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Isola di San Pietro: L’Isola dentro un’Isola

“”La magia e la storia di uno dei gioielli più preziosi del Mediterraneo.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

A soli 30 minuti di traghetto dal porto di Portovesme, in provincia di Carbonia-Iglesias, c’è un piccolo paradiso sulla terra, caratterizzato da paesaggi ancora selvaggi, spiagge incantevoli e natura incontaminata: è l’Isola di San Pietro.

Appena sbarchiamo, capiamo subito che è qualcosa di unico e completamente diverso da quello a cui siamo abituati, molto lontano dalle vicine località sarde più o meno turistiche.

Ci sono principalmente due aspetti che rendono quest’isola così unica e affascinante.

Il primo è la sua già nota e sconfinata bellezza, il secondo: la sua incredibile storia.

Da Carloforte, il principale centro abitato di San Pietro, iniziamo a capire cosa significa vivere davvero l’isola. INel 1738, quando era ancora disabitata, fu colonizzata da famiglie genovesi che si erano inizialmente trasferite sull’isola africana di Tabarka per estrarre corallo – da qui il termine Tabarchini per gli abitanti dell’isola. Una volta insediatisi, i Tabarchini fondarono Carloforte, l’unico centro abitato dell’isola, dedicandosi alla pesca del tonno, del corallo e alla produzione di sale.

I forti legami con la Liguria sono molto evidenti. I colorati “Caruggi” tipici del centro prendono il nome dai vicoli stretti tipici della fisicamente lontana, ma culturalmente vicina Genova, mentre il dialetto è forse l’aspetto più caratteristico dell’isola: i Carlofortini infatti parlano una variazione del genovese.

Il rapporto con il dialetto è molto stretto. A differenza di molte altre parti d’Italia dove parlare e imparare in dialetto rimane sempre più marginale e sull’orlo dell’estinzione, soprattutto nelle aree metropolitane, sull’isola continua, vive e non sembra mai perdersi. È incredibile, ma fino agli anni ’70, la maggior parte delle famiglie dell’isola insegnava ai bambini prima a parlare il Tabarchino, seguito dall’italiano. Per le strade dell’isola, nei bar, nella Piazza, ciassa in dialetto, dove i locali di solito si incontrano sulle panchine, ovunque si sente sempre il Tabarchnio; un parlato con un accento unico, basato sulla cadenza sarda difficile da spiegare, impossibile da non notare e ancora più difficile da dimenticare. Da genovese che non si è mai davvero concentrato sul dialetto, ho provato ammirazione nel vedere un’intera popolazione a oltre 700 km di distanza, con una grande massa terrestre in mezzo, parlarlo.

Una storia così rara può essere accompagnata solo da una bellezza altrettanto rara.

I 30 km di costa ti lasciano senza fiato. Autentico, selvaggio, un mare cristallino, alterna piccole cale sabbiose da sogno a pareti rocciose, grotte, strapiombi, insenature e piscine naturali.

Tutta la bellezza può essere ammirata anche dall’alto. La tappa al Faro di Capo Sandalo, la punta più occidentale d’Italia, è infatti obbligatoria per vivere uno dei tramonti più belli ed emozionanti che si possano ammirare nel nostro paese.

Ma San Pietro non è solo natura e mare.

Carloforte, chiamato dai suoi abitanti con grande amore “U Paize” (“IL Paese”), è ovviamente incluso nella lista dei borghi più belli d’Italia. È d’obbligo perdersi nei già citati caruggi e immergersi nella vita Carlofortina: un’esplosione di case colorate, panni stesi al sole e svolazzanti al vento di un maestrale quasi costante ai piani alti, o esposti su stenditoi in mezzo alla strada ai piani bassi, perché sì, a Carloforte ci si fida ancora della comunità.

Con l’arrivo dell’estate, le porte dei piani terra sono sempre aperte, ed è bellissimo sentire voci e suoni che ne provengono. Suoni che la domenica sono principalmente quelli della telecronaca (ci sono molti Carlofortini che tifano Genoa e Sampdoria, le due squadre genovesi), alternati a messe radiofoniche in diretta a tutto volume, ascoltate con passione dai Tabarchini più anziani.

Infine, parlando di tradizioni che durano, è impossibile non approfondire una delle principali eccellenze locali: la pesca del Tonno Rosso. Un’attività con una tradizione secolare che ancora oggi, attraverso le famose tonnare, rappresenta uno dei motori dell’economia dell’isola. Il tonno di Carloforte, che si classifica al primo posto nel Mediterraneo per quantità, viene celebrato ogni anno in un ormai famoso evento internazionale di 4 giorni, “Il Girotonno”.

Qui, come in gran parte della Sardegna più autentica, c’è una vita vera e piena – respirarla fa bene all’anima.