Il sole, il mare e il buon cibo sono ciò che fa battere il cuore agli italiani; unisci i tre per il pranzo al mare e avrai un’esperienza italiana autentica al cento per cento. Alcuni la chiamerebbero la dolce vita e a ragione – pranzare con la brezza marina tra i capelli e la sabbia morbida sotto i piedi è senza dubbio il massimo del relax. Ma c’è anche di più. Il primo pranzo al mare di una persona segna il passaggio dall’inverno alla primavera, il momento da cui tutto migliora. Nella beata mitezza dell’Italia, il primo pranzo al mare della stagione può avvenire già a marzo.
E per fortuna, lanciarsi in una simile avventura è facile. La famosa forma stretta e allungata dello stivale italiano significa che non si è mai a più di due ore dalla costa in qualsiasi punto. Per alcuni, come me che vivo a Roma, questo viaggio dalla porta alla sabbia dura appena 40 minuti. Dalla sabbia al ristorante al beato paradiso di cibo e alcol… Beh, quella è un’altra storia. Il tempo è tutto tuo per godertelo mentre guardi le onde infrangersi, ascolti le chiacchiere, assapori ogni boccone e semplicemente ti immergi nella giornata fino al tramonto.
Ho avuto il mio primo incontro col litorale romano poco dopo essermi trasferito nella capitale otto anni fa. Era inizio primavera – una mattina di marzo fredda, frizzante ma gloriosamente soleggiata – e un nuovo conoscente italiano mi ha suggerito di andare al mare. Crema solare in borsa e costume ben preparato sotto i vestiti, mi sono tuffato nel grande blu pochi minuti dopo l’arrivo. Emergendo dalle acque gelide, ho guardato verso la spiaggia dove il mio amico, con guanti, cappello e piumino, mi osservava con sconcertato sgomento. “Ma siamo venuti per pranzo!” mi ha urlato. Coperto di pelle d’oca, ho sorriso e gli ho fatto un cenno.Questi inglesi…“, l’ho sentito dire.”

Mentre ci sedevamo per pranzo, è diventato chiaro che ciò che gli mancava in coraggio per nuotare a marzo, lo compensava con l’appetito. Il antipasti hanno iniziato ad arrivare: crudi di gamberi rossi, insalata di mare e alici marinate , che mi hanno fatto giurare di boicottare quelle in barattolo, troppo salate, da allora. Poi sono arrivati i moscardini fritti e le bruschette spennellate d’aglio e cariche di telline . Passando ai primi primi, lui ha preso il risotto e io gli spaghetti. Entrambi cucinati ai frutti di mare ed entrambi così ugualmente deliziosi che nessuno dei due poteva vincere. La suddetta beatitudine piena di cibo non è stata raggiunta completamente finché non abbiamo divorato i nostri secondi : spigola con patate che, nonostante la sua assoluta perfezione, mi ha quasi tentato a tornare in mare per ripartire da zero.
Il borgo marittimo di Fregene, che ha ospitato questo primissimo pranzo al mare, era un tempo abitato dagli Etruschi e rimane ancora oggi un favorito tra i loro discendenti. Il suo tratto di spiaggia di cinque chilometri, punteggiato di ristoranti da un capo all’altro, offre ai romani (e a me!) la perfetta fuga per pranzo nove mesi all’anno. Oggigiorno, i miei tuffi di inizio anno si sono un po’ ridotti, sostituiti da immersioni socialmente accettabili in estate. La mia tolleranza al sole e al vino, grazie a dosi regolari di entrambi, è molto migliorata, e lo stesso si deve dire della mia capacità di partecipare a pasti multi-portata. Le gite al mare, sebbene sempre un piacere, sono ora le gioie più fedeli e familiari e, togliendomi il cappello (da sole) al mio amico italiano, sono d’accordo: si tratta davvero tutto del pranzo.