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La Napoli di Elena Ferrante: Amicizia, Femminismo e il Senso di Casa

“Questa città non è un posto qualsiasi, è un’estensione del tuo corpo, una matrice di percezione; è la base per il confronto di ogni esperienza. Tutto ciò che è stato significativo per me nel tempo ha Napoli come scenario e suona nel suo dialetto.”

Elena Ferrante (tradotto da Anne Goldstein)

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

A meno che non sei vissuto sulla luna, devi aver sentito parlare de L’Amica Geniale, la serie di quattro libri della talentuosissima – e misteriosa! – scrittrice italiana Elena Ferrante. Mi ricordo ancora il momento in cui mi sono imbattuto nel primo volume del quartetto qualche anno fa. Stavo cercando un regalo per mia madre, e la copertina del libro ha attirato la mia attenzione. Incuriosito ulteriormente dalla sinossi, ho letto alcune pagine de L’Amica Geniale nella libreria locale.

All’epoca, non sapevo nulla del libro, e conoscevo solo vagamente la scrittrice dall’adattamento cinematografico, del regista italiano Mario Martone, del suo primo romanzo L’amore molesto). L’incipit del romanzo era così potente, così ipnotico che mi sono sentito come ipnotizzato. Poteva essere la trama? O forse le parole che la scrittrice ha usato per esprimere emozioni sofisticate? O i personaggi stessi?

L’ho fatto incartare, ho scritto un piccolo biglietto di compleanno e sono tornato a casa. Ma pochi istanti dopo che mia mamma ha aperto il suo regalo, ero già nella mia stanza a divorare il libro. Anche se mia mamma si lamentava che era il suo compleanno e non il mio, a mia discolpa, avevo viaggiato 10 ore per essere a casa e sentivo di meritarmelo (una scusa terribile, lo so). Quel pomeriggio, leggendo il primo libro del quartetto, sono stato trasportato indietro al liceo quando passavo ore a leggere romanzi dietro la vecchia scrivania di quercia nella mia piccola stanza. Il romanzo di Elena Ferrante “ha la stessa potenza dei classici della letteratura, la stessa rigorosa struttura di bildungsroman che solo la grande letteratura contiene. Non era” solo leggere un romanzo: era più come infilarsi nella mente dell’autrice, dove le parole seguivano altre parole, formando organicamente frasi, ritraendo personaggi così vividamente che pensavo di conoscerli, trasmettendo pensieri così intimi che credevo fossero miei.

Per chi non lo sa, e senza svelare troppo della trama meravigliosamente costruita di questi romanzi, L’Amica Geniale segue le vite di due amiche, Lenù e Lila, dall’Italia del dopoguerra fino al presente: il loro rapporto, l’amicizia in continua evoluzione, le feroci gelosie, le rivalità inespresse, le solitudini personali, i molti problemi che devono affrontare durante le loro vite nel rione (“quartiere”) alla periferia di Napoli.

Elena Ferrante descrive meravigliosamente emozioni e sentimenti, ritraendo l’amicizia tra donne, i rapporti madre/figlia e figure femminili potenti e indipendenti, dalle insegnanti alle editrici. Da una prospettiva politica, L’amica geniale mostra una forte critica della società patriarcale italiana e descrive i movimenti femministi degli anni ’70 e la loro comprensione dei corpi femminili e degli spazi nella società italiana. Da un punto di vista sociologico, il libro affronta le dicotomie tra Nord e Sud Italia, tra il vernacolo del dialetto napoletano e la lingua italiana istituzionale. Anche la storia è protagonista nel quartetto napoletano, sfidando comportamenti e contesti, dalla povertà italiana del dopoguerra alla crescita economica degli anni ’60 fino ai turbolenti cosiddetti Anni di Piombo, un capitolo traumatico nella storia del paese.

Ma al centro, L’Amica Geniale è una storia su Napoli. La città più grande della Campania è l’ambientazione in cui si svolgono le vite di tutti i personaggi; Napoli è la forza dinamica che attrae e respinge tutti i personaggi dei romanzi. Anche quando Napoli non è la effettiva ambientazione della storia, la città irradia un’energia magnetica che la rende la vera protagonista del romanzo, affascinando i personaggi che continuano a tornarci.

Attraverso i quattro libri del racconto napoletano, vediamo Lila e Lenù lottare per la loro indipendenza, lottare per avere successo e liberarsi dalla vita che era stata loro assegnata dalla società italiana dell’epoca. Lenù si ritrova a lasciare il rione, partendo per Pisa, Firenze e Milano, sperando in una vita migliore, ma alla fine scopre che il mondo fuori Napoli non è poi così diverso da quello che ha vissuto nel rione crescendo. Si trova di fronte a dinamiche di potere simili e si ritrova in situazioni familiari. Nel frattempo, la fiera Lila vive secondo le sue regole, raggiungendo caoticamente la libertà a cui aspira senza lasciare Napoli.

L’Amica Geniale mostra magnificamente come ogni microcosmo contenga in sé il mondo intero e come il rione/la città che Lenù pensava fosse troppo stretta per lei è solo una versione in miniatura del mondo. Lila, d’altra parte, scopre che Napoli è un teatro dove accadono le dinamiche del nostro mondo e che può trovare la libertà anche dentro queste mura confinate: il mondo esterno non è diverso da Napoli.

Allo stesso modo, Elena Ferrante, in modo potente, quasi psicoanalitico, tiene uno specchio davanti al lettore. La grandezza di questi libri sta nella capacità di Ferrante di rendere la serie universale, parlando a tutti indipendentemente da dove si provenga. Ci si può immedesimare nelle relazioni e nelle emozioni intrecciate. In un certo senso, Ferrante e L’Amica Geniale rendono Napoli una casa familiare e universale.

Dentro le mura sicure della mia stanza, come il ragazzino che ero una volta, leggendo i romanzi di Elena Ferrante, ho capito che L’Amica Geniale è in fondo una storia di nostalgia. Nella vita, per quanto tumultuosa, cerchiamo (fisicamente o mentalmente) di tornare alle nostre radici, a quei posti dove siamo cresciuti e abbiamo sperimentato la vita nella sua energia primordiale. Lenù e Lila finiscono per trovarsi in posti diversi nella vita: la prima diventa una scrittrice famosa e la seconda scompare dopo un evento orribile (niente spoiler!). Credo però che entrambe fossero spinte da un certo desiderio di unità che solo l’infanzia può dare, contrapposto alla frammentata separazione dell’età adulta.