In un paese dove tre quarti è coperto da spiagge e coste, dove un tizio è diventato famoso in tutto il mondo cantando solo tre parole “O Sole Mio”, e dove frotte di turisti passano le vacanze (almeno dai tempi di Goethe), l’estate è una componente essenziale del DNA italiano – un pezzo che mi è mancato quando ho vissuto all’estero in paesi con climi più freschi. Sento una profonda nostalgia per i gelati in spiaggia, l’odore del burro di karitè che mia madre si spalmava sulla pelle, il colore dell’edicola dove compravo i fumetti.
La cultura pop italiana ha avuto un ruolo importante nel plasmare sia il sentimento realistico che quello stereotipato e l’iconografia dell’estate italiana. Dall’Italia del dopoguerra in poi – attraverso la crescita economica degli anni ’50, i sognanti anni ’60, i politici anni ’70 e gli edonistici anni ’80 fino ad oggi – l’estate italiana – o come diciamo noi l’estate Italiana–ha sempre significato molto più che vacanze per gli italiani. Lo vediamo meglio nel cinema italiano, in cui l’estate fa da sfondo a tante storie memorabili ed è spesso la protagonista stessa.
GLI ANNI ’50
Durante gli anni ’50, la rappresentazione dell’estate Italiana nella cinematografia italiana divenne, nelle mani di registi capaci, un modo per descrivere i vizi e le virtù di un paese pieno di contraddizioni e il suo tentativo di fare i conti con l’inaspettata crescita economica del dopoguerra. In Domenica d’agosto (Domenica d’agosto, 1950), Luciano Emmer ritrae la vita di una società in cui membri della nobiltà decaduta, classe operaia e ceto medio trascorrono tutti insieme una giornata estiva a Ostia, vicino Roma. Lungi dall’essere un film giudicante, Domenica d’agosto mostra, in tipico stile neorealista, come le interazioni tra classi, costumi e comportamenti stessero cambiando all’epoca; la Seconda Guerra Mondiale era un ricordo recente, ma la gente guardava al futuro. Questo gran bel film ha forse gettato le basi di molti cliché sull’ estate Italiana: c’è gente che mangia pasta in spiaggia, le auto americane sono mostrate con orgoglio, famiglie ricche vivono accanto a famiglie della classe media. E non importa la classe, tutti cercano la felicità dopo i tempi bui della guerra.
Il film di Aldo Fabrizi La famiglia Passaguai (La famiglia Passaguai, 1951) è una commedia sulla borghesia italiana dell’epoca, che fatica ad adattarsi ai nuovi valori e stili di vita delle vacanze durante i vivaci ed energici anni ’50, quando gli italiani stavano imparando a passare le vacanze al mare come costrutto sociale. Per molte famiglie, l’anno si divideva tra il lavoro nelle grandi città come Milano, Roma o Torino e l’estate al mare.
La fredda ed elegante rappresentazione del potere dell’invidia di Alberto Lattuada, La Spiaggia (La Spiaggia, 1954), ambientata nell’Italia del dopoguerra dove una gran parte della popolazione era diventata borghese, racconta la storia di una prostituta in vacanza con sua figlia in Liguria e di come la popolazione locale la giudica una volta scoperta la sua professione.
GLI ANNI ’60
I registi degli anni ’60 analizzarono l’estate Italiana da un’angolazione diversa, non più mostrando una società in cambiamento in cui le vacanze erano considerate uno status quo che ogni famiglia di ceto medio doveva perseguire, ma adottando un approccio più critico, spesso disincantato. Il film di Michelangelo Antonioni L’avventura (The Adventure, 1960) racconta di un’estate misteriosa ambientata nelle Isole Eolie, dove un mare tempestoso divide e nasconde segreti, e dove la grande compianta Monica Vitti interpreta il ruolo di Claudia, una donna angosciata innamorata del partner della sua migliore amica. L’estate italiana è più cupa negli anni ’60, specialmente nel film di Dino Risi Il Sorpasso (The Easy Life, 1962) in cui Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant, rispettivamente uno scansafatiche scapolo e un diligente studente di legge, si allontanano da una Roma deserta per raggiungere la costa del Mar Tirreno.
Insieme a L’ombrellone (Weekend, Italian Style, 1965), ancora di Dino Risi, il film rappresenta il dolore della perdita dell’innocenza di una nazione, grazie all’industrializzazione selvaggia, alla gentrificazione violenta e a un improvviso passaggio dai valori della vecchia scuola a una vita moderna disordinata, che si scontra con i meravigliosi paesaggi italiani e le ambientazioni estive. Il regista capovolge intelligentemente la classica dicotomia città/male vs vacanza/bene. In questo film, le spiagge di Riccione sono rappresentate come luoghi sovraffollati, dove gli esseri umani hanno coperto ogni centimetro di terra, persino l’acqua del Mare Adriatico. Dove gli umani si perdono nei vizi e in comportamenti moralmente deprecabili. Il desiderio di civiltà ha prodotto esseri umani senza gusto e profondità.
GLI ANNI ’70
Il tumulto politico degli anni ’70 in Italia ha spinto i registi verso film più sociologici. Il film di Lina Wertmuller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (Swept Away, 1974) è una commedia sensuale in cui Mariangela Melato e Giancarlo Giannini rispecchiano la lotta di classe tra proletariato e borghesia, tra comunismo e capitalismo, tra uomini e donne. Il marinaio proletario Gennarino Garunchio e la signora milanese snob Raffaella Pavone Lanzenetti naufragano su una bellissima spiaggia sarda dove le dinamiche di potere del duo si spostano, creando esilaranti sketch comici. La donna ricca e snob inizia urlando ordini al marinaio siciliano e finisce per cucinare per lui.
Se c’è una cosa che i registi italiani sanno fare bene, è produrre commedie agrodolci, film in cui il pubblico ride del film, ma anche di se stesso. Questo è il caso di Dove vai in vacanza? (Where Are You Going on Vacation?, 1978) in cui Alberto Sordi e Anna Longhi, due veraci fruttivendoli, finiscono alla Biennale di Venezia, persi tra intellettuali e arte contemporanea sotto il sole cocente di agosto.
GLI ANNI ’80
L’espansione economica (forse più illusoria che reale) degli anni ’80 ha generato un’espansione culturale in Italia–film, musica, moda e molto altro. Forse a causa dell’edonismo sfrenato tipico di questi anni, l’estate negli anni ’80 divenne sinonimo di puro escapismo: un tempo e un luogo in cui i registi (e gli spot pubblicitari) potevano giocare con la nostalgia, personaggi gioiosi e storie d’amore. Molti film erano ambientati in spiaggia negli anni ’80, la maggior parte commedie divertenti; il retrodatato Sapore di Mare (Taste of the Sea, 1983) e molti altri raccontano storie leggere di amore e amicizie tra le dune delle spiagge e le piste da ballo dei locali, raffigurando una generazione ideale senza problemi reali. Questi registi rappresentavano estate Italiana come l’ambientazione escapista per eccellenza in cui l’amore è reale e l’Italia è vista come un paradiso perduto, un sogno proibito. L’estate italiana era un luogo in cui la vita reale era sospesa e tutto poteva accadere.
GLI ANNI ’90
Dopo gli anni ’80, gli eventi dannosi degli anni ’90 – Tangentopoli, la vicina guerra del Golfo, gli omicidi di mafia – hanno alterato l’iconografia standard dell’estate italiana. Gente che mangia il gelato in spiaggia, che fa gli spaghetti in famiglia sotto enormi ombrelloni a righe, che si cambia nei camerini di legno e tutti i cliché simili sono spariti dall’estetica cinematografica. Invece, negli anni ’90, l’estate italiana è diventata uno stato (d’animo) più psicologico. L’iconografia degli anni ’90 dell’estate italiana è forse meglio rappresentata da Nanni Moretti nel suo Caro Diario (Dear Diary, 1993), in cui il protagonista principale rimane in una Roma vuota e, a differenza di Gasman in The Easy Life, abbraccia il vuoto, che riempie con pensieri, sentimenti e ansie. Vagando per la città con la sua iconica Vespa e gli occhiali da sole, fa di Roma un’estensione della sua mente, dove può perdersi in strade/pensieri.

Allo stesso modo, l’estate in Io ballo da sola (Stealing Beauty, 1996) di Bernardo Bertolucci rappresenta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta in un affresco intimo e toccante, perfettamente interpretato da Liv Tyler. Il film di Paolo Virzì Ferie d’Agosto (August Vacation, 1996) è un pretesto per parlare delle differenze politiche degli italiani negli anni ’90, in cui gli intellettuali di sinistra si scontrano con i valori berlusconiani della destra ricca.
OGGI
Ultimamente, il 21° secolo ha portato una manciata di film eccellenti in cui l’estate italiana è un luogo per l’amore e l’amicizia. La brillante commedia di Silvio Soldini Pani Tulipani (Bread and Tulips, 2000) racconta la storia di una donna che si perde a Venezia e inizia un flirt con un cameriere, il compianto e grande Bruno Ganz. Acclamata dalla critica, questa commedia romantica è ambientata nelle calde strade dove estate Italiana diventa lo scenario perfetto per un amore timido. Pranzo di Ferragosto (Mid-August Lunch, 2009) di Gianni Di Gregorio è un film delicato sulla vecchiaia e l’amicizia, ambientato nel Trastevere di Roma durante la festività di Ferragosto. L’estate italiana è anche una delle protagoniste del film di Luca Guadagnino Chiamami col tuo nome (2017), una splendida storia d’amore tra un giovane, Elio, e un uomo più anziano, Oliver. L’ estate fornisce il contesto per l’amore, sia familiare che romantico, sia in Mid-August Lunch che in Call Me By Your Name: nel primo, l’amore è rappresentato dal cibo che un uomo di mezza età cucina per sua madre (e un gruppo di altre signore anziane), mentre nel secondo, l’estate italiana è un luogo di scoperta di sé quando Elio si innamora di un uomo e inizia a esplorare la sua sessualità.

I molti tentativi di descrivere l’estate italiana fatti dai registi durante l’ultimo secolo hanno plasmato un fattore culturale unificante per la nazione – al punto che tutti in Italia possono ancora identificarsi con film diretti più di 60 anni fa. Un linguaggio fatto di iconografie stereotipate classiche come ombrelloni (ombrelloni giganti), jukebox con tormentoni estivi, granite on the rocks (gioco di parole non intenzionale), gelati mangiati con nuovi morosi o morose (slang del nord-est per fidanzato o fidanzata). Ma mentre è chiaro che l’estate italiana è un canone nella produzione culturale dell’Italia, e mentre abbiamo così tanti film che raffigurano questi mesi, non è ancora facile definirne il DNA. Quello che è certo è che estate Italiana è molto più di un periodo di tempo che passiamo in vacanza: è un sentimento, una sensazione, un modo di vivere. (E se vuoi viverla ancora di più, ecco una playlist per entrare nel mood. Meglio ascoltarla mentre ti fai un drink in riva al mare.)