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Estetica di Alessandro Michele: Il Caos Come Espressione di Sé

“Gucci è diventato gradualmente Alessandro Michele.”

I: Infatuazione

Coup de foudre. Ricordo bene la prima volta che ho visto Alessandro Michele di persona, nella penombra dei chiostri di Santa Maria Novella a Firenze: uno sguardo ed ero sua.

Ale Michele, direttore creativo di Gucci dal 2015 al 2022, è senza dubbio uno dei più grandi talenti del secondo millennio: come designer ha contraddetto ogni logica e per sette anni ha ipnotizzato il fashion system. 

Quando Vogue Runway raccontò la sua prima sfilata, il verdetto fu che “il nuovo Gucci è anticonformista, romantico, intellettuale”. Lo stilista, invece, dichiarò semplicemente: “Sono appassionato di forme di follia”.

Sia i competitor che gli ammiratori sono rimasti affascinati da una sorta di fervore alla Alice nel Paese delle Meraviglie. I suoi disegni sembravano dire: “Vi faccio un incantesimo”.

Michele e Marco Bizzarri, amministratore delegato di Gucci, sono stati partner professionali per anni, come in una relazione, in grado di raggiungere vette incredibili quando erano insieme. Poi, improvvisamente, il romanticismo creativo è svanito. Nessuno sa veramente perché Michele abbia lasciato Gucci nel novembre 2022, scomparendo di fatto dalla scena pubblica.

II: L’amore

Si dice che una persona può avere solo tre veri amori nella sua vita: uno adolescenziale, uno folle e uno maturo. Credo proprio che l’Era di Gucci sotto la visione di Alessandro Michele sia stata una metafora dell’amore folle e passionale: e, citando il poeta latino Virgilio, Michele si riferisce spesso al suo lavoro come a un atto d’amore “omnia vincit amor” (l’amore conquista tutte le cose). 

Quando l’ex direttore creativo Frida Giannini lasciò l’azienda, Bizzarri ha affidato il ruolo a Michele; la sua prima mossa in Gucci è stata quella di inserire modelli non binari e gender-bending nella sfilata Gucci Uomo Autunno/Inverno 2015-16, inaugurando una nuova era di progressismo per la storica casa di moda.

Con un occhio al futuro, Michele ha ordinato il caos in un nuovo ordine creativo. È stato per Gucci quello che Omero è stato per i poemi epici: un rapsodo visionario, capace di cucire insieme mondi diversi per costruire un’estetica unica e rivoluzionaria fatta di citazioni e rimandi, attraverso formule vincenti come quelle della libertà espressiva e della cultura.

Il suo spirito rivoluzionario è palpabile attraverso le sue creazioni: mocassini foderati di pelliccia; le iconiche spalle gonfie degli anni ’80, applicate a giustapposizioni di corsetti rinascimentali; orli anni ’70 abbinati a camicie lavallière; zoccoli, visti per la prima volta sulle passerelle associati alle femministe della seconda ondata, accanto a sandali da discoteca in lamé; occhiali da sole tempestati di diamanti; accessori streetwear che sembrano gioielli; calzini luminosi e guanti di pizzo; look monocromatici in una Wunderkammer di colori, forme e materiali.

“La mia idea di chi siano l’uomo e la donna Gucci la vedo nel passato e penso che sia qualcosa che vada riportato in vita. La loro identità si trova per le strade, è lì che oggi accade tutto”, ha detto Michele. E così ha realizzato abiti indossati indistintamente da tutti i generi. E ha scelto artisti, intellettuali, musicisti come Francesco Bianconi e Lucio Corsi, fotografi come Petra Collins per le campagne – non modelli, ma persone normali – e ha tirato fuori il loro fascino. Anche i modelli professionisti che sfilavano erano scelti per il loro aspetto non canonico, sfoggiando con orgoglio denti storti, orecchie grandi o nasi adunchi.

La sua visione anticonformista della moda è molto radicata nelle intersezioni di culture e sottoculture. Con un gusto per uno stile di vita da jet-set e per la musica punk, Michele ha introdotto in Gucci la mitologia pagana, mescolata con riferimenti al vintage inglese e Rinascimento fiorentino, e ha fatto riferimento alle antiche lingue greche e latine, utilizzando parole tratte dai loro lessici sui social media e nelle collezioni Gucci. 

E non è un caso se la narrazione del nuovo Gucci sia iniziata proprio con la rievocazione di un mito: quello struggente di Orfeo ed Euridice. In una serie di quattro cortometraggi ambientati a New York la regista Gia Coppola traspone in chiave contemporanea la leggenda greca dei due sfortunati amanti, mettendo in scena la collezione Pre-Fall 2016 disegnata da Alessandro Michele, per esprimere concetti cari tanto all’antichità classica quanto al business: la persuasione e la fiducia.

Come divinità del mondo greco-romano, le figure di Michele sono depositarie senza tempo di valori superiori. Più che uno stilista, Michele è un filosofo, uno studioso, un collezionista, un amante degli oggetti terreni e ultraterreni. È riuscito a celebrare il caos dell’identità personale e, così facendo, ha generato un cambiamento nel mondo della moda, suggerendo un modo alternativo di concepire lo stile e la bellezza in generale. È stato uno dei primi a sfidare il concetto di genere su un palcoscenico così grande. Gucci è diventato gradualmente Alessandro Michele. Il modo in cui è riuscito a dare vita a così tanti strati di storia e identità contemporaneamente è stato, per lui, simile a “parlare in più di una lingua”.

Photography by Alessandro Michele

III: Perdita 

Oggi Alessandro Michele non fa più parte della copia del suo stesso mondo, e guarda, come un altro da sè, la sua stessa creazione. E, invece di nuove collezioni e campagne, i fan ora attendono con ansia di leggere il suo nuovo libro, in collaborazione con il filosofo Emanuele Coccia, in cui discutono una visione condivisa della moda, non limitata al solo materiale, ma una vera e propria arte, in grado di plasmare identità e cultura: “L’abito non è un oggetto inerte, ma si connette con il corpo che ricopre”. 

Il già citato mito di Orfeo ed Euridice recita così: il talentuoso musicista Orfeo scese negli inferi, suonando la sua musica per incantare Ade e convincere il dio degli inferi a liberare l’amata moglie Euridice, morta dopo essere stata morsa da un serpente. Commosso dal canto del musicista, Ade concesse a Orfeo di tornare con Euridice, a patto però che non si voltasse a guardarla durante il viaggio di ritorno verso la terra dei vivi. Ma quando un forte vento costrinse Euridice a lasciare la mano di Orfeo, quest’ultimo si girò, infrangendo l’unica regol, ed Euridice svanì di nuovo nel regno dei morti.

Grazie a Michele, Gucci è riuscita ad affermarsi ai vertici del mondo della moda, ma questo incantesimo rischia di rimanere un mito, come l’amore di Orfeo ed Euridice.

Forse l’amministratore delegato Bizzari, come Orfeo, si è voltato prima del tempo? O forse è il direttore creativo che, come Euridice, ne ha lasciato la mano troppo in fretta? Vedremo.

Photography by Alessandro Michele