Come definire un italiano medio? Oltre a “pizza, pasta e mandolino” e mille altri cliché, ci riconoscono per il volume altissimo della nostra voce e la nostra peculiarità cinetica di gesticolare costantemente. Anche al telefono, due italiani su due gesticolano: l’interlocutore beato ignaro dei nostri movimenti.
Il mio primo ricordo legato ai gesti risale alle elementari. Tenevo un diario segreto annotando ogni mia emozione, come un contabile diligente. Un giorno, mentre giocavamo a carte, Daniele, un bambino che mi piaceva tanto, mi ha sfiorato la punta del naso, accarezzandolo dal basso verso l’alto. Un piccolo Marcello Mastroianni! Sapeva esattamente cosa stava facendo, anche a quell’età. Non sapevo che fosse l’inizio di una serie di uomini così – impotente tremavo di gioia.
La sera volevo una spiegazione inequivocabile per questo “miracolo”, doveva esserci una parola per quel gesto che aveva scatenato tante emozioni. Non potendo chiedere a internet mi sono rivolta a mia madre, la mia enciclopedia Treccani personale. Ho replicato il gesto sul suo naso e mi ha detto che era una “carezza” amichevole.
La mia ossessione di 8 anni per il significato di un gesto è persistita, e oggi, laureata in comunicazione, trovo un’immensa gioia in quella combinazione di parola e gesto. È stato durante i miei anni all’università che ho incontrato per la prima volta il libro di Bruno Munari, “supplemento al dizionario italiano”.
Tutto quello che ti dirò su Bruno Munari è che era un Leonardo da Vinci moderno: uno dei personaggi più eclettici e produttivi dell’intera scena culturale italiana. Spero che questo ti abbia incuriosito, cercalo tu stesso!
Nel suo libro indaga i tanti modi che ci sono per esprimersi senza l’uso delle parole, usando le mani, le espressioni facciali e le posture del corpo. Semplice e scorrevole, ogni gesto è accompagnato da una fotografia esplicativa. Questo è un libro da godersi sia guardando che leggendo.
Il libro di Munari è stata una scoperta importante per me. Purtroppo, come tanti grandi libri, è difficile da trovare. Ne ho comprato una copia usata e l’ho divorato avidamente in un giorno. Ho ripetuto ogni gesto e ho visto come nella mia vita quotidiana quel gesto usciva un po’ diverso, lo personalizzavo. Mi ha portato a riflettere su come dimentichiamo che l’obiettivo primario del comunicare è farsi capire e un gesto a volte vale mille parole.
Quel turbinio di mani che solo noi italiani sappiamo fare. Quelle espressioni portate all’estremo, a volte diventando grottesche, ci hanno permesso di farci capire ovunque andiamo. Rivelano il tratto distintivo che ogni essere umano che si rispetti porta con sé: l’empatia. Ogni volta che un italiano parla usando mille gesti, il suo pubblico osserverà e capirà.

Oggi, in tutto il mondo, mandiamo messaggi accompagnati da emoticon, che non sono altro che simboli che ci aiutano a descrivere le nostre emozioni. Dal 2020 c’è l’emoticon tutta italiana, la versione emoji del gesto italiano più conosciuto: la mano a “cuoppo” (chiusa con le punte delle dita che si toccano), che si può tradurre in: “Che vuoi?”, “Che fai?”, “Che c’è?”.
Solo un anno prima, nel 2019, in un TED Talk molto divertente (disponibile su YouTube) a Varese, Luca Vullo ha affrontato l’argomento del nostro linguaggio non verbale. Questo genio ha girato il mondo visitando le principali università per parlare del nostro patrimonio culturale più importante. Trasferendosi a Londra ha avuto un’epifania ed è diventato ambasciatore dei gesti italiani.
Anche su YouTube c’è il video tratto dal comico britannico John Peter Sloan‘s Speak Now sui gesti italiani. Sloan era appassionato dell’Italia e aveva vissuto per un po’ a Menfi, in Sicilia, dove è morto nel maggio 2020. È ricordato soprattutto per la sua serie di DVD e libri che insegnano l’inglese usando l’umorismo. Amava così tanto l’Italia che ha fondato due scuole dedicate all’insegnamento dell’inglese con questo metodo eccezionale.
Pensando al presente, mentre indossiamo le nostre mascherine, mi rendo conto che sebbene i gesti siano utili, le parole sono importanti! Nanni Moretti lo dice così bene, dicendo che i gesti devono essere integrati nel discorso e aggiungere quel piccolo extra, come una spolverata di Parmigiano su un bel piatto di pasta al sugo!