LIVELLO 1:
- VABBÈ – Abbreviazione di “va beneVabbè è un classico per chiudere una conversazione. Si può usare sia in senso positivo – come esclamazione – sia in senso negativo, come segno di rassegnazione.
- BOH – Questa magnifica parolina di una sillaba significa semplicemente “Non lo so”, ma può anche essere usata come “Chi lo sa!”, “Quel che sarà, sarà!”, “Non me ne frega niente”, e “Non lo saprò mai, quindi lasciami in pace!”
- CHE PALLE – Anche se letteralmente significa “che testicoli”, questa espressione usata spesso indica fastidio o noia: “che schifo!”, “che rottura”, ecc.
- MA VA – Un’espressione che è meglio pronunciare con un tono sprezzante, “ma va” può significare una delle seguenti cose: “mi stai prendendo in giro?”, “ma dai [Sherlock]”, “non ci credo”, “smettila”, o “vattene”.
- CAVOLO! – Può sembrare strano che la parola “cavolo” possa essere usata al posto di quasi qualsiasi parolaccia – versatile come l’onnipresente “cazzo” – il suo uso risale ai tempi della cucina povera. Anche quando il cibo – specialmente le carni e le verdure pregiate – era un lusso per molte famiglie, i cavoli erano economici e abbondanti, e l’unico cibo che si poteva osare sprecare. Così è nato il paragone tra il cavolo e qualcosa di cui non vale la pena preoccuparsi.
- TRANQUI – Abbreviazione di “tranquillo/a”. Un modo slang per dire “non preoccuparti”.
- AVOGLIA – Assolutamente! Ci puoi scommettere! Certo! Un modo particolarmente enfatico per dire ” sì“.
- DAI – Forse meglio tradotto come “su”, usato per esprimere urgenza o impazienza, o per incoraggiare o persuadere. Abbiamo visto anglofoni confusi da questa parolina – pronunciata come l’inglese “die” – pensando che ci auguriamo la morte a vicenda. (Vero solo se tifano per una squadra di calcio rivale.
- MENO MALE! – ” Che fortuna!”
- MAMMA MIA – Sì, noi italiani diciamo davvero mamma mia– e senza ironia. No, non ha assolutamente nulla a che fare con il film di successo del 2008 con lo stesso nome. Sorpresa, eccitazione, frustrazione e incredulità – mamma mia è un’esclamazione che può affrontarle tutte.
LIVELLO 2:
- IN BOCCA AL LUPO – Questa frase, che significa letteralmente “nella bocca del lupo”, era originariamente usata nel mondo dello spettacolo per augurare buona fortuna a un artista – più o meno l’equivalente italiano dell’inglese “break a leg”. La superstizione da cui è nata si è diffusa nella vita di tutti i giorni, e ora il termine viene usato fuori dal palco in continuazione.
- SECONDO ME – “A mio parere.” Usato prima di qualsiasi tipo di opinione, piccante o meno.
- CAVALLO DI BATTAGLIA – Anche se si traduce letteralmente come “cavallo da battaglia”, cavallo di battaglia viene usato metaforicamente per riferirsi a un vantaggio su un avversario o rivale. L’asso nella manica.
- FUORI DI TESTA – Fuori di testa. Pazzo. Matto. Come i non italiani con la burrata.
- FA UN FREDDO CANE – È difficile da tradurre bene in inglese – c’è un cane in mezzo – ma, in sostanza, significa “fa un freddo cane”. Detto mentre si indossano calzini di cachemire, intimo termico, piumini e sette sciarpe… Tutto questo e il termometro non scende quasi mai sotto i 5°C.
- FA SCHIFO – “È disgustoso/schifoso.” In alternativa, “fa schifo.” Generalmente usato per esprimere forte disapprovazione o disgusto per qualcosa, che siano scarafaggi o una brutta giornata per i capelli.
- SOGNI D’ORO – Sogna d’oro, l’equivalente italiano di “dolci sogni.”
- ROMPIPALLE – Una persona fastidiosa, un rompiscatole.
- WEEKEND – A volte per parlare italiano come un italiano, devi parlare inglese come un italiano: anche se il modo corretto di dire weekend è “fine settimana“, è molto più comune sentire il colloquiale “il weekend”. Lo stesso vale per altre parole inglesi, specialmente quelle legate al business – marketing, feedback, manager, trend – o alla tecnologia – computer, like (del tipo di Instagram), chat, e-mail. Un accento italiano è essenziale però.
LIVELLO 3:
- ATTACCARE IL BOTTONE (attaccare il bottone) – Sai quelle conversazioni da cui, non importa quanto ci provi, proprio non riesci a scappare? Il tuo interlocutore non la smette di parlare di qualcosa di così noiosamente banale, ogni segnale sociale gli passa dritto sopra la testa? Stanno “attaccando il bottone”, un modo di dire che viene dal tempo in cui i medici dovevano usare uno strumento di ferro per cauterizzare le ferite. La parte piatta alla fine apparentemente – siamo felici di non parlare per esperienza personale qui – assomigliava molto a un bottone.
- AD OCCHIO E CROCE (ad occhio e croce) – Qualcosa fatto approssimativamente, a occhio. Una stima approssimativa. Il termine viene dai tessitori di seta di Firenze che, quando un filo si rompeva, riparavano il lavoro passandoci sopra più volte con l’occhio, occhio, dell’ago e poi lo sistemavano a forma di croce, croce.
- TIRARE IL PACCO (tirare il pacco) – Fregare qualcuno, o dare buca a qualcuno.
- CADERE A FAGIOLO (cadere a fagiolo) – La coincidenza perfetta. Qualcosa di imprevisto che accade in un momento ideale, o una persona che arriva proprio nel momento in cui serve. Un’opportunità che ti cade in grembo. Niccolò Tommaseo, rinomato linguista del XIX secolo, ipotizzò che l’espressione derivi “dal detto comune che ai fiorentini piacciono molto i fagioli.” ( È vero, ci piacciono davvero tanto i fagioli.))
- ULTIMA SPIAGGIA (ultima spiaggia) – Ultima risorsa, ultima speranza, ecc. Se quell’ultima spiaggia fallisce, tutto quello che ti rimane sono le onde.
- MANDARE ALL’ARIA (mandare all’aria) – Mandare a monte i piani di qualcuno, annullare tutto. Simile all’espressione inglese “to blow up.”
- AVERE LA CODA DI PAGLIA (avere la coda di paglia) – Qualcuno che ha la coda di paglia sa di aver fatto qualcosa di sbagliato e non ha la coscienza pulita al riguardo; di conseguenza, è in ansia all’idea di essere scoperto. Un cugino di “avere uno scheletro nell’armadio”. L’espressione viene da una favola di Esopo in cui una volpe, avendo perso la coda in una trappola, la sostituisce con una di paglia.
- SIAMO ALLA FRUTTA (siamo alla frutta) – Arrivare alla fine proverbiale, in riferimento alla frutta che è l’ultima portata di un pasto. Cioè essere allo sbando, essere alla fine della corda, ecc.
- AVERE IL PELO SULLO STOMACO (avere il pelo sullo stomaco) – Essere senza scrupoli. Il ragionamento è che qualcuno senza moralità, che può sopportare qualsiasi insulto o accusa senza sensi di colpa, può farlo perché è imbottito dal pelo nello stomaco. Sicuro?