Era l’estate del 2010, e stavo a Roma con mia cugina per il mio viaggio di maturità – un cliché, lo so. Non avrei neanche dovuto essere lì; la nostra prima scelta era Barcellona, ma i piani sono cambiati e eccoci lì, alloggiati a pochi passi da Piazza di Spagna.
La terza sera, dopo cena, abbiamo passato qualche ora a oziare sui famosi gradini della Piazza. Le nostre chiacchiere erano coperte dal suono di un artista di strada che suonava ‘Hey, Soul Sister’ con la sua chitarra; ci siamo uniti a lui, cantando e ridendo senza badare a nessun altro intorno a noi – finché non ho sentito lo sguardo di qualcuno su di me. Ho smesso di cantare e mi sono girata per vedere un tipo biondo che mi fissava. Un brivido mi è corso lungo la schiena. Era la prima – e ultima – volta nella mia vita che provavo quella sensazione di ‘colpo di fulmine’. Ci siamo sorrisi.
Quel gioco di sguardi, distogliere lo sguardo, riguardare, sorridere è durato circa 10 minuti o giù di lì, quando finalmente ha deciso di avvicinarsi.
“Parli inglese?”
“Un po’”, ho risposto. Dopo qualche chiacchiera, io e mia cugina abbiamo deciso di unirci a lui e ai suoi amici per una passeggiata vicino al Pantheon.
Aveva la mia stessa età, veniva da Auckland, Nuova Zelanda, era in un viaggio di tre mesi in Europa. Ricordo quanto fossi affascinata da lui e dalla sua esperienza: un viaggiatore solitario, così lontano da casa, così affascinante ai miei occhi. Era una finestra su un mondo che non vedevo l’ora di esplorare.
Quella notte, gli ho raccontato un sacco della mia città natale –Palermo, Sicilia– e di tutta la sua storia, cultura e cibo, del mare e delle altre bellezze naturali. Sembrava ansioso di vederla. Il giorno dopo, abbiamo visitato il Colosseo insieme; da fresca diplomata del Liceo Classico, temevo di annoiarlo con la mia ricchezza di informazioni storiche e storie di mitologia latina. Ma sono arrossita quando ho visto i suoi occhi brillare d’interesse.
Quella sera, è partito per Lucca, e ho pianto quello che pensavo fosse solo un legame di 24 ore. Ma, all’aeroporto in attesa del mio volo per tornare a casa, un messaggio è apparso sul mio telefono: “Ho appena prenotato i miei voli per Palermo, non vedo l’ora di vedere la tua città natale!”
Per citare William Wordsworth, il mio cuore letteralmente saltò e il mio corpo fu inondato da una scarica di adrenalina.
È venuto tre volte in totale a trovarmi a Palermo durante i suoi viaggi europei, l’ultima delle quali è stata una sorpresa. Ricordo vividamente quell’ultimo giorno, quando l’ho accompagnato alla stazione da cui sarebbe partito per l’aeroporto per il suo volo di ritorno nell’emisfero sud. Ho sentito il mio cuore spezzarsi in mille pezzi.
Quella notte a Roma mi ha cambiato la vita per sempre, e ne sarò sempre grata. Sono passati quasi 13 anni ormai e, nonostante 20.000 km di distanza e un intero giorno di fuso orario di differenza, il nostro legame è ancora lì. Entrambi sappiamo che, non importa cosa succeda, ci saremo sempre l’uno per l’altra.