en
Cultura /
Viaggi /
Lazio /
Roma

La barriera linguistica di Roma: Una città divisa

fotografie di Lorenzo Gargiulo

Romanesco: il dialetto di Roma, audace e incisivo, che il poeta Dante etichettò come il più brutto d’Italia.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Romanesco: il dialetto di Roma, audace e incisivo, che il poeta Dante etichettò come il più brutto d’Italia. Talvolta chiamato “romanaccio” – con il suffisso peggiorativo “accio” che ne enfatizza le qualità volgari e sconce – questo dialetto è diretto e senza fronzoli, un’incarnazione linguistica del popolo romano. Si noti l’abbandono delle vocali e il raddoppio delle consonanti – “quando” diventa “quanno”, “ogni” diventa “gni” – così come la proliferazione di parolacce, bestemmie e la parola “moccolo”, usata con una frequenza spaventosa, ma priva dell’offensività che ha nell’italiano standard.

Il romanaccio è divertente. Le associazioni comiche con il dialetto sono, in parte, il risultato delle opere di registi come Carlo Verdone, che spesso includono un uso esagerato del dialetto a scopo umoristico. (Si veda la scena di “Acqua e sapone” in cui il protagonista cerca, senza riuscirci, di convincere la nonna a rispondere alle sue domande in italiano standard anziché in dialetto romanesco). Quando chiedo a Licia (42 anni, Montesacro) quale sarebbe la caratteristica principale del romanesco, mi risponde semplicemente che fa ridere.

Come il popolo romano, anche questo dialetto è in continua evoluzione. L’afflusso di persone provenienti da altre parti d’Italia e dall’estero nella capitale del Paese comporta nuove aggiunte colorate al romanesco, dando vita a una sorta di dialetto ibrido coniato dai media come “romanoide”. Non esiste quindi un unico modo di parlare dei romani, che varia invece man mano che si percorrono le tortuose strade dell’antica capitale. Ma questa disparità nella parlata è forse più evidente nella divisione dei quartieri di Roma, ampiamente riconosciuta: Roma Nord vs Roma Sud.

Photography by Lorenzo Gargiulo

Questa antica rivalità tra il nord e il sud della città è incentrata sulle differenze apparentemente infinite, anche se spesso generalizzate, tra i loro abitanti. Roma Nord – composta da quartieri come Prati, Flaminio e Parioli – è una distesa di campi sportivi, negozi chic e locali notturni che si frequentano per vedere ed essere visti. Con la reputazione di comprendere “i quartieri ricchi”, Roma Nord è nota per essere in gran parte occupata dall’élite benestante e “sana” della società romana. La sua controparte (leggi: rivale) Roma Sud, è un’area storicamente più povera della capitale. Comprendendo quartieri come Ostiense, Portuense ed Europa (tra gli altri), Roma Sud è trafficata, vivace e va di pari passo con la tendenza romana a essere caciarone (a provocare il caos). Come è tipico dell’Italia, la differenza tra nord e sud inizia con il cibo. Mentre gli abitanti di Roma Nord sono noti per essere perennemente a dieta, come dimostra la loro reputazione di mangiare sushi o cibo vegano, quelli di Roma Sud – che hanno “la bocca buona”, o, in altre parole, non sono schizzinosi su ciò che mangiano – possono essere visti mangiare i classici, sostanziosi piatti romani come gli spaghetti all’Amatriciana. Mentre Roma Nord guida l’auto, Roma Sud guida lo scooter. Mentre Roma Nord gioca a squash e a tennis, Roma Sud gioca a calcio… e l’elenco potrebbe continuare a oltranza.

Questi contrasti filtrano, inevitabilmente, nel linguaggio. I cittadini di Roma Sud vengono etichettati come “bori” (burini), che deriva da “borgataro”, ovvero chi vive nelle borgate, le periferie. Lo stereotipo di “er boro/er burino” è quello di una persona che parla forte e senza peli sulla lingua e che si veste quasi esclusivamente con tute da ginnastica e abbigliamento sportivo, in qualsiasi occasione. Quelli di Roma Nord, invece, sono conosciuti come “pariolini”, in riferimento al quartiere Parioli. Elegante, chic e “un po’ snob”, il pariolino è una persona che ha uno stile di vita lussuoso e non ha paura di mostrarlo. L’espressione “Lavi-Cami-Flami” è talvolta usata per prendere in giro i Pariolini, in riferimento alla ricorrenza dei nomi tradizionali Lavinia, Camilla, Flaminia tra le ragazze di Roma Nord. Un gioco di parole simile è presente in una canzone ormai virale di TikTok, “La Pariola Romana” delle TikTokers Ilaria e Caterina: “È la tipica pariola romana, magna sushi ogni settimana, se sei de Roma Sud te guarda strana, per lei sei unortolana…”.

Photography by Lorenzo Gargiulo

Ma la lingua non si limita ad affrontare il divario tra nord e sud, è parte integrante della diversità. Ornella (63 anni, Campo de’ Fiori) mi dice che i pariolini parlano in modo tipico della “Roma bene”, evitando le parolacce e parlando in modo articolato, e usano il dialetto romanesco soprattutto “per gioco”. A Roma Sud, invece, il dialetto costituisce una parte molto più significativa del parlato quotidiano. Ascoltate parole come “Aò!” e “amazza!” se si passeggia per le strade di Ostiense. Il famoso “daje” (la versione romanesca dell’iconico “dai” italiano), accompagnato da un generoso gesto di “ma che vuoi” (l’altrettanto iconico gesto della mano pizzicata), tende a costellare le interazioni più accese. Qui l’accento romano è più marcato e, in alcune zone, i dialetti e gli accenti sono influenzati dalla maggiore percentuale di popolazione migrante multilingue. Mentre “daje” costituisce una parte fondamentale del vocabolario del “boro” medio, espressioni anglicizzate come “mezzo, che top” (“abbastanza buono”) vengono lanciate dai Pariolini di Roma Nord, insieme a frequenti esclamazioni di parole come “adoro!”. 

La qualità autenticamente romana dei meridionali e l’associazione inglese o milanese dei settentrionali si riflette anche nel loro linguaggio del corpo. Ornella ci spiega che mentre un pariolino può tenere un contegno, seppur sobrio, un burino è più probabile che venga notato mentre fa gesti esagerati con le mani per sottolineare quello che sta dicendo. 

Questa rivalità fraterna tra Roma Nord e Roma Sud è un argomento culturale popolare e recentemente è diventata il soggetto della serie web comica “Romolo + Giuly”, una parodia di Romeo e Giulietta in cui una famiglia Roma Nord e una famiglia Roma Sud si contendono il potere su Roma. Tuttavia, nonostante le caricature scanzonate della divisione della città, le variazioni linguistiche e comportamentali tra Roma Nord e Roma Sud rivelano una questione più profonda di disuguaglianza finanziaria e sociale. La buona notizia è che le cose stanno cambiando: il divario di ricchezza da cui hanno avuto origine questi stereotipi sta iniziando a ridursi. E così, nonostante l’abisso apparentemente incolmabile tra chi pronuncia “daje” e chi pronuncia “mezzo che top” a Roma, potreste scoprire di aver sentito una o due parolacce a Roma Nord, o di aver visto un gruppo di Cami, Lavi e Flami vestiti da stilisti a Roma Sud, mentre andavano a vedere il nuovo bar più in voga del Pigneto.

Photography by Lorenzo Gargiulo

Photography by Lorenzo Gargiulo

Photography by Lorenzo Gargiulo

Elegante ristorante dalle pareti blu con sedie arancioni, tovaglie bianche, opere d'arte, specchio dorato e vista sul bar. Arredamento caldo e classico. Elegante sala da pranzo con pareti blu, specchio dorato e poster d'epoca. Sedie arancioni su tavoli rivestiti di bianco. Presenti i loghi Helvetia e Bristol.