Berlusconi è morto. Mi arriva il messaggio su WhatsApp poco dopo le 10 del mattino. Mi fermo di colpo. Devo ripetermelo almeno quattro volte per afferrare il concetto.
10:20 del mattino. Arriva il secondo messaggio:
“Berlusconi è morto.”
Nessuno ci crede.
“Se non lo vedo, non ci credo”
“Devo vederlo per crederci.”
Link e messaggi iniziano ad arrivare a raffica.
La Morte di Berlusconi, Il Corriere–
“Il Corriere non usa fact-checker.”
“La BBC ha confermato.”
Ultim’ora: Silvio Berlusconi, ex premier italiano, muore a 86 anni (BBC News)
L’uomo che ha fregato l’intero paese, The Economist
“Era su radio 24, 20 minuti fa.”
Per noi che abbiamo vissuto gli anni del bunga bunga , è una notizia enorme.
Il telefono continua a squillare. Tutti sembrano increduli di fronte alla dura realtà, che l’uomo che sembrava – o meglio credeva di essere – immortale, non c’è più. E, con la sua morte, finisce anche un’era.

Per una come me, nata negli anni ’90, in una casa estremamente politicizzata (e non a favore del berlusconismo) la notizia della sua morte è come una secchiata d’acqua fredda.
Penso, come in effetti hanno pensato tutti, che sia la fine di un’epoca. Un capitolo della storia italiana – e non solo politica – si chiude con lui. Che lo si amasse o lo si odiasse, che piacesse o ripugnasse, Berlusconi non ha mai lasciato indifferente nessuno. Tutti, sempre, avevano un’opinione su di lui. Ha animato i discorsi di tutti, a tavola e non solo, per decenni. Nei miei ricordi d’infanzia, da adolescente, Berlusconi e la sua pervasività erano onnipresenti.
In un certo senso, con lui se ne va la mia adolescenza – è andata via da un bel po’, ma ora sembra definitivamente finita, chiusa, un ricordo lontano. Non so perché pensavamo tutti che sarebbe stato immortale. Apparteneva alla sfera del mito. Dai primi talk show televisivi agli scontri con Travaglio ad Anno Zero, dalla sua bandana in Sardegna con Putin agli scandali delle olgettine, abbiamo tutti riso (se pur amaramente) e sofferto per questo individuo istrionico che era in grado di interpretare decine di ruoli contemporaneamente: magnate degli affari, fondatore di Mediaset, proprietario della squadra di calcio del Milan, il Presidente del Consiglio più longevo d’Italia con tre mandati, il leader del partito di centro-destra Forza Italia, e una figura controversa, accusata di molestie sessuali, frode fiscale e corruzione.
In poche parole, non un grande uomo, ma sicuramente uno influente.

Quindi ora mi chiedo, se l’immortale Berlusconi è morto, allora sono invecchiata così tanto anch’io? Un brivido di consapevolezza mi attraversa il corpo – i miei genitori sono invecchiati così tanto anche loro? Quanto tempo rimane loro? Il tempo passa davvero così velocemente? Ma poi è vero che tutto finisce, niente è per sempre, e ogni volta che ti rendi conto di questa tremenda verità, ti senti morire dentro. La storia quando la vivi nel momento è solo vita. Oggi, guardando indietro di 20 anni, vedo la storia come una serie di diapositive attaccate l’una all’altra in tono seppia: la guerra in Iraq, Berlusconi e Bush, le torri gemelle, la marcia per la pace ad Assisi e quella a Roma, il bunga bunga, i processi, le foto ridicole con i capi di stato, e così via.
Non so perché ieri ero così triste. Non c’è dubbio che l’Italia sarà un posto migliore senza di lui. Forse è che la sua morte è un’altra porta che si chiude sull’era dei messaggi MSN, dei nonni, di guardare Mila e Shiro su Mediaset alle tre del pomeriggio. Forse è l’inesorabilità della parola “fine” che ci fa rendere conto che il tempo passa per tutti. Come canta De Gregori “gli angoli diventano curve nella memoria,”.