzo De Lieto, il primo ospedale di Maratea (oggi museo), e la raffinata Fontana della Sirena, opera in bronzo dello scultore Alessandro Romano… giusto un semplice antipasto prima di raggiungere i suggestivi vicoli del borgo. Camminando per queste strade, è difficile non avvertire un senso di surrealtà, una sensazione di nostalgia che sconfina nella magia. Seguo le vie e mi fermo alla Pasticceria Panza dove chiunque rimarrà conquistato dal delicato sapore del ” bocconotto“, un tipico dolce di pasta frolla ripieno di crema e amarena o cioccolato.

Consapevole del periodo che stiamo vivendo, mi sono reso conto fin dall’inizio che non erano i soliti giorni di fine estate. C’era molta meno gente del solito, ma in parte, devo ammetterlo, era anche piacevole. Camminare verso Piazza Buraglia, la via principale, come un rito solenne; mi fermo sotto l’obelisco di San Biagio, una statua del santo con base in pietra e stemma dei Borboni e della città di Maratea. Avanzando a piccoli passi, alzo lo sguardo verso le antiche case ammassate; sulle logge, sui portoni, sui panni stesi, sui balconi adorni di splendidi vasi di fiori. Prima di tornare alla mia auto, mi sono fermato al Belvedere di Pietra del Sole: uno scenario da sogno dove cielo e mare sembrano quasi stringere un patto con l’eternità. E con questa immagine davanti a me ho lasciato il paese alle spalle e mi sono diretto verso le spiagge; mi è tornato in mente qualcosa che lessi di Indro Montanelli:

“Forse in Italia non c’è paesaggio e panorama più superbo. Immaginate decine e decine di chilometri di scogliere frastagliate di grotte, faraglioni, strapiombi e morbide spiagge davanti al più spettacolare dei mari, ora ampiamente aperto e aperto, ora chiuso in baie piccole come darsene. Lo separa da una catena dolomitica, tutta rocce color carne, punteggiata di paesi […], castelli in rovina e antiche torri saracene, un pendio boscoso spezzato da piccoli fiumi e ruscelli e sepolto sotto le fronde di lecci e castagni.”

Per alcuni storici, Maratea ha origini greche; non a caso, il suo nome deriva dal latino màris e dal greco théa, che significa “dea del mare”. Anche se ho avuto pochi contatti con alcune isole greche, trovo una certa somiglianza tra i due posti, soprattutto nel modo di vivere la spiaggia. Oggi scelgo tra i miei borghi preferiti di Fiumicello e Acquafredda. Il primo è attraversato da un ruscello che scorre lungo la valle di Maratea dove in alcuni punti la corrente è più fredda. L’affascinante e ampia distesa sabbiosa, frequentata soprattutto da anziani e famiglie, è lunga qualche centinaio di metri; oltre alla suggestiva presenza del promontorio dell’Ogliastro, è delimitata da una catena di rocce e soprattutto da alcune grotte in cui sono stati trovati resti di insediamenti paleolitici. Il secondo è caratterizzato da una spiaggia con fondale sabbioso (Luppa) e un’altra con fondale pietroso (Anginarra). Le due porzioni sono separate e, allo stesso tempo, unite da una piattaforma di rocce. Luppa ha un aspetto semplice; quella di Anginarra è più imponente e selvaggia. Questa lunga striscia di ciottoli è racchiusa da un’alta scogliera e una serie di insenature. Come nel caso di Fiumicello, anche qui sono stati trovati resti di fauna pleistocenica. Il suo nome in greco significa “pieno di ricci di mare” e le incredibili pinete a strapiombo sul mare, che sembrano anticipare un tuffo in mare, danno un senso di protezione che ogni luogo sacro merita.

Ne La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, Romano, il personaggio interpretato da Carlo Verdone, si lascia andare a una riflessione:

“Ho passato tutte le estati della mia vita a fare propositi per settembre, ora non più. Ora passo l’estate a ricordare i propositi che ho fatto e che sono svaniti. Un po’ per pigrizia, un po’ per dimenticanza. Ce l’hai con la nostalgia, eh? È l’unico svago che rimane per chi diffida del futuro.”

Questo racchiude Maratea ai miei occhi: una certezza che, seppur sporadica, affronta il futuro con nostalgia e coraggio.