1. PALAZZO ALTEMPS
In Piazza di Sant’Apollinare, Palazzo Altemps è uno scrigno architettonico di capolavori unici dell’arte classica ed era la residenza del Cardinale Marco Sittico Altemps (un cardinale austriaco, trapiantato in Italia, e nipote di Papa Pio IV) dal 1568 al 1595. La famiglia Altemps ci ha vissuto per tanto tempo, fino alla metà del XIX secolo quando la proprietà fu lasciata in eredità a Giulio Hardouin, padre della duchessa Maria che sposò Gabriele D’Annunzio nel 1883. Alla fine del secolo, l’edificio fu venduto alla Santa Sede, che lo assegnò al Pontificio Collegio Spagnolo. Nel 1982, lo Stato italiano fece il suo primo atto di acquisizione. Dopo un lungo e rigoroso restauro, il museo aprì finalmente al pubblico nel 1997 come sede distaccata del Museo Nazionale Romano.
È un gioiello da scoprire stanza per stanza, ammirando in ognuna la bellezza delle decorazioni, degli affreschi e dei marmi luccicanti. La collezione di sculture antiche del Cardinale Altemps, che una volta contava 100 pezzi, ora è sparsa nei principali musei del mondo, dal Louvre al British Museum. Oggi, 15 sono rimaste a Palazzo Altemps, quattro delle quali sono orgogliosamente esposte nel cortile: un giovane Ercole, un atleta a riposo, una Menade e una Demetra, tutte copie romane di originali greci. Il palazzo ospita anche la storica collezione privata della famiglia Ludovisi, di cui la più famosa è la Boncompagni Ludovisi marmi, messo insieme tra il 1621 e il 1623 dal Cardinal Ludovico Ludovisi per la sua villa sul Quirinale. Nel 1901, lo Stato italiano ha comprato più di cento sculture dalla famiglia Ludovisi e le ha spostate a Palazzo Altemps, dove l’allestimento attuale si incastra alla perfezione le opere con il palazzo e ci permette di rivivere le vicissitudini delle famiglie nobili che lo hanno abitato nel corso dei secoli.
La Loggia, una delle stanze più fighe del palazzo, abbraccia il cortile segreto da paura ed è dipinta come un giardino incantato con piante fiorite, uccelli e frutta, più un sacco di riferimenti alle famiglie nobili dell’epoca. Palazzo Altemps è proprio un tuffo nella storia del collezionismo romano in un ambiente d’arte e di classe.








2. GALLERIA NAZIONALE
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta a Roma nel 1883, ha la collezione più completa di arte italiana e straniera dal 19° al 21° secolo. Quadri, disegni, sculture, installazioni: le quasi 20.000 opere della collezione rappresentano le principali correnti artistiche degli ultimi due secoli, dal Neoclassicismo all’Impressionismo, dal Divisionismo alle avanguardie storiche di inizio ‘900, dal Futurismo al Surrealismo fino al gruppo più grosso di opere italiane dagli anni ’20 ai ’40, dal movimento del Novecento alla cosiddetta Scuola Romana. Tra le installazioni recenti, ce n’è una progettata da Martí Guixé contro la guerra: una grande scritta in lettere maiuscole, creata con pallet bianchi e posizionata ai piedi della scalinata: PACE.
È l’unico museo nazionale dedicato interamente all’arte moderna e contemporanea.






3. MUSEI CAPITOLINI
La nascita dei Musei Capitolini risale al 1471, quando Papa Sisto IV donò al popolo romano un gruppo di statue di bronzo di grande valore simbolico (inclusa la famosa “Lupa Capitolina”, ancora presente nel museo oggi). Queste collezioni hanno stretti legami con la città di Roma, da cui proviene la maggior parte delle opere. Dopo i Musei Vaticani, i Musei Capitolini sono i più importanti da visitare perché conservano splendidamente la memoria dell’antica Roma.
Aperti al pubblico nell’anno 1734, i Musei Capitolini sono considerati il primo museo al mondo, destinato ad essere un luogo dove l’arte poteva essere vissuta da tutti e non solo dai suoi proprietari – all’epoca, esclusivamente la borghesia e il clero. La sede storica dei Musei Capitolini è composta dal Palazzo dei Conservatori e dal Palazzo Nuovo, edifici che si affacciano sulla Piazza del Campidoglio (rinnovata seguendo il progetto di Michelangelo) e che sono collegati dalla Galleria Lapidaria, un sottopassaggio che ti permette di attraversare la piazza senza uscire dai musei.
Palazzo Nuovo, che ha mantenuto l’allestimento del 18° secolo, conserva sculture antiche dalle collezioni delle grandi famiglie nobili dei secoli passati: i più famosi sono i busti di filosofi e imperatori romani, la statua del Galata morente, la Venere Capitolina e la statua imponente di Marforio che domina il cortile. Il Palazzo dei Conservatori, invece, mostra il nucleo architettonico originale dell’edificio, decorato con affreschi spettacolari che raccontano le storie di Roma e impreziosito dalla presenza dei bronzi antichi capitolini: la Lupa, lo Spinario e il Bruto Capitolino.
L’opera più famosa conservata nel Palazzo dei Conservatori è la statua equestre di Marco Aurelio: l’originale è esposto nel cortile del museo (recentemente coperto con vetro dopo i lavori di restauro), ma puoi vedere una copia al centro di Piazza del Campidoglio.






4. GALLERIA SPADA
Dietro una delle piazze più caratteristiche e popolari di Roma, Campo de’ Fiori, c’è uno degli edifici più originali della città: Palazzo Spada.
Ha una facciata curiosa che “parla”: la decorazione di Palazzo Spada – un’abbondanza di statue, stucchi, iscrizioni, emblemi e simboli criptici – fa parlare l’edificio, quasi come allegorie della cultura. Il nome del palazzo viene dai suoi precedenti abitanti, la famiglia Spada, anche se oggi è molto più di una semplice casa: il piano principale è la sede del Consiglio di Stato e il resto è un museo con una pinacoteca barocca – una ricca collezione di dipinti del 17° secolo – e la famosa Galleria Prospettica di Francesco Borromini.
Il lavoro di Borromini ti fa credere che la galleria sia lunga circa 35 metri, ma in realtà è solo 8,82 metri. L’illusione è dovuta al fatto che i piani convergono in un unico punto di fuga; quindi, mentre il soffitto scende dall’alto verso il basso, il pavimento a mosaico sale gradualmente. Anticamente, sul muro di fondo c’era un finto motivo vegetale per accentuare la sensazione di prospettiva. Attualmente sul muro di fondo c’è il calco di una statuetta di guerriero di epoca romana. La galleria è stata costruita in un solo anno, tra il 1652 e il 1653, da Borromini con l’aiuto del matematico agostiniano Padre Giovanni Maria da Bitonto. La galleria è stata interpretata come il desiderio del committente di creare un parallelismo tra la vita terrena – in cui i sensi sono ingannati dalla natura illusoria del mondo – e la vita spirituale, l’unica che può portare alla Salvezza.


5. SALA DEGLI ANIMALI
Le due stanze che formano la Sala degli Animali (parte dei Musei Vaticani) sono state allestite sotto Pio VI (1775-1799), che voleva creare uno “zoo di pietra” fatto di opere legate al mondo naturale e alla caccia.
Gli animali sono i protagonisti, sia in curiosa interazione tra loro che in relazione con eroi o dei del mondo antico. Un esempio notevole è il “Gruppo con leone che attacca un cavallo”: il gruppo in marmo è stato rimodellato dallo scultore Francesco Antonio Franzoni, e parte della schiena, della criniera e della zampa sinistra del leone risalgono alla seconda metà del primo secolo d.C. Hanno usato marmi colorati per rappresentare le diverse tonalità del pelo e del piumaggio.


6. BRACCIO NUOVO
Il Braccio Nuovo è la terza e ultima sezione del Museo Chiaramonti, parte dei Musei Vaticani intitolata a Papa Pio VII (nato Barnaba Chiaramonti). Di stile neoclassico e commissionato nel 1820 dal Papa, il Braccio Nuovo, l'”ala nuova”, fu costruito all’interno del Cortile del Belvedere tra il 1817 e il 1822 dall’architetto romano Raffaele Stern. L’edificio è diviso in una galleria lunga 68 metri, coperta da una volta a cassettoni con lucernari. Le pareti sono scandite da ventotto nicchie che ospitano statue di dimensioni decisamente più grandi del naturale come ritratti imperiali e repliche romane di famosi originali greci. Sulle mensole e sulle semicolonne, i busti esposti formano una galleria di figure dell’antichità. Le statue antiche più importanti e famose includono la statua di Augusto di Prima Porta, la statua di Atena Giustiniani (una copia romana del II secolo d.C. di un originale greco del IV secolo a.C.) e la statua del Doriforo (portatore di lancia), una copia romana da un originale greco in bronzo di Policleto (V secolo a.C.).




7. GHIRRI MAXXI
Fotografo, teorico, editore, curatore e animatore culturale Luigi Ghirri (1943-1992) è stato una figura chiave nella cultura visiva contemporanea dalla fine degli anni ’60. All’inizio degli anni ’70, ha iniziato una fase importante di sperimentazione con la fotografia, grazie anche al suo precoce e originale uso della pellicola a colori. Il suo lavoro mostrava una componente concettuale che sarebbe sempre rimasta caratteristica della sua pratica. La ricerca di Ghirri si concentrava sulla sua terra natale, Emilia-Romagna, ed era incentrata su una strategia dello sguardo allora nuova: la fotografia era uno strumento per indagare la realtà circostante, per dare visibilità a luoghi che non corrispondevano all’immagine dell’Italia stereotipata, per stabilire un nuovo rapporto con il territorio e rivelare i misteri più profondi che lo abitano. Il culmine di questo percorso fu “Viaggio in Italia” (1984), un progetto intorno al quale convergeva una nuova generazione di fotografi italiani.
Le fotografie esposte al Ghirri Maxxi provengono dall’archivio della rivista Lotus International, con cui Ghirri pubblicò il volume “Paesaggio Italiano” nel 1989 – una delle sue ultime opere. Il progetto è tra i più rilevanti della carriera dell’artista: dopo il suo lavoro inizialmente più concettuale, l’interpretazione del paesaggio di Ghirri divenne più lirica e allusiva negli anni ’80. In “Paesaggio Italiano”, Ghirri raccoglie una selezione delle sue fotografie scattate dopo il 1970 e le “monta” in una sequenza inedita. Trova in esse un filo conduttore nonostante la diversità delle fonti: “Un leitmotiv”, scrive, “che attraversa temi, spazi e oggetti” e lega le fotografie in una sorta di “geografia sentimentale, dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma obbediscono a strani intrecci di vedere […] sostituendo il peso del già vissuto e già visto con uno sguardo che cancella e dimentica l’abitudine.” La mostra si colloca tra due correnti di pensiero divergenti nel campo dell’architettura: ascoltare il mondo o accettarne la trasformazione?




8. GALLERIA BORGHESE
La Galleria Borghese si trova nei bellissimi giardini di Villa Borghese ed è uno dei musei d’arte più prestigiosi al mondo. La galleria è riconosciuta in tutta Europa e espone gran parte della collezione del Cardinale Scipione Borghese ( un arcivescovo cattolico, collezionista d’arte e nipote di Papa Paolo V) dal 1576 al 1633.
Il Cardinal Scipione si concentrava su tutte le espressioni d’arte antica, rinascimentale e contemporanea pensate per evocare una nuova età dell’oro. Non particolarmente interessato all’arte medievale, cercava appassionatamente sculture antiche e favoriva la creazione di nuove sculture, specialmente gruppi marmorei che potevano essere paragonati alle opere antiche.
Questa magnifica collezione è disposta su due piani lungo 20 sale decorate. Al piano superiore c’è una grande galleria d’arte piena di opere importanti, la più famosa delle quali è la scultura del 1805 “Venere Vincitrice”, conosciuta internazionalmente come Paolina Bonaparte, la principessa italiana e sorella minore dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, ora praticamente il simbolo del museo.
Il piano terra è dedicato alla scultura classica e alle antichità, ma non possiamo non apprezzare i mosaici e gli affreschi che decorano le pareti e i soffitti, conservati per secoli. Da non perdere anche le opere di Bernini, Tiziano, Raffaello, Caravaggio, Rubens, Botticelli e Canova.




9. Sant'Andrea de Scaphis
Fondata nel IX secolo, la Chiesa di Sant’Andrea de Scaphis oggi ha una nuova vita come una delle migliori gallerie contemporanee di Trastevere. Come molte chiese del passato, Sant’Andrea de Scaphis era stata abbandonata al degrado. Questo fino a quando il gallerista Gavin Brown non le ha dato nuova vita. Nel 2015, ha inaugurato lo spazio come una galleria improvvisata con la mostra di Rirkrit Tiravanija, affidandosi solo al passaparola per promuovere il suo oratorio trasformato in museo.
Da allora, lo spazio è cresciuto fino a ospitare memorabili mostre di Jos de Gruyter Harald Thys, Joan Jonas, Mark Leckey, Sturtevant, Arthur Jafa, Laura Owens, per citarne alcuni. Per rendere omaggio al passato del museo, la galleria porta il nome originale della chiesa sconsacrata. “Mi conforta pensare che queste mura esistevano molto prima di me e esisteranno ancora a lungo dopo”, condivide Brown. E di certo ha fatto in modo che le mura continuino a esistere, decorate con arte moderna in uno stupefacente dialogo tra presente e passato.