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“Comizi d’amore”: il documentario sull’educazione sessuale di Pasolini

“Ciò che trovò fu un paese affamato di intimità.”

Nel 1963, Pier Paolo Pasolini stava viaggiando per l’Italia alla ricerca di location per il suo prossimo film. Come spesso accade nel bel mezzo di un vagabondaggio creativo, il viaggio è scivolato in un’altra idea che si portava dietro da un po’: un documentario sull’educazione sessuale degli italiani.

Quando Comizi d’Amore (Love Meetings, 1965) uscì finalmente, provocò un piccolo terremoto culturale. Per la prima volta in Italia, un film osava addentrarsi in un territorio ancora considerato tabù, anche tra i presunti progressisti. Dalle mete di vacanza borghesi ai villaggi rurali, Pasolini e la sua troupe hanno attraversato la penisola intervistando chiunque fosse disposto a fermarsi: contadini, operai, soldati, studenti, scrittori, pendolari, capotreni e persino una squadra di calcio sorprendentemente pudica.

I tempi erano stranamente precisi. Con il radar intuitivo che lo avrebbe caratterizzato, Pasolini intuì che l’Italia stava cambiando radicalmente. In pochi anni, i sommovimenti sociali, culminati nel 1968, avrebbero costretto il paese a confrontarsi con le questioni sollevate dal movimento femminista, dai collettivi studenteschi e dall’emergente attivismo LGBTQAI+. Costumi e morale stavano per capovolgersi.

E negli anni ’70, soprattutto grazie agli sforzi femministi, lo fecero. Il divorzio arrivò nel 1970; l’aborto divenne legale otto anni dopo. La pillola contraccettiva fu approvata nel 1971. Nel 1975, il diritto di famiglia fu riscritto e l’adulterio fu finalmente rimosso dall’elenco dei reati penali. Ma nei primi anni ’60, quasi nessuno avrebbe potuto prevedere questo futuro, anche se i segnali avevano già iniziato a comparire nel cinema. Il ” Divorzio all’italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi, e La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli, hanno messo in scena le ansie e le ossessioni dell’epoca: sesso prematrimoniale e torride relazioni che sfociano in delitti passionali, famiglie legate all’onore e rapimenti farseschi.

Questi film erano esagerati, ma non del tutto inverosimili, soprattutto nell’Italia rurale, dove la legge consentiva ancora pene ridotte per l’omicidio del coniuge adultero, inquadrando l’atto come un ripristino dell’onore familiare. Il famigerato delitto d’onore rimase legale fino a soli 40 anni fa.

Comizi d’Amore era il tentativo di Pasolini di dare un senso a tutto questo. Ciò che trovò fu un paese affamato di intimità e, come disse lui stesso, “assolutamente privo di idee generali sulla sessualità”.

Forse non sorprende quindi che le conversazioni nel documentario, il più delle volte, si concentrassero sul matrimonio; l’omosessualità rientra nella vaga categoria di “anormalità”. L’aborto non viene affatto menzionato. La legge Merlin del 1958, che chiuse le case di tolleranza regolamentate, è discussa in scene girate a Napoli e Palermo. “Che ne sarà del nostro paese?” chiede un’anziana donna che si scaglia contro il divorzio. Sembra stranamente simile a certi senatori che si oppongono oggi ai diritti LGBTQAI+.

I riflessi patriarcali dell’Italia, il divario Nord-Sud e le profonde distinzioni di classe emergono tutti. Contro lo splendore del boom economico del dopoguerra, si rivela una cultura più antica e arcaica. “L’Italia prospera è drammaticamente contraddetta da questi veri italiani”, conclude il documentario.

Anche gli amici di Pasolini faticavano a parlare direttamente della loro vita sessuale. Giuseppe Ungaretti offre una riflessione meravigliosamente evasiva su “cosa significa essere contro natura”, evitando qualsiasi menzione esplicita della sessualità con eleganza poetica.

Facciamo un salto avanti di 60 anni e il panorama è cambiato, per lo più.

L’ultimo grande studio nazionale sulla sessualità risale al 2006, ma nel 2017 un questionario somministrato a 8.000 studenti nati intorno al 1998 ha offerto un’istantanea di una nuova Italia. L’indagine Selfy (Sexual and Emotional Life of Youths) mostra che il comportamento dei millennial italiani si sta allineando con i loro coetanei europei. Le differenze regionali si sono quasi del tutto appiattite. Il matrimonio non è più una pietra miliare determinante per le coppie eterosessuali, sebbene sia rimasta una richiesta centrale per le coppie gay fino a quando le unioni civili non sono state riconosciute nel 2016.

I giovani italiani ora hanno le loro prime esperienze sessuali prima di quelli all’inizio degli anni 2000 e lo fanno in modo più sicuro. Tradiscono anche meno: una vasta maggioranza ritiene che l’infedeltà contraddica l’idea stessa di relazione.

Forse la cosa più sorprendente è che la sessualità non è più legata all’edonismo. Gli incontri occasionali sono in calo. Sta emergendo una sensibilità diversa, che sembra, stranamente, più romantica.

Stiamo assistendo al ritorno del romanticismo con la R maiuscola?

Qualunque sia la risposta, le parole conclusive di Pasolini in Comizi D’Amore sono vere:

“Al vostro amore, si aggiunga la consapevolezza del vostro amore”.