Nell’ultimo decennio, i film ispirati al genere Giallo hanno trovato nuova linfa tra il pubblico giovane e gli appassionati di lunga data. Nel corso degli anni 2010, registi di tutto il mondo hanno reso omaggio agli eleganti thriller italiani, reinterpretando ed espandendo i confini del genere. L’avanguardia Amer (2009) e The Strange Color of Your Body’s Tears di Hélène Cattet e Bruno Forzani, Berberian Sound Studio (2012) di Peter Strickland e l’iperstilizzato The Neon Demon (2016) di Nicolas Winding Refn riflettono tutti questo fascino. Il remake di Luca Guadagnino di Suspiria (1977) di Dario Argento ha ravvivato un interesse più ampio, mentre Malignant di James Wan e Last Night in Soho di Edgar Wright Suspiria (1977) ha riacceso un interesse più ampio, mentre Malignant di James Wan e Last Night in Soho (entrambi del 2021) hanno reso inequivocabile l’influenza del Giallo. E ora, giustamente, il maestro stesso, Dario Argento, si prepara a pubblicare Occhiali neri a febbraio di quest’anno. Per celebrare il suo genio, ecco una breve storia del cinema Giallo.


Breve storia
Proprio come i romanzi pulp americani presero il nome dalla carta economica su cui venivano stampati, i thriller italiani presero il loro da I Gialli Mondadori—una serie di romanzi polizieschi con copertine giallo brillante (“giallo” in italiano). Pubblicata per la prima volta nel 1929, la serie presentava traduzioni di Agatha Christie, Edgar Wallace, Raymond Chandler e altri scrittori di lingua inglese. Divenne così popolare che “Giallo” divenne presto un termine abbreviato per qualsiasi mistero o thriller. Gli autori italiani iniziarono persino a scrivere sotto pseudonimi inglesi per essere inclusi nella raccolta.
Come genere cinematografico, il Giallo fonde il mistero del noir hollywoodiano degli anni ’40 e la tensione dei Krimi tedeschi degli anni ’60 con qualcosa di distintamente italiano. Proprio come lo Spaghetti Western ha reinventato la frontiera americana, il Giallo ha rielaborato le convenzioni del thriller in qualcosa di audace, sensuale e surreale.
Mario Bava è spesso considerato il pioniere del genere con La ragazza che sapeva troppo (The Girl Who Knew Too Much, 1963) e Sei donne per l’assassino (Blood and Black Lace, 1964). I primi cenni a The Man Who Knew Too Much di Hitchcock, mentre il secondo rimane uno dei migliori esempi di Giallo. Insieme, hanno stabilito il modello del genere: turisti stranieri che si imbattono in omicidi, assassini mascherati, fanciulle in difficoltà, colori saturi, interni barocchi e scenografie meticolosamente progettate. Altri titoli che definiscono gli anni ’60 includono La donna del lago di Luigi Bazzoni (The Possessed, 1965), Libido (1965) di Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno, Il dolce corpo di Deborah (The Sweet Body of Deborah di Romolo Guerrieri (1968) e il surreale La morte ha fatto l’uovo (Death Laid an Egg, 1968).

Gli anni ’70: l’età dell’oro
L’epoca d’oro del Giallo va dal 1970 al 1975, un periodo in cui i registi hanno gareggiato per il titolo di Maestro del Giallo. Se lo Spaghetti Western ha definito gli anni ’60, il Giallo ha dominato il decennio successivo. Mentre l’establishment cinematografico italiano produceva autori vincitori di Oscar come Fellini, Antonioni e Pasolini, una nuova generazione di registi ha esplorato il cinema di genere, sperimentando con il montaggio, il suono e lo stile. Con il Neorealismo in declino, i registi italiani si sono rivolti all’innovazione di genere, dando vita al Peplum, Poliziottesco, Euro Spy, Decamerotica e, naturalmente, il Giallo.
Dario Argento’s L’uccello dalle piume di cristallo (The Bird with the Crystal Plumage di Dario Argento(1970) ha portato il Giallo all’acclamazione internazionale. Con le sue riprese POV voyeuristiche, il titolo abbagliante e la colonna sonora indimenticabile, ha stabilito lo standard. Argento ha continuato con Il gatto a nove code (The Cat o’ Nine Tails, 1971), Quattro mosche di velluto nero (Four flies on Grey Velvet(1972) e il suo capolavoro Profondo rosso (Deep Red, 1975). Non ha inventato il Giallo, ma lo ha perfezionato, dandogli un linguaggio estetico tutto suo: simbolico, elegante e ipnoticamente bello.
Molti film Giallo dei primi anni ’70 si sono appoggiati all’erotismo, mescolando non così sottilmente il desiderio con la morte. Orgasmo (1969), Così dolce… così perversa (So Sweet… So perverse (1969) di Umberto Lenzi e Paranoia (A quiet place to kill(1970), insieme alla trilogia della “scolaretta in pericolo” di Massimo Dallamano—Cosa avete fatto a Solange? (What Have You Done to Solange?, 1972), La polizia chiede aiuto (What have they done to your daughters?(1974) e Enigma rosso (Red rings of fear(1978)—catturano perfettamente questa tensione. I film di Sergio Martino, come La coda dello scorpione (The Case of the scorpion’s tail, 1971), Lo strano vizio della signora Wardh (The strange vice of mrs wardh(1971) e Tutti i colori del buio (All the colors of the dark(1972), rimangono tra i più eleganti e inventivi del genere.
La formula del Giallo era irresistibile, ispirando innumerevoli registi a cimentarsi. I punti salienti includono Giornata nera per l’ariete di Luigi Bazzoni (The fifth Cord(1971) e Le orme (Footprints on the Moon(1975), Il profumo della signora in nero (The perfume of the Lady in black di Francesco Barilli(1974) e La dama rossa uccide sette volte (The Red Queen kills seven times di Emilio Miraglia, 1972).

Cinema sensoriale
Argento e i suoi contemporanei hanno creato un cinema dei sensi, una delle ragioni principali del fascino duraturo del Giallo e del successo del genere. Questi film sono visivamente inebrianti: colori saturi, interni a specchio e violenza iperstilizzata. Ma sono altrettanto ricchi di suono, con colonne sonore indimenticabili di Ennio Morricone, Stelvio Cipriani, Riz Ortolani e Nora Orlandi.
Anche il Giallo è tattile, feticista nelle sue texture. Puoi quasi sentire i guanti di pelle dell’assassino, i rivestimenti di velluto, la lucentezza del sangue, la fragilità della seta. Anche il gusto gioca un ruolo: cocktail, liquori e, soprattutto, bicchieri di whisky J&B appaiono più e più volte.
Stimolando ogni senso, il Giallo è diventato una sorta di sinestesia cinematografica: erotica, violenta e bella. È questa qualità coinvolgente che mantiene vivo il genere ancora oggi, mezzo secolo dopo, seducendo ancora nuove generazioni di spettatori e cineasti.



