Milano, la città dove gli sbirri indossano Armani. Beh, tecnicamente i Carabinieri in tutta Italia indossano quel marchio, ma non sarebbe così se non fosse per la casa di moda milanese che ha fatto guadagnare alle forze dell’ordine italiane la reputazione di essere notoriamente ben vestite. In effetti, tutti gli italiani hanno la reputazione di essere ben vestiti – e questo si può (per lo più) far risalire proprio a questa città. Milano è la ‘capitale della moda del mondo’ per un buon motivo: una delle illustri ‘Big Four’ del settore, ospita settimane della moda due volte l’anno, Designer con la D maiuscola e la folla più alla moda d’Italia.
Pensa ‘capitale della moda’ e probabilmente ti immagini un collage decisamente moderno di flash di macchine fotografiche, passerelle buie, musica che rimbomba, riviste patinate. Ma per tutte le associazioni del 20° e 21° secolo con l’identità alla moda della città, Milano e l’industria della moda hanno una storia, e precede ampiamente il momento in cui il gruppo di supermodelle degli anni ’90 di Versace ha sfilato sulla passerella.

In Milan's Galleria Vittorio Emanuele II; Photo by CEphoto, Uwe Aranas
À La Mode nel Medioevo
La capacità di Milano di essere chic è iniziata nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento, quando divenne nota come il posto dove andare per acquistare beni di lusso. Essendo già fiorita come centro di commercio grazie alla sua posizione geografica, la sua conquista da parte della potente Casa Sforza nel 1450 stabilì la posizione di Milano come città prospera, nota in particolare per la lavorazione della seta. Questo si è rapidamente evoluto in una produzione di una gamma di materiali di alta qualità, come il pizzo, così come altri articoli costosi come gioielli e cappelli. La notorietà della città per le cose belle della vita l’ha letteralmente aiutata a farsi un nome, e la capitale lombarda è stata ribattezzata da ‘Mediolanum’, un nome celtico latinizzato che significa ‘in mezzo alla pianura’, un riferimento alla posizione dell’antico insediamento, a ‘Milano’, ispirato alla parola inglese ‘milaner’, che significa ‘merci fini’. Un bel rebranding, e uno che alla fine avrebbe dato i suoi frutti.
Per i successivi secoli, tuttavia, la reputazione di Milano per i tessuti sontuosi rimase oscurata dalla scena della moda artigianale di Firenze – fiorente grazie al Rinascimento e all’abbondanza di ricchi e potenti mecenati della città. Milano era indubbiamente il posto dove andare per i tessuti grezzi, ma la ‘moda’ si trovava nei design all’avanguardia creati dai sarti e dalle sarte fiorentine.

Marcello Dudovich ad for La Rinascente (1926)
L’Influenza della Rivoluzione Industriale
La marea ha iniziato a cambiare, però, nel 19° secolo, quando l’identità industriale precedentemente poco glamour di Milano ha iniziato a dare alla città il suo stile distintivo quando si trattava di design di moda. L’apprezzamento dei tessuti rispetto alle tendenze ha fatto sì che l’attenzione rimanesse sulla semplicità, funzionalità e qualità. Fronzoli e orpelli sono stati tralasciati a favore di una sartoria tranquilla e finemente eseguita, un attributo che ora è diventato sinonimo di design italiano in tutto il mondo. L’interesse della città per la moda è cresciuto costantemente, e nel 1865, i fratelli Bocconi hanno aperto il primo negozio in Italia a vendere abbigliamento pronto in Via Radegonda a Milano. A questo è seguito l’apertura del primo grande magazzino del paese a Milano solo pochi anni dopo, originariamente chiamato Alle Città d’Italia, e ribattezzato nel 1921 con il nome ora famoso La Rinascente. La sua costruzione ha rivoluzionato il modo in cui i vestiti venivano venduti e distribuiti nella città moderna, con il negozio che mirava a vendere prodotti di lusso senza i soliti prezzi alti, aprendo la moda ai clienti con redditi più bassi.
All’inizio del secolo, i milanesi stessi erano diventati decisamente “coscienti della moda”, in grado di investire in sartoria di lusso che era più accessibile rispetto alle controparti fiorentine e romane. Negli anni ’50, le principali città italiane avevano stabilito ciascuna la propria identità di moda: Roma era conosciuta per l’alta moda, Firenze per i vestiti fatti a mano. Milano, grazie all’influenza dei fratelli Bocconi e in omaggio al suo background industriale, era ora rinomata per i suoi vestiti “prêt-à-porter”, che rimanevano un concetto nuovo in un’epoca in cui i vestiti tipicamente continuavano ad essere fatti su misura.

1993 Vogue Italia cover by Franca Sozzani
La Settimana della Moda si sposta da Firenze a Milano, ed è di Moda
Nonostante Milano avesse un angolo sartoriale distinto, tuttavia, Firenze regnava ancora come capitale della moda in Italia. Dal 1951, era stata sede di sfilate di moda tenute a Palazzo Pitti, mostrando design di personaggi come Emilio Pucci e le sorelle Fontana. Gli spettacoli furono un successone, ma il successo della città diventò la sua rovina. L’infrastruttura di Firenze non riusciva a gestire le enormi folle che arrivavano da tutto il mondo per vedere le ultime novità del design della moda italiana, e si decise di spostare le sfilate a Milano. Nacque così la Settimana della Moda di Milano, che debuttò nel 1958.
Godendosi finalmente i riflettori tanto attesi, la scena della moda milanese ha iniziato a decollare sul serio. Il passato industriale della città ha funzionato di nuovo a suo vantaggio, con la sua ricchezza di stampatori e case editrici che la rendevano il terreno perfetto per la crescita delle riviste di moda. Milano aveva i mezzi per promuovere i marchi italiani alle masse, ed è diventata la forza trainante dei media della moda italiana, con la neonata Vogue Italia che stabiliva lì il suo quartier generale nel 1961. Con la crescita dell’influenza delle riviste, designer, fotografi, modelle e scrittori sono accorsi a Milano, tutti desiderosi di far parte della nascente rete della moda. La decisione di Vogue ha cementato il nuovo status della città come trendsetter: la gente poteva preferire fare shopping a Firenze, ma poteva leggere cosa comprare a Milano.

Catwalk finale of Gianni Versace's A/W91 show
La Rivoluzione del Prêt-à-Porter (Grazie Versace e Armani!)
Arrivati agli anni ’70, la popolarità del prêt-à-porter è schizzata alle stelle, rendendo la città il posto ideale per i vestiti da indossare. Milano offriva design più abbordabili dell’alta moda parigina, e il suo stile funzionale e semplice stava facendo scalpore in Europa. Designer milanesi Gianni Versace e Giorgio Armani hanno fatto irruzione sulla scena della moda, accolti con un plauso unanime. I loro vestiti rappresentavano una nuova ed eccitante polarità nel design della moda milanese: i tagli rivelatori di Versace, le stampe appariscenti e i colori audaci erano agli antipodi dello stile minimalista di Armani. La loro rivalità si è incarnata in un detto popolare: ‘Armani veste la moglie, Versace veste l’amante.’
Entrambi i marchi sono arrivati a essere visti come caratteristici della scena della moda milanese, con il loro forte contrasto che incarnava l’individualità accolta dai nuovi designer. Giorgio Armani ha detto di Milano che era una ‘vera metropoli: forte e impavida, ma anche accogliente’, rivelando che ‘poco a poco, ho realizzato che qui potevo diventare qualcuno’. E qualcuno lo è diventato eccome, e tra Gianni, Giorgio e la rivoluzione del prêt-à-porter, la Settimana della Moda di Milano è stata lanciata sotto i riflettori internazionali. Era (ed è ancora) un evento frequentato dai pezzi grossi del settore e non solo, tutti lì a sgomitare per assistere alle ultime novità delle etichette italiane più hot. La sua notorietà ha raggiunto un vero e proprio picco nel 1991, con una sfilata di Versace in cui Cindy Crawford, Naomi Campbell, Christy Turlington e Linda Evangelista hanno sfilato a braccetto sulla passerella, vestite Versace (cosa altro?) e in playback su ‘Freedom!’ di George Michael. Quel momento sulla passerella è venerato sia come uno dei più iconici nella storia della moda, sia come la nascita della supermodella. Milano aveva lasciato il segno, diventando indubbiamente la capitale mondiale della moda, un titolo che le è stato ufficialmente assegnato dal Global Language Monitor nel 2009.

Milano, Una Potenza della Moda
Oggi, la città ospita oltre 12.000 aziende di moda ed è sede dei quartieri generali della maggior parte dei principali marchi italiani. Cammina per le strade del Quadrilatero d’Oro, il quartiere della moda di Milano, e quello che vedi nelle vetrine infrangibili è un’esposizione di identità culturale da far girare la testa per i prezzi. Ciò non significa che le radici di Milano debbano essere dimenticate; fabbriche e tessuti hanno aperto la strada a Vogue e Versace, e il suo passato industriale è la base su cui poggia il moderno sfarzo e il glamour dei suoi negozi di moda di lusso. Dal carbonio nascono i diamanti, e Milano è oggi una scintillante potenza della moda – una città le cui strade non solo hanno creato un significato completamente nuovo per il termine ‘polizia della moda’, ma hanno cresciuto designer che, a loro volta, hanno fatto crescere la città.