Luglio 2019
Sveglia all’alba.
Aeroporto di Roma verso Palermo.
Io ed Elisa abbiamo pochi vestiti e una gran voglia di scappare, di staccare la spina. Atterriamo, e subito saliamo sul bus diretto al porto. Lì, dopo un pranzo veloce (“spaghetti ai ricci x 2”) prendiamo il traghetto.
Direzione: Isole Eolie.
Tappa: Alicudi.
Non sappiamo cosa aspettarci.
Appena scendiamo dal traghetto, ci dividiamo: c’è chi entra nelle case sulla costa e chi inizia a fare i suoi 700-800 scalini per abitare le case in cima. Per le valigie di questi ultimi, muli in religioso silenzio li aiutano a iniziare l’ardua salita.
L’isola di Alicudi sembra un cappello. È dominata dal Monte Filo dell’Arpa, il punto culminante di un vulcano spento. È un’isola fatta di scale da un lato e coste ripide e frastagliate dall’altro. L’unico movimento possibile su questo cappello è quello verticale.
L’unica strada dove si può camminare orizzontalmente è lungo parte della tesa di questo cappello-isola. Su quest’unica strada c’è: il cibo, il bar/ristorante dove mangeremmo ogni giorno la famosa insalata eoliana con i deliziosi capperi, e casa nostra: un cubo bianco vicino al mare.
Il proprietario del CUBO è il nostro amico, Angelo. Un mago che, per non dare nell’occhio, a Roma fa l’avvocato. La casa è amore! Un occhio è disegnato in bianco e nero sulla parete interna della casa che dà sul mare. Intenso e penetrante, ci protegge.
Scopro presto che lì nessuno dà fastidio a niente, non prendono i cellulari e tutti sembrano circondati da una allegra calma. Sull’isola ci saranno un centinaio di persone, una dozzina di muli, capre, pecore, due cani con prole e una quarantina di gatti. Si percepisce una sana libertà.
L’isola è magica e piena di leggende: donne volanti, incantesimi e trasformazioni. Tutte nate da visioni straordinarie che, secondo alcune ipotesi, possono essere attribuite al consumo collettivo di “ergot”. Nel 1900 per tre anni, gli arcudari, a seguito di una carestia, presero segale infestata da un fungo psichedelico. Lo stesso fungo fu usato dallo scienziato Albert Hoffman durante i suoi esperimenti che portarono alla scoperta dell’LSD, l’acido lisergico, uno degli allucinogeni più potenti conosciuti.
È ora di scrollarsi un po’ di città di dosso e mettersi il costume; Jacopo, un altro amico di Roma, ci raggiunge. Recita Catullo in latino ad alta voce mentre beve una birra. Ci dà il benvenuto.
Dieci passi e siamo con i piedi in acqua. Stromboli ha eruttato di recente e l’acqua è calda. Il sole scalda ma non brucia. Ci abbronziamo per bene. Lauren, una ragazza francese, prende il sole mentre Jessica dalla Germania gioca con le rocce che compongono la spiaggia.
Il vento spinge a riva il suono di musica techno “non identificata” e poco dopo un catamarano giallo, guidato da Mirko, si avvicina alla riva. Arcudaro (questo è il nome della gente di “Neverland”), era andato a prendere le sigarette da Silvio. Non da una tabaccheria, ma da Silvio.
Ci mettiamo le scarpe da scoglio (guai a non metterle!) e partiamo per un giro dell’isola-cappello. Dal mare Mirko ci mostra animali, pesci e la villa di Bosch.
La sera con un solo altoparlante abbiamo organizzato una discoteca vicino al pollaio: per questo motivo, è stata battezzata il “Pollodromo”. Mirko e Jacopo suonano. Daniel parla d’amore e balla sotto un cielo punteggiato di stelle e una luna immensa.
“Deewe015 – Side B – Non sei romantico ma tutto brilla, tutto scintilla…”