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Amore all'Italiana:

Lockdown da innamorati

Da Ginevra (Donna, 27 Anni)

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Era il primo giorno di primavera del 2020. Un paio di settimane dopo il mio ventiquattresimo compleanno. Immagini di montagne di persone alla stazione di Milano Centrale che cercavano disperatamente di raggiungere i propri cari sfuggendo al lockdown inondavano i notiziari.

Mi svegliai tranquilla, ma emozionata, con quel pizzico di timidezza che si prova dopo la prima notte insieme.

Il suo appartamento di Amsterdam in stile scandinavo, minimalista e perfettamente pulito assorbiva i primi raggi di sole, che si abbinavano alla tavolozza beige dei suoi mobili e pavimenti in legno chiaro. Si alzò dal letto e la prima cosa che sentii fu “Amore senza fine” di Pino Daniele che risuonava dagli altoparlanti. “Questo non può essere vero”, pensai. Dopo di che, arivò un avocado toast con salmone e uova strapazzate a letto e una tazza Nespresso, insieme al suo bicipite definito e abbronzato che mi fissava dal bordo del letto, liscio come il copripiumino (anch’esso beige).

È stato il miglior “isolamento” della mia vita, se così si può dire. Soprattutto perché era solo un lockdown vissuto attraverso gli echi di familiari e amici a Roma, e, ovviamente, il “bollettino” di Giuseppe Conte che contava le vittime di quella tragedia.

Amsterdam era ancora “libera”, si godeva la stagione migliore e senza pioggia degli ultimi anni, i suoi parchi deserti invitavano a infinite passeggiate, cibo da asporto da panetterie e bar tentavano i passanti in vetrina, si facevano allenamenti al tramonto e yoga sul tetto, fughe sulla spiaggia solo noi due.

La gente mi fissava quando entravo al supermercato con la mascherina. Indossati i guanti, siamo tornati a casa e l’abbiamo disinfettata pezzo per pezzo, proprio come stavano facendo entrambe le nostre famiglie in Italia. Abbiamo fatto la pizza, bevuto birra e vino, e mangiato “scrocchi” per l’aperitivo (i prodotti italiani all’estero sono un mondo a parte, immagino che possiamo chiamarli cracker). Abbiamo cantato, lavorato, giocato a Fifa, abbiamo preso il sole e…fatto l’amore (detto senza mezzi termini, il sesso migliore che avessi fatto da anni).

Abbiamo cercato quella stessa sensazione negli ultimi tre anni. Era come se, con la fine del lockdown e il tanto atteso ritorno italiano, la magia fosse svanita. Da allora ci siamo inseguiti in tondo, senza mai trovare davvero la strada per tornare a quell’appartamento beige. 

Ora, lui dà la colpa a una fondamentale mancanza di connessione. Non siamo fatti l’uno per l’altra. Immagino di dover acconsentire a quella risposta perché non riesco a darmene un’altra.

Mi piace pensare che il COVID ci abbia mostrato il potere di apprezzare le cose semplici. Di coltivare l’amore in mezzo al caos. Di accontentarsi di un raggio di sole e di un amante giovane, sognante, un po’ insicuro, che, come cantava Jovanotti, era “Bella, come una mattina”. Quando nessuno è ancora sveglio, posso amarlo solo per me.