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Carnevale di Putignano: Il Carnevale più antico d’Europa

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

Se chiudo l’occhi, lo posso ancora rivede’. La strada principale del paese, la gente che fa festa, e i carri che sfilano in centro.

Della mia infanzia, sinceramente, non è che me ricordo tanto. Ma ‘na cosa che tengo ancora viva è il Carnevale: ‘na tradizione bella diffusa in Italia che te fa pensa’ subito a Venezia, ma che in Puglia, la regione da dove vengo io, c’ha il suo simbolo a Putignano, a 25 minuti da Bari.

Me ricordo le sfilate dei carri allegorici, fatti de cartapesta e ferro, e le loro figure buffe e un po’ sfuggenti, misteriose. Ma, in realtà, i cittadini de Putignano, i “Putignanesi”, m’hanno insegnato che il Carnevale è ‘n’altra cosa. La tradizione dei carri allegorici, infatti, è stata introdotta molto di recente, all’inizio del ‘900. Il Carnevale de Putignano è il più antico d’Europa; proprio ‘sto mese doveva svolgerse la 627esima edizione, che pe’ via della pandemia potrebbe esse’ rimandata all’Estate o all’Autunno, o altrimenti annullata.

Personalmente ho sempre associato il Carnevale al mese de febbraio, ma il Carnevale de Putignano in realtà comincia il 26 dicembre, co’ la “”festa delle propaggini (festa delle propaggini), che je dà un altro record: il carnevale più lungo d’Italia.

Se raccontano varie storie sull’origine de ‘sto carnevale, ma quella più accreditata fa vede’ la sua nascita proprio il 26 dicembre 1394, quando le reliquie de Santo Stefano Protomartire so’ state portate dall’Abbazia de Monopoli, sulla costa pugliese, a Putignano, pe’ salvarle dall’invasione dei Saraceni. La storia qui s’intreccia co’ ‘n elemento più mondano: se dice che i contadini hanno abbandonato i campi dove stavano a fa’ l’innesti delle viti co’ la tecnica della propaggine e se so’ messi in fila alla processione de Santo Stefano Protomartire ballando, cantando e improvvisando versi nel dialetto locale. Pe’ chi non mastica tanto de botanica, la propaggine è ‘na tecnica dove il ramo d’una pianta viene piegato e interrato pe’ fa’ propagare la pianta, facendo nasce’ ‘n nuovo fusto (pure io ho dovuto da fa’ ‘n salto su Wikipedia).

Ancora oggi, durante la festa delle propaggini, gruppi de cittadini de Putignano ricordano la storia sfilando pe’ i vicoli del centro storico co’ vestiti e attrezzi da contadini, sfidandose co’ “cippon“, versi satirici nel dialetto locale co’ cui prendono in giro i politici e le personalità della città. Alla fine de ‘sto rituale, creato pe’ riconquista’ il favore degli dei pe’ ‘n futuro migliore e pe’ caccia’ via i mali, tutti i cittadini se radunano nella pittoresca Piazza Plebiscito pe’ pianta’ il cèppone, il simbolo della festa, che nel dialetto putignanese significa sia la pianta della vite che l’organo sessuale maschile (che sarebbe il Carnevale senza ‘n po’ de perversione?). Sempre in piazza, ‘na giuria popolare elegge il gruppo che s’è distinto pe’ l’originalità e la qualità dei suoi versi.

Dopo l’apertura del Carnevale, comincia ‘n’attesa spasmodica che dal 17 gennaio – in occasione della festa de Sant’Antonio – vede la città radunarsi ogni giovedì in piazza pe’ racconta’ de diversi gruppi sociali: preti e suore, vedovi, i pazzi (in realtà, i giovani non ancora sposati) e… i cornuti, che rappresentano gli uomini sposati. Il giovedì dedicato ai cornuti, ‘n gruppo d’uomini se raduna alle 6:30 de mattina pe’ da’ vita a ‘na processione speciale. Co’ copricapi cornuti, gli uomini sfilano pe’ le strade della città pe’ visita’ la casa del “Gran Cornuto dell’Anno”, ‘na personalità eletta a sorpresa ogni anno. Dopo l’elezione, la processione finisce a Piazza Plebiscito, dove se svolge l’ultimo rito de purificazione: tutte le corna vengono tagliate e ammassate.

A questo punto, dalla mia infanzia sblocco un altro ricordo: Farinella, la maschera tipica di questo Carnevale. Per tutti i bambini italiani, le maschere più famose sono sicuramente Arlecchino, Pulcinella e Pantalone. Per un bambino pugliese, è Farinella, che prende il nome da una farina fatta con ceci e orzo tostati e poi ridotti in polvere in mortai di pietra. Secondo la leggenda, Farinella – un semplice fornaio – salvò la città da un’invasione dei Saraceni escogitando una trappola: tutti i cittadini avrebbero dovuto cospargersi il corpo di farinella per sembrare malati e allontanare il nemico. Missione compiuta, a quanto pare. Secondo altre versioni, era semplicemente uno a cui piaceva bere. In effetti, guardando il disegno di Mimmo Castellano, fatto negli anni ’50, Farinella ha più i tratti di un giullare che di un eroe: indossa un abito con toppe multicolori, una gonna con i colori della città – rosso e blu – e un cappello a tre punte con campanelli, che simboleggiano le tre colline su cui sorge la città.

E così torno al mio primo ricordo: i carri di cartapesta. Un’usanza diffusa in Italia, basta pensare al Carnevale di Viareggio, sulle coste della Toscana. A Putignano, gli artigiani locali – solo 11 in tutta la città – lavorano per almeno cinque mesi nei loro laboratori, dove progettano e realizzano carri di cartapesta, incollando piccole strisce di giornale, immerse in colla fatta di acqua e farina, su uno stampo di gesso coperto d’olio. Una volta fatta la forma, i pittori completano la magia, finendo i carri che sfileranno per strada nelle varie parate, ma soprattutto in quella del Martedì Grasso. Un’arte incredibile, non solo nella sua componente artigianale, ma anche in quella simbolica: ogni maestro cartapestaio progetta il suo carro non solo per intrattenere, ma per far riflettere il pubblico, lanciando ogni volta messaggi da interpretare. Nel 2020, il tema era il cambiamento climatico.

Il Carnevale di Putignano finisce, come tutti i Carnevali italiani (tranne quello di Milano), il Martedì Grasso, con una processione funebre che segna il passaggio da un’atmosfera festosa a una più austera. In questa processione, un maiale di cartapesta attraversa le vie della città e alla fine viene bruciato. Il Martedì Grasso si chiama così in Italia e in Francia perché, in passato, era l’ultimo giorno in cui era possibile mangiare cibi grassi. Se torno ai miei ricordi, e alla mia passione per il cibo, il Martedì Grasso è l’ultimo giorno in cui posso mangiare “chiacchiere”, un impasto di burro, acqua, zucchero e uova che viene fritto e coperto di zucchero a velo.

Ok, sto scrivendo da un po’, e mi è venuta davvero nostalgia di casa. Ho quasi 30 anni e non festeggio un Carnevale a Putignano da troppo tempo. Quest’anno non so come andrà a finire. Certo, un Carnevale estivo è piuttosto strano, ma questo è un anno strano. Se vuoi un consiglio, e hai un po’ di ottimismo, fai una cosa: inizia a tenere libero il calendario per febbraio 2022, vieni a Putignano per qualche giorno e preparati a vivere l’atmosfera di un carnevale unico.