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Escursioni tra le montagne e i sentieri boscosi di Varese

“A volte vorrei descrivere l’odore della foresta. È legno umido, pietra, muschio, qualcosa di sciolto nel terreno, un principio di frutta e bacche e foglie, […] il pelo selvatico di qualche animale.”

Fabrizio Caramagna

 

Le giornate cominciano ad accorciarsi; il sole caldo dell’estate, così baldanzoso nei mesi di luglio e agosto, sbiadisce giorno dopo giorno; l’aria diventa sempre più pungente sulla pelle, portando con sé l’odore penetrante di fichi e uva maturi e del primo risotto ai funghi. Così il giallo dorato dell’estate sfuma lentamente nel placido arancione autunnale.

 

L’arrivo dell’autunno nel Varesotto è il momento ideale per fare trekking e apprezzare meglio le sue montagne e i sentieri boschivi in tutto il loro splendore. A partire dalle prime settimane di ottobre, mentre la terra si prepara al letargo invernale, la provincia inizia a diventare un’esplosione di colori – un vero paradiso per gli amanti del foliage.

 

Nelle giornate calde e soleggiate, quando le montagne si stagliano contro un cielo blu jeans, sembra quasi di vedere in HD, tutto è più vivido e la vita più leggera. Ma anche nelle giornate più grigie, i boschi non perdono certo il loro fascino.

 

Vista dall’alto, la superficie della provincia colpisce per la netta predominanza di laghi e montagne sulle aree urbane. Questa natura più selvaggia e incontaminata è una parte determinante del suo fascino. Impenetrabile a prima vista, la fitta vegetazione nasconde in realtà un formicaio di sentieri e mulattiere che si snodano tra campi di foraggio e boschi di latifoglie, prima di arrampicarsi sui fianchi materni delle Prealpi.

 

Quindi armatevi di scarponi e macchina fotografica e seguiteci alla scoperta dell’oro di Varese.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.
 
 

Forte di Orino

Il Forte di Orino è forse la più classica delle escursioni varesine, ma non meno affascinante di altri percorsi più impegnativi.

 

Siamo dentro il Parco Regionale Campo dei Fiori. Il Forte si può raggiungere da vari punti, più o meno impegnativi. Ti consigliamo, soprattutto se è la prima volta, di prendere il sentiero 1 del Parco all’altezza della piazza dell’osservatorio astronomico. Da qui, la passeggiata – che si snoda prima su una mulattiera, poi su un sentiero leggermente più stretto ma ben segnalato e facilmente percorribile – si sviluppa su un leggero pendio (il dislivello è minimo) per circa 4 km. Lungo il percorso, si attraversa un bellissimo bosco di faggi e conifere, che si apre su suggestivi scorci dei laghi circostanti e delle Alpi. Il forte che ti aspetteresti di trovare alla fine della passeggiata, in realtà non c’è più, se non per tratti di muro in pietra che emergono tra l’erba alta e l’edera. Quello che ti aspetta, però, è molto meglio: un panorama che spazia dai laghi – Lago di Varese, Lago di Comabbio, Lago di Monate e Lago Maggiore – fino ad abbracciare l’intero arco alpino occidentale e, più vicine in linea d’aria, le dolcissime pendici della catena prealpina del Monte Nudo. Ci troviamo a poco più di 1.100 metri di altezza, e lo sguardo non trova ostacoli che impediscano la visione di un panorama circolare completo.

 

Consiglio: andarci in autunno, per il foliage, o in una limpida giornata invernale per godere delle cime innevate che si stagliano contro il cielo terso.

 

Passo del Cuvignone

Nonostante sia “solo” a poco più di 1.000 metri sul livello del mare e sia facilmente raggiungibile in auto, il Passo del Cuvignone resta una delle zone più selvagge e incontaminate delle Prealpi Varesine. Qui ti senti subito in un altro mondo: l’aria pungente è già quella dell’alta montagna, l’odore del bosco è persistente, prati e rocce si alternano come se fossimo già a quote più alte. Gli insediamenti umani sono quasi inesistenti: solo il Rifugio Adamoli, cuore della zona, e qualche baita sparsa (qui si chiamano casere). Nient’altro, se non la natura in tutto il suo splendore.

 

Come dicevamo, puoi arrivare in auto fino al Rifugio Adamoli. Qui è possibile godersi il sole nei prati circostanti, gustarsi una fetta di torta al rifugio o raggiungere in pochi minuti il Poggiolo, un balcone suggestivo che si apre su tutta la parte alta del Lago Maggiore e sulla catena alpina. Oppure, intraprendere una delle tante escursioni: i Pizzoni di Laveno, dove si apre una delle viste più mozzafiato sul Lago Maggiore; o il Monte Nudo, la montagna più alta di questa catena, chiamata anche La Biòta nel dialetto locale, per la sua cima un tempo spoglia di alberi e utilizzata per il pascolo; la strada tagliafuoco che inizia qualche tornante sotto il Rifugio e corre con leggera pendenza attorno al Monte Nudo, passando per il prato di Pozzopiano (un pisolino qui è d’obbligo) e salendo fino alla stessa altezza del Monte Crocetta, un’altra facile ma interessante per il panorama e per osservare la partenza dei parapendii che si lanciano da quassù soprattutto nel weekend.

 

Oppure, per chi vuole cimentarsi in escursioni più impegnative, il consiglio è di partire da uno dei paesi di “accesso” al passo e percorrere tutto il dislivello, osservando i passaggi di vegetazione man mano che si sale, dai castagni ai faggi, alle betulle, ai larici. Va da sé che qui, in autunno, c’è un tripudio di colori: un vero paradiso del foliage, che si può godere appieno lungo questi sentieri ma anche dai bordi della strada asfaltata. Il versante Cittiglio-Vararo è molto aperto e soleggiato (bellissima l’escursione da Vararo che attraversa la Valbuseggia fino al passo), ma il versante che sale da Castelveccana, situata proprio sulla riva del Lago Maggiore, è più sconosciuto, affascinante e incontaminato, salendo attraverso boschi e ruscelli, passando per ripidi sentieri poco battuti. È salendo da qui che si vive, secondo me, il vero fascino di questo luogo.

 

Val Veddasca
(Forcora, Monte Covreto, Paglione)

Quando pensi all’autunno in montagna, l’immaginazione evoca subito il classico foliage degli alberi a foglia caduca. Ma questa stagione può essere altrettanto impressionante – anzi, forse ancora di più perché inaspettata – dove la vegetazione si dirada e lascia spazio a distese di erba e cespugli. Al confine della provincia di Varese, incastonata tra il nord del Lago Maggiore e la Svizzera, c’è uno degli angoli più selvaggi e incontaminati della zona: la Val Veddasca. Partendo dal bacino artificiale del Lago Delio o dal passo di Forcora, entrambi raggiungibili in auto, ci sono percorsi di tutti i tipi: dalle dolci mulattiere che raggiungono piccoli gioielli come il borgo di Monterecchio, ai sentieri più ripidi che salgono fino a 1.500 metri sul livello del mare. A questo punto, i sentieri – inizialmente stretti – si aprono in distese erbose che ricordano l’Irlanda, la Scozia o la Nuova Zelanda, con una vista mozzafiato sulle catene prealpine e alpine e su tutto il Lago Maggiore, che serpeggia sinuoso e reverenziale ai piedi delle sue amate montagne. I pendii sono dolci, arrotondati, accoglienti.

 

Qui, l’autunno è un tripudio di colori: dal giallo paglia dell’erba pettinata dal vento al rosso-arancio della steppa montana; dal verde bruciato dei cespugli di rododendri e mirtilli al violaceo che le macchie di vegetazione assumono sui pendii delle montagne più lontane; dall’oro dei larici aggrappati ai pendii appena sotto, al verde brillante degli stoici sempreverdi. Tutto si tuffa nel verde-azzurro scintillante del lago in lontananza, scrutato dalle vette innevate – il Monte Rosa svetta imperioso su tutte – che nelle giornate limpide si stagliano contro un cielo pennellato di azzurro ciano.

 

La parte più alta della valle confina con la Svizzera, dove dal paesino di Indemini si sale all’Alpe Neggia e si possono raggiungere altre vette con viste spettacolari, come il Monte Gambarogno, o il più selvaggio Monte Tamaro (quasi 2.000 metri sul livello del mare) che volge lo sguardo verso la lunga cresta che lo collega al Monte Lema dopo quasi 13 km. Quest’ultimo domina il lato più selvaggio della valle, quello che ospita il borgo di Monteviasco e gli altri piccoli villaggi e alpeggi – per lo più abbandonati o quasi – che in questa stagione si vestono del fascino di castagni, faggi, betulle e boschi misti in mille sfumature di giallo. Monteviasco, Viasco, Sarona, Alpone sono solo alcuni dei nomi dei tanti piccoli borghi con caratteristiche case in pietra, sparsi qua e là nei boschi, spesso isolati perché l’unica strada percorribile era rappresentata dalle antiche mulattiere.

 

Insomma, inutile dire che la Val Veddasca con la sua varietà di scenari, occupa un posto speciale nel nostro cuore: tra boschi di latifoglie, corridoi di felci e creste più esposte, ci si dimentica facilmente di essere a due passi da casa e si viene trasportati in un altro mondo, che ricorda i racconti di Tolkien. Il consiglio è di raggiungere uno dei punti strategici della valle – Lago Delio, Forcora, Alpe Neggia o Curiglia sul lato “dimenticato” – già godendosi il foliage lungo il percorso d’arrivo e poi scegliere tra una tranquilla passeggiata (con, perché no, una sosta nei rifugi o agriturismi della zona) o un’escursione più selvaggia tra le montagne e il lago, per fermarsi a fine giornata ad ammirare il tramonto.

 

Pista ciclabile del Lago di Comabbio
Pista ciclabile

Intorno al Lago di Comabbio si snoda un percorso ciclopedonale il cui bacino è un’oasi naturalistica che ospita una vasta varietà di specie animali e vegetali. Lungo circa 12,5 km, il tracciato è un susseguirsi di canneti, colonie di ninfee e fiori di loto, e vedute incantevoli del paesaggio, particolarmente suggestive al tramonto.

Consiglio: Ti consigliamo di partire dal Parco Berrini di Ternate (costruito negli anni ’80 da un’ex area militare), perfetto per un picnic o per rilassarsi con un buon libro sdraiati sul prato.

Lake Comabbio (Varese)

 

Lago di Varese
Pista ciclopedonale

A Varano Borghi, il percorso di Comabbio si congiunge con quello del Lago di Varese. Il percorso ad “anello” corre lungo le rive umide del Lago di Varese per un totale di circa 27km da togliere il fiato, non tanto per lo sforzo, quanto soprattutto per lo splendido panorama, tra ville da sogno affacciate sull’acqua e una ricca vegetazione, dove cigni e folaghe nascondono i loro preziosi nidi.

Consiglio: Gavirate è un punto strategico: non solo è possibile noleggiare una bicicletta, ma ci sono anche vari locali dove potersi godere un bell’aperitivo con vista lago.

 

Pendio Luino / Germignaga-Mesenzana-Cuveglio

Dalla verde Valcuvia alla Luino sul lago, il percorso di 13,7 km segue per lo più il letto del torrente Margorabbia, attraversando campi e corridoi boschivi animati da rane chiassose. L’ideale è seguirlo partendo da Cuveglio, così da fermarsi in uno dei tanti bar di Luino, ammirare lo splendido viale alberato del lungolago o sdraiarsi sul morbido prato del parco di Germignaga e infine partire giusto in tempo per godersi lo spettacolo della luce dorata che si diffonde sui prati della Valcuvia, mentre i primi caprioli si affacciano cautamente dal bosco per andare a pascolare.

 

Valcuvia

Tra il Lago Maggiore e Varese, circondata da cime e massicci, si trova la placida Valcuvia. Luogo di passaggio per i pendolari transfrontalieri, questo piccolo fazzoletto di terra ha molto da offrire per chi sa dove guardare. Piccoli borghi vicini ai boschi si alternano a campi coltivati. Tra questi spicca Casalzuigno, già menzionato per Villa della Porta Bozzolo. La villa non è l’unico motivo per cui vale la pena fare una sosta in questo piccolo borgo rurale. Il suo lato sud è una vasta distesa di campi chiamata Careggio, che si snoda a perdita d’occhio per poi sfumare in macchie boscose verso il massiccio del Campo dei Fiori.

 

Il lato nord ospita i centri storici del paese, Zuigno e Casale. Partendo da qui, prendendo una stradina vicino alla chiesa di San Vittore Nuovo, ci si può immergere nel bosco, dove sentieri segreti si snodano tra faggi, castagni e noccioli. Camminando lungo i muri a secco ricoperti di muschio, nella docile luce del mattino o in quella più calda del pomeriggio, il tempo perde il suo significato abituale e riscopre il piacere di una vita semplice, fatta di piccole cose.

Consiglio: per un’esperienza ancora più suggestiva, è possibile percorrere i sentieri di campagna e di bosco anche a cavallo.

Photos by Silvia Elena Sette

Forte di Orino

Passo del Cuvignone

Val Veddasca

Pista ciclabile del Lago di Comabbio

Lago di Varese

Pendio Luino / Germignaga-Mesenzana-Cuveglio

Valcuvia