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Cultura

La Befana, la casalinga che cavalca la scopa e porta caramelle ai buoni e carbone ai cattivi

La sua ispirazione è arrivata persino sui social: la tendenza ‘Strega Nona Fall’ su TikTok rende omaggio a un libro per bambini italiano con lo stesso nome, con protagonista una gentile ‘nonna-strega’.

Jacob Grimm, dei famosi Fratelli Grimm, l’ha descritta come una ‘fata deforme’. Uno scialle tutto rattoppato le copre la testa, rivelando una mezzaluna di capelli argentati, e sotto, un naso adunco, pochi denti e una pelle segnata dal tempo. È avvolta in stracci e tra le sue mani nodose stringe una scopa. La Befana, la vecchietta immaginaria famosa per portare i doni la vigilia dell’Epifania, non sembra particolarmente affascinante, eppure è una delle figure più amate della tradizione italiana. Si dice che porti dolcetti, di solito caramelle (caramelle) ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi; non su una slitta trainata da renne, ma sulla sua scopa.

I riferimenti sono ovvi, ma non è Babbo Natale. In realtà, lei c’era prima, anche se rimane relativamente sconosciuta oltre i confini nazionali. Alcuni credono che derivi dalla tradizione pagana, una dea della terra inventata dai Romani, dai Celti o dagli agricoltori neolitici. Altri pensano che possa essere nata da una personificazione medievale cristiana dell’Epifania; all’epoca, personificare date importanti del calendario cristiano era una pratica comune. In ogni caso, nel corso della storia, La Befana è stata adottata nella leggenda cristiana, diventando nota come la casalinga laboriosa condannata a vivere oppressa dal rimpianto.

La storia racconta che i Re Magi, alla ricerca del Bambino Gesù, si fermarono in un villaggio al crepuscolo, stanchi e affamati. La Befana, la perfetta casalinga famosa per la sua ospitalità, offrì loro riparo per la notte. Sopraffatti dalla gratitudine, la mattina dopo la invitarono ad accompagnarli nella loro ricerca di Cristo, così che anche lei potesse avere l’opportunità di posare gli occhi sul divino bambino. Lei rifiutò, dicendo loro che era troppo occupata a spazzare la casa per partire per una simile spedizione.

Non passò molto tempo prima che si pentisse della sua decisione e decise di seguire i Magi dopo tutto, portando con sé prodotti da forno e la sua scopa, un regalo per aiutare la nuova madre a pulire. La Befana non riuscì mai a trovare il bambino Gesù e la sua famiglia, e la leggenda narra che stia ancora cercando; visitando tutti i bambini la vigilia dell’Epifania carica di doni, sperando di imbattersi nel santo bambino. Si crede che il suo nome derivi dalla versione italiana della parola Epifania, Epifania.

La vecchietta simile a una strega è una leggenda che esiste in tutto il paese, una sorta di rarità in un paese con così tanta varietà regionale. Nonostante ciò, ci sono ancora significative differenze locali. Lo scrittore italiano Alfredo Cattabiani nota la variazione linguistica del solo nome della Befana, dicendo che è conosciuta come la Pifanie (epifania) nel Lario Orientale, la Stria (Strega) a Mantova, Padova, Treviso e Verona, la Voecia (vecchia) a Bologna e Pasquetta (piccola Pasqua) a Legnago. Il celebre folclorista Giuseppe Pitrè si riferisce a lei come la vecchia di Natale, il termine tradizionale siciliano. Altrettanto vari sono i modi in cui viene venerata e ricordata. In Toscana, un’usanza nota come ‘Befanata’ include la creazione di una sua bambola da mettere sui falò, praticata anche in Umbria e Lazio con il nome di ‘Pasquarella’. Venezia celebra con la ‘Regatta delle Befane’, una gara sul Canal Grande con gondolieri vestiti da Befana. Ha un legame particolare con Roma, dove si dice che viva tra i tetti di Piazza Navona. La leggenda narra che allo scoccare della mezzanotte del 5 gennaio, La Befana appaia in una delle finestre della piazza, attirando folle ogni anno per avvistarla. Persino i suoi vestiti si dice siano romani, con una popolare canzone italiana, ‘La Befana vien di notte’, che la descrive ‘ col vestito alla romana,” o “vestita alla romana”, avvolta in uno scialle nero e con “scarpe tutte rotte” (scarpe tutte rotte). Le celebrazioni non si limitano affatto all’Italia; la vivace comunità italiana di Toronto fa sì che un Coro della Befana si riunisca ogni dicembre, cantando canzoni d’amore per far tornare il sole. Ma i festeggiamenti più grandi avvengono a Urbania, una storica cittadina nelle Marche, che si dice sia la casa originale della Befana. Qui, la La festa attira tra 30.000 e 50.000 persone ogni anno.

Strega Nona

Nonostante tutto il divertimento regionale, storicamente La Befana portava molto più che buon umore. “I Befanotti” era il nome dato a gruppi di uomini che andavano di casa in casa nei villaggi di campagna in tutto il paese, cantando, ballando e recitando sketch in cambio di cibo. Questo non era cibo per loro, dicevano, no, era per La Befana; era alla ricerca di cibo per i suoi figli e aveva bisogno della carità del villaggio per farlo. In questo modo, i membri più poveri del villaggio chiedevano agli altri di dar loro cibo, ma evitavano la vergogna di dover mendicare. Agli uomini più ricchi era vietato creare i propri gruppi o partecipare, in modo da garantire che coloro che avevano più bisogno del cibo lo ricevessero. Alcune canzoni arrivano persino a chiedere specifici alimenti, solitamente ricchi di proteine, come carne e uova, in modo che i meno fortunati potessero sopravvivere ai duri mesi invernali.

Lo spirito della Befana ha subito un colpo negli 1977. The Italian government, crippled by the devastating impact of the anni di piombo, decisero che dovevano agire se volevano rilanciare l’economia del paese. Proposero una riforma del calendario, cancellando una serie di festività pubbliche, tra cui l’Epifania. Fu un duro colpo per la stagione delle festività italiane, con alcuni che si erano abituati a celebrare l’Epifania con più sfarzo e festività rispetto al Natale. Persino Papa Paolo VI espresse il suo lutto per la festa perduta e la sua patrona in un discorso pubblico: “Povera Befana… Ora cerca rifugio la prima domenica dopo la festa che era sua.” Tale fu il clamore che l’Epifania fu ufficialmente reintegrata come festa nazionale nel 1985.

Questo da solo mostra come La Befana persiste – un emblema della lunga storia folcloristica e religiosa che ha plasmato così tanto della cultura italiana di oggi. La sua ispirazione è arrivata persino sui social: la tendenza ‘Strega Nona Fall’ su TikTok rende omaggio a un libro per bambini italiano con lo stesso nome, con protagonista una gentile ‘nonna-strega’. Non è difficile fare il collegamento tra la caratterizzazione storica de La Befana e un’ondata di riproduzioni artistiche e letterarie che ora, a loro volta, hanno scatenato un fenomeno sui social. I consigli per abbracciare questa tendenza includono fare la pasta da zero, leggere libri, godersi il calore di casa e essere gentili. Sembra che secoli dopo che I Befanotti usavano La Befana per incoraggiare la carità nei loro vicini, la figura della nonna-strega italiana stia ispirando una nuova generazione a pensare agli altri – che ci siano caramelle in palio o meno.

Details from Bartolomeo Pinelli's La Befana (1821)