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Lo Spumone di Conversano: Dove il Gelato è Tradizione

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Fin da quando ero bambino, ho sempre associato la figura del signor Franco (del quale ho scoperto il cognome solo negli ultimi anni – Vitto) a due cose: il gelato, buonissimo, e l’eleganza austera (penso di non averlo mai visto senza camicia). Mi è sembrato doveroso, ora che ho quasi 30 anni, celebrarne la figura e la storia attraverso uno fra i gelato più iconici della mia regione, lo spumone che nella mia città, Conversano  – 219 metri sul livello del mare, 25 km a sud di Bari e sette minuti dalle scogliere di Polignano a Mare – ha una ricetta tutta sua. 

Lo faccio anche per raccontarvi una Puglia forse meno nota, ma ugualmente capace di sorprendere. Conversano, e non lo dico solo perché come ogni vero italiano sono campanilista, è una città bellissima: la sua piazza, dominata dal Castello e dalla Cattedrale, è una delle piazze più suggestive della regione da cui, quasi tutti i giorni, si vede il mare; e poi ci sono Castel Marchione, ovvero la residenza estiva del Conte di Conversano, e la tradizione enogastronomica, ben rappresentata dalle tipiche ciliegie ferrovia e dal ristorante Pashà, 1 stella Michelin. Ma non voglio annoiarvi, basta fare una ricerca su Google per capire.

Oggi, insieme a Luca A. Caizzi – fotografo e direttore creativo di C41 Magazine – voglio parlarvi dello spumone raccontandovi una storia semplice. Quella di Franco e del suo Caffè dell’Incontro di Conversano, un tempio della caffetteria e, soprattutto, del gelato.

Ce n’è uno in tutte le città che ogni italiano ha a cuore. Per la sua atmosfera, o per le sue persone e il servizio, o per un prodotto particolare. Di solito, nei casi migliori, tutte e tre le cose insieme. Il Caffè dell’Incontro è uno di questi. Una seconda casa, che mi ha accolto per innumerevoli merende pomeridiane o per un cono gelato nelle calde serate estive. 

Quando incontriamo Franco Vitto, è una giornata calda di un’estate strana, quella dopo il lockdown e subito prima, ma non lo sappiamo ancora, della seconda ondata. Incontrare Franco, una figura stabile della mia infanzia, una specie di monumento per i conversanesi e per molti forestieri, ci riporta alla normalità. Se non fosse per le mascherine, la sensazione sarebbe quella di una classica estate conversanese: quella in cui vai da Franco per un cono doppia panna, bacio e nocciola, una granita di caffè con la panna (anche a qui doppia, perché buonissima e leggera), o un bicchiere di latte di mandorla preparato con le tipiche mandorle di Toritto.

Immergiamoci un po’ nell’atmosfera del Caffè dell’Incontro. Posto di fronte al Municipio di Conversano, e per questo il suo bancone è anche luogo di fugaci incontri fra i politici locali, il suo arredo è classico, col bancone in marmo, il soffitto a volte dipinto di bianco, sedie Thonet nere nella saletta. Nel bar raramente c’è un sottofondo musicale: il silenzio la fa da padrone, rotto solo dalla voce gentile di Franco e dei suoi collaboratori, dai suoni delle posate e delle tazzine, e da qualche avventore che aspetta il suo turno.

Ora possiamo tornare a noi, allo spumone. Si narra che lo spumone fosse servito nei banchetti delle famiglie ricche a Napoli nel XIX secolo, diffondendosi poi in tutto il meridione e, soprattutto, in Puglia. Arrivando anche a Conversano, dove si è evoluto in un gelato composto da uno strato esterno di gelato alla nocciola, riempito con un cuore (o spuma) di panna, gocce di cioccolato, granella di mandorle tostate e un liquore pugliese, poi richiuso con uno strato di gelato al cioccolato. Gli ingredienti vengono posti in un recipiente di metallo a forma di cono troncato, denominato la “bomba”, e lasciati in frigorifero a solidificarsi. Quando è pronto per essere venduto, viene estratto dal contenitore e incartato. Non è quindi un gelato da passeggio, ma viene mangiato a tavola, solitamente dopo pranzo: da una “bomba”, si ricavano circa quattro fette, l’ideale per una famiglia. Ho perso il conto di quante domeniche, quando vivevo stabilmente a Conversano, lo spumone abbia reso speciali e attese. E di tutte le volte che l’ho regalato ai miei parenti, come zia Maria e zio Franco di Alberobello, trasportandolo in macchina nella borsa frigo con l’aria condizionata a palla. Oggi, dopo dieci anni che vivo a Milano, lo spumone è ancora una di quelle cose che mi mancano di più della mia terra.

Non è difficile capire perché abbia così tanto successo, e perché io ne vada matto. Il gusto della nocciola è intenso ma delicato e contrasta perfettamente l’amaro del cioccolato. Con una cucchiaiata sola, superato lo strato più solido, si arriva alla farcitura morbida e saporita, alternata con la granella croccante. Tutte le sue componenti, dall’esterno fino al cuore, si amalgamano e bilanciano perfettamente. Descriverlo a parole è difficile, bisogna provarlo.

La materia prima fa, ovviamente, la differenza: il gelato del Caffè dell’Incontro di Conversano viene preparato con una ricetta classica – con zuccheri e latte fresco – e con un mantecatore tradizionale, verticale dotato di pala elicoidale, che richiede l’intervento manuale del gelataio a differenza di quelli moderni. Non è il classico gelato pieno di addensanti chimici che lo renderebbero indigesto o dal sapore troppo forte e persistente. Anche i gusti sono i classici: bacio, nocciola, zuppa inglese, cioccolato, yogurt, pistacchio, fiordilatte. Di tanto in tanto, in base alla stagionalità, possono aggiungersi il gelato alla mandorla o i gusti alla frutta, come quello con le classiche percoche, una varietà locale di pesche.

Chiedo a Franco da dove viene la ricetta dello spumone conversanese e, soprattutto, se sa quando è nata. La sua risposta è sincera e priva di formalità: “Non lo so. Quando ho cominciato a lavorare in gelateria a 13 anni esisteva già”. Era il 1959, e il suo era solo un “lavoretto estivo”. Franco oggi di anni ne ha 73, fa ancora il gelato e sono 60 anni esatti che ripete e perfeziona questa ricetta, un vero e proprio patrimonio immateriale che ci racconta anche le tradizioni di questo territorio. Lo spumone, infatti, è legato anche ai matrimoni: viene regalato dagli sposi a tutti coloro che ricevevano la “partecipazione”, l’invito a seguire la cerimonia in chiesa senza partecipare al banchetto successivo. Un’usanza che è ancora diffusa a Conversano, anche se meno che in passato. Quello che sappiamo con certezza, quindi, è che lo spumone esistesse già ai tempi dei mitici bar conversanesi “Gigante” e “Santillo”. Il primo è il bar dove Franco ha iniziato e lavorato per 25 anni. L’ultimo è il bar che Franco, 36 anni fa, ha rilevato trasformandolo nel suo Caffè dell’Incontro. 

Se c’è una costante, in questa tradizione che ha avuto diversi allievi, è Franco Vitto. Una persona senza la quale non potrei immaginare Conversano e che, nel vostro prossimo viaggio al Sud Italia, dovreste conoscere. Sedendovi nella sua saletta e ordinando una fetta di spumone, rigorosamente servita nel suo piatto tradizionale.

Photography by Luca A. Caizzi

Elegante ristorante dalle pareti blu con sedie arancioni, tovaglie bianche, opere d'arte, specchio dorato e vista sul bar. Arredamento caldo e classico. Elegante sala da pranzo con pareti blu, specchio dorato e poster d'epoca. Sedie arancioni su tavoli rivestiti di bianco. Presenti i loghi Helvetia e Bristol.