Alla fine degli anni ’70 qualcosa di inaspettato colpì un tranquillo paradiso della campagna toscana. Un po’ fuori dal borgo medievale di Capalbio, tra dolci colline, traboccanti uliveti e distese di viti soleggiate, nacque un mostro. Poco dopo ne emerse un altro e, nel giro di pochi mesi, ventidue di queste creature mastodontiche furono avvistate insieme in cima alla collina di Garavicchio, con le teste che torreggiavano sul fogliame circostante, i loro corpi incorniciati di ferro che facevano capolino dietro le foglie di cipresso. Col passare del tempo, i loro gusci scheletrici e metallici furono coperti da pelli arcobaleno, un’esplosione di colori vivaci contro la tavolozza morbida e tenue del verde toscano.
Per i due decenni successivi, in questo sito fenomenale si è potuto ritrovare un gruppo di artigiani e artisti, sia locali che venuti da lontano, sminuito da un vago pregiudizio, quello di “esseri strani ed esotici”. Carichi di frammenti di specchi e di mosaici e di bizzarro assortimenti di oggetti usati, erano guidati dalla madre stessa dei mostri, l’artista franco-americana Niki de Saint Phalle, la mente dietro quel mondo di sogni costruito con così tanto amore.
Nel 1998 la sua creazione venne completata e Il Giardino dei Tarocchi, così fu chiamato, con sculture ispirate ai tarocchi esoterici, aprì i suoi cancelli. Nelle loro gigantesche forme di cemento armato abbellito caleidoscopicamente, la Papessa, lo Ierofante, il Sole, la Luna, l’Eremita, il Diavolo e il resto degli Arcani Maggiori furono regalati al pubblico, e sulla terra maremmana, da quel momento in poi, regnarono quali rappresentanti della coscienza umana.
Niki de Saint Phalle non era un’artista preparata né obbediva ad alcuna convenzione. Al contrario, all’età di 18 anni, mentre i suoi coetanei si preparavano a ricevere la migliore educazione artistica presso L’Ecole des Beaux-arts di Parigi o la Parsons School of Design di New York, Niki si sposò, mandando tradizione all’aria partecipando alla sua cerimonia con un grembiule blu brillante lungo fino al ginocchio. Prima ancora che i suoi coetanei si laureassero, aveva dato alla luce due figli. Eppure, nonostante il suo ingresso precoce nella maternità, la disprezzava. Questo non vuol dire che non fosse innamorata dei suoi figli, ma confessava costantemente la sua incapacità a essere genitore. Ex modella da copertina di Vogue, adolescente ribelle e famigerata “civetta”, una bellezza dai capelli rossi, insieme al suo primo marito Harry Matthews, fu nota per aver lasciato i figli a casa da soli mentre intraprendeva uno stile di vita bohémien.

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Dopo un esaurimento nervoso e un tentativo di suicidio, all’età di 22 anni viene ricoverata in manicomio. Nata nell’aristocrazia francese, la sua infanzia fu piena di privilegi sociali, ma comportò anche la più grande delle brutalità: suo padre, un banchiere affermato, abusò di Niki durante l’infanzia Entrambi i suoi due fratelli più piccoli si suicidarono nella prima età adulta. Durante il periodo di sei settimane di Niki al manicomio, scoprì il suo bisogno di arte. Quella scoperta fu la sua salvezza. Entrò in clinica piena di paura, sopraffatta dalla rabbia, e ne uscì come pittrice (questa storia non ricorda un po’ Frida?)
Il fantastico parco di sculture di quattordici acri è l’opera magna di Niki de Saint Phalle. Prima della sua creazione, aveva avviato una brillante carriera, passando da una tecnica all’altra: i suoi primi dipinti, la performance in cui puntava i fucili contro palloncini pieni di vernice su tela, e la sua serie di voluttuose “Nanas” dai colori vivaci che diedero il via al suo amore per l’arte in dimensioni colossali. Queste ultime, grandi figure femminili saltellanti dipinte in toni technicolor, potrebbero essere le sue opere più riconoscibili, ma il Giardino dei Tarocchi e le sculture al suo interno sono rimasti il suo più grande successo. Ancor di più, il giardino, per Niki, era il prodotto e la prova dei suoi due più grandi desideri, che ardevano e ribollivano dentro di lei fin da quando aveva incontrato il suo “maestro”, il suo “destino”: fu durante una visita in gioventù al Parc Güell di Antoni Gaudì a Barcellona che capì. In quel momento giurò di “costruire il suo giardino di gioia” per “dimostrare che anche una donna può lavorare su scala monumentale”.
E lo ha fatto con l’aiuto del suo laboratorio, del suo compagno e secondo marito, lo scultore svizzero Jean Tinguely, e di una cara amica italiana, Marella Agnelli, la quale, rapita dalle incantevoli idee dell’artista, ha regalato a Niki un lotto della sua tenuta di famiglia per trasformare il sogno in realtà. Nel corso dei suoi anni in Maremma, Niki ha formato una squadra locale di artigiani, molti dei quali lavorano ancora oggi attivamente nel giardino, tra cui un postino diventato “poeta degli specchi” e l’elettricista Tonino Urtis, di cui ha scritto: “Ho scelto lui come capo squadra, anche se non aveva esperienza…nelle mie scelte ho sempre usato l’istinto, non il cervello, e molto spesso si sono rivelate giuste”.

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Così eccola lì oggi: un pezzo di terra dalla storia psichedelica, costruito su rovine etrusche, la sua abbondanza di specchi scintillanti e mosaici che brillano verso le colline circostanti. “Abbiamo scelto di rispettare l’habitat naturale della regione. Il dialogo tra la natura e le sculture è una parte molto importante del giardino”, ha affermato Niki. A un’ora e mezza di auto da Roma e a pochi passi dalla famosa penisola toscana del Monte Argentario, questo giardino è uno di quei luoghi in cui sia gli adulti che i bambini trovano la meraviglia.
Tutte le probabilità sono ribaltate grazie all’Impiccato blu elettrico, che promette una prospettiva alternativa grazie al suo corpo capovolto e alla forma simile a una ragnatela. Bisogna fare attenzione nell’avvicinarsi al Diavolo, il cui sorriso sornione, i fianchi sporgenti e le scaglie multicolori non fanno altro che attirare la sua preda. La sua nemesi, la formidabile figura della Giustizia, né nera né bianca ma entrambe, lo attende nelle vicinanze con un paio di seni a forma di bilancia e una cella sbarrata proprio sotto la pancia. Innalzata sopra tutti loro, l’Imperatrice (battezzata come “Regina del cielo” e “Madre. Puttana. Emozione”) comanda la sua terra. Era all’interno del gigantesco guscio dell’Imperatrice che Niki viveva mentre lavorava in giardino: lì imparò a fare la madre,a cucinare e a prendersi cura del suo staff.
“[Noi] siamo cresciuti fino a diventare come una famiglia”, ha scritto.
La sua camera da letto era all’interno di uno dei seni scintillanti della creatura, la sua cucina nell’altro.
Per motivi di salute, Niki si trasferì in California, ma continuò a progettare il giardino: un labirinto per il quale doveva venire disboscata un’altra parte di terra. Ma nel maggio del 2002, all’età di 71 anni, Niki morì e, secondo la sua volontà, anche lo sviluppo de Il Giardino di Tarocchi venne messo da parte. E qui resta, un giardino di gioia, come ha sempre desiderato, cementato nel tempo in cima a una collina toscana.
Il Giardino dei Tarocchi è chiuso nel periodo invernale per manutenzione e riapre ai visitatori in primavera.

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