Questa è la cosa dell’Italia: sembra sempre un po’ una vacanza quando arriva l’estate.
Inizia dolcemente alla fine di maggio, quando le giornate si allungano e le ore di lavoro si accorciano. Le finestre rimangono aperte per la corrente, solo per far uscire gli odori di melanzane e pomodori sfrigolanti. L’energia aumenta alla fine di giugno. La scuola è finita, il caldo aumenta e anche il fermento. Le piazze sono piene di chiacchiere durante le sere della settimana e si svuotano nei fine settimana, con i locali che optano invece per luoghi di mare e climi più freschi. Ma il giorno che urla estate più di ogni altro, il climax dell’ estate Italiana, è il 15 agosto, il giorno di Ferragosto.
Il 15 agosto è quando tutto il paese si ferma, lavorativamente parlando. Le città possono sembrare sospese nel tempo, ma le località costiere pulsano di tormentoni e adolescenti che ballano, mentre le famiglie accendono la griglia e la riempiono di salsicce e bistecche in campagna. Quasi tutti partecipano alla baldoria edonistica, che culmina sempre (sempre!) con i fuochi d’artificio.
Il Ferragosto risale al 18 a.C., allora conosciuto come Feriae Augusti, la “festa” dell’Imperatore Augusto. A quei tempi, la festa non era solo un giorno, ma quasi un mese intero pieno di festività pagane incentrate sulla fine del raccolto. Dal 13 al 15 agosto, gli antichi Romani celebravano Diana, dea della caccia, adornando le loro teste (e quelle dei loro cani!) con fiori e scrivendo desideri su nastri da legare agli alberi; durante quei giorni, era vietato cacciare. Il 19 agosto si teneva la Vinalia Rustica per esaltare il vino – appropriatamente bacchica. Il 21, i Consualia onoravano la divinità Consus, protettore del raccolto. A tutti, anche agli schiavi, era permesso smettere di lavorare, invece festeggiavano e giocavano con cavalli, muli e asini. (Si dice che il Palio di Siena, la famosa corsa di cavalli che si tiene il 16 agosto, abbia le radici in questa celebrazione.) Questa serie di festività si è fusa in una lunga, e da allora agosto è diventato il mese delle vacanze in Italia.


Con il passare dei secoli e il sorgere e cadere di nuovi poteri, si formarono altre tradizioni. Intorno al VI secolo, quando fu il turno della Chiesa Cattolica di gestire il calendario, il 15 agosto fu scelto per l’Assunzione di Maria, il giorno in cui si dice che la madre di Gesù sia ascesa al cielo, e, mentre le festività pagane venivano sostituite, non si parlò più di Diana – almeno per nome.
Facciamo un salto agli anni ’30, e la gita fuori porta (una gita fuori città) prende piede – un’attività promossa durante i primi anni del fascismo attraverso biglietti del treno economici, permettendo anche alle classi lavoratrici un giorno di vacanza. Con i Treni Popolari Speciali organizzati dal regime, in vigore dal 1931 al 1939, gli italiani potevano acquistare biglietti di andata e ritorno tra il 13 e il 15 agosto per meno di 10 lire (qualcosa come 10 euro oggi). Con tutti gli uffici pubblici chiusi il 15, molti coglievano la loro unica occasione dell’anno per visitare il mare (o le montagne o la grande città), portando con sé pranzi al sacco per risparmiare. Fu solo dopo il boom economico degli anni ’50 che gli italiani potevano permettersi pranzi più elaborati e costosi e la grigliata è diventata l’ultimo strato aggiunto alla festività conviviale.
Ho passato molti Ferragosto nel giardino dei miei genitori, con mia mamma che serviva i suoi famigerati pomodori ripieni (pomodori ripieni di pane e parmigiano) e mio padre che versava abbondanti quantità di vino alla folla di amici, familiari e vicini. Il pranzo finiva sempre con un’anguria, dita appiccicose e semi ovunque, e poi i bambini venivano liberati per giocare e i genitori chiacchieravano per il resto della giornata. Se l’Italia è brava nelle vacanze estive, non è un mero incidente: abbiamo una lunga tradizione (secolare) di valorizzare il riposo, la famiglia, il cibo fatto in casa… e un bicchiere o due di vino.