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I Circoli: Fughe Estive in Città

“Non ci si può aspettare niente di più, né niente di meno, da un circolo“.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Nella calura soffocante di agosto, in mezzo a frotte di pecore che seguono come scemi le bandierine rosse delle guide turistiche, i nostri amati ristoranti chiudono i battenti per le tanto attese “ferie e spuntano nuovi rifugi: i circoli. Questi club sociali, che ruotano attorno allo sport, sono aperti tutto l’anno, ma assumono un nuovo significato in estate, quando le ore di lavoro sono al minimo e le giornate passano giocando a tennis o a carte, chiacchierando con i vicini e sorseggiando sgroppini. L’equivalente americano più simile sarebbe una specie di country club, anche se i circoli

sono decisamente meno pretenziosi e con meno barriere economiche. Questo non vuol dire che non siano “eleganti” – fino a un certo punto. Sono seduto a un traballante tavolo di metallo in uno di questi – il più antico circolo di tennis. Affectionately known as the “CT” and founded in 1898, the tennis club’s digs aren’t luxurious: there’s a simple reading room in a variety of beiges, a green felt table exclusively for burraco, con trofei polverosi che tappezzano le pareti. Eppure, ti cacciano via da una partita se indossi qualcosa di vagamente non bianco, e guai se i campi non fossero in terra rossa.

In una giornata estiva in città, non c’è altro posto dove vorrei essere. Oggi, la piscina in stile anni ’60 è impreziosita da un trampolino sfacciatamente alto e da un bagnino buffo e pelato che sembra uscito da un film di Wes Anderson. Mio marito e mio fratello stanno analizzando le sottigliezze della partita di tennis che hanno appena giocato e, annoiata dall’ennesimo dibattito su servizi piatti e vantaggi, rivolgo la mia attenzione ai circoloi personaggi del:

 

  • Una signora anziana elegante sfoggia occhiali da sole quadrati e oversize e un pareo floreale di Lisa Corti – con un’abbronzatura e un’acconciatura impeccabile come accessori – e, mentre aspetta il suo prosciutto e melone, fuma distrattamente. È tutto molto sofisticato.
  • Al bar della piscina, un settantenne assapora uno spaghetto al pomodoro, orgogliosamente vestito con la maglietta del circolo – una polo bianca, leggermente macchiata di terra rossa da una partita recente, segnata da un’illustrazione di due racchette da tennis incrociate sul lato destro del petto.
  • Passa un altro tizio – probabilmente sui 85 anni, ma ne dimostra 30 – che sfoggia coraggiosamente il suo costume da bagno boxer rosso acceso, con una catenina d’oro al collo e gli occhiali da sole aviator a proteggergli gli occhi. Sembra pronto a far colpo su tutte le signore una bracciata alla volta.

 

Il bar è color pino e ombreggiato da tende a strisce bianche e verdi; dietro ci sono vecchie bottiglie di Campari in bella mostra. Scritto a mano sulla piccola lavagna c’è il menu del giorno: spaghetto al pomodoro, pesto o vongole, insalata di baccalà, arista, bresaola, e contorni– semplice, economico e soddisfacente. Non ci si può aspettare di più, né di meno, da un circolo. Qui la convivialità è fondamentale e mangiare con gli altri soci è abituale. Non c’è bisogno di organizzarsi; ti siedi e mangi con gli altri soci che capitano lì.

Questi club – che siano di golf, tennis, vela, canottaggio o solo per chiacchierare un po’ – sono alcuni dei posti più orientati alla comunità in Italia, anche se non è sempre stato così. Gli sport organizzati in Italia hanno iniziato a diffondersi prima dell’unificazione del paese nelle scuole e nelle forze armate, espandendosi nella sfera pubblica con l’apertura dei primi circoli: ginnastica nel 1869, ciclismo nel 1885 e canottaggio nel 1888; non sorprende che all’epoca fossero aperti solo ai membri maschi. “Il nostro club, fondato nel 1898, è stato il primo in Italia ad ammettere le donne”, mi racconta il presidente del CT Carlo Pennisi. “Una socia, campionessa italiana nel 1918 e poi infermiera della Croce Rossa durante la guerra, ricevette la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria. Si chiamava Rhoda de Bellegarde.”

I circoli dell’Italia, però, non sono solo per gli sportivi; questi club sono anche posti per socializzare, particolarmente importanti per le generazioni più anziane per cui i circoli sono un’ancora di salvezza sotto forma di bocce e burraco. Un membro di lunga data del Circolo Golf Roma, Acquasanta, racconta: “Dopo il golf, ci riuniamo sotto le travi di castagno nell’area più romantica della Casina per continuare a giocare, ma con le carte. Chi ama i giochi ama tutti i giochi. Qui, le rivalità sportive si riaccendono… Quando ci sfidiamo a golf o a carte, torniamo tutti bambini.”

La mia speranza è che anche le generazioni più giovani riscoprano il valore dei circoli e, secondo il direttore del Circolo Tennis di Bologna, Andrea Stasi, lo stanno facendo – e con entusiasmo. “Attualmente abbiamo almeno 250 soci sotto i 35 anni e una lunga lista d’attesa!” afferma.

Sono stato introdotto ai circoli da molto giovane. Mio nonno, un appassionato di golf, mi portava con sé ogni weekend all’Olgiata Golf Club nella speranza di trasformarmi nel prossimo bambino prodigio. Sfortunatamente per lui, il golf non era il mio forte, ma ho perfezionato altre abilità, abilità essenziali per un circolo: fare amicizia con persone di tutte le età, dominare nei tornei di burraco, e imparare i valori della puntualità e dell’abbigliamento appropriato.

I soci spesso rimangono per tutta la vita, così come quelli che compongono lo staff, il cuore e l’anima di questi luoghi. Penso spesso a Maurizio, il maître del circolo che frequentavo da bambino, che mi deliziava con storie dell’amore di mia mamma per i dolci nella sua gioventù. Lui e il resto del team sono diventati amici, quasi famiglia, che si assicuravano sempre di tenere da parte una porzione di broccolo romano (uno che non ha ancora trovato un degno concorrente) e un’altra di torta di mele (più mela che torta!) per me. Il mio conto era sempre aperto e una volta è stato accreditato per sbaglio a un altro socio, che si è accorto immediatamente dell’errore quando si è trovato di fronte a un conto insolitamente lungo di caffè e fette d’anguria.

Gli spogliatoi monocromatici, che frequentavo poco – solo occasionalmente per fare foto – erano giallo pallido, così come gli armadietti di ferro e gli accappatoi, anche se a volte ne spuntavano alcuni rosa pallido. Un lungo mobile con asciugacapelli bianchi, vecchio stile, era segnato da specchi rotondi a distanze precise ed equidistanti l’uno dall’altro. Questi spogliatoi, e l’occasionale bagnino, sono stati la mia introduzione a Wes Anderson prima ancora di aver visto uno dei suoi film. E, proprio come i suoi film, i circoli

sono un po’ decadenti, un po’ nostalgici, un po’ eleganti, un po’ soffocanti, e un sacco divertenti e spassosi. E non potrei immaginare un posto migliore dove aver trascorso la mia infanzia, né dove, molto probabilmente, trascorrere i miei scricchiolanti anni di pensione vincendo a burraco.

ARCI

Non tutti i circoli sono incentrati sulle attività atletiche, però. Nel 1957, ARCI, una rete di club non profit, è nata per affrontare le sfide culturali e sociali del dopoguerra, creando spazi inclusivi dove persone di ogni estrazione potevano venire per scambi politici e raduni, arte e teatro gratuiti, e strutture sportive e musicali. Rimangono ancora oggi focolai di attivismo politico e di belle feste (soprattutto a Firenze, dove ARCI è stata fondata). L’iscrizione è aperta a tutti per circa 10 euro all’anno, e l’associazione conta ora 4.796 centri culturali e oltre un milione di soci.