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Caffè Al Bicerin la Famosa Bevanda di Torino

“Nel passato e nel presente, il”bicerin rappresenta una parte unica e distintiva del gusto torinese e di ciò che dura nel tempo.

Un vassoio per la colazione con frittelle, salsa e una tazza su un letto disordinato in una stanza d'albergo a luce soffusa; lampada sul comodino, loghi a destra. Hotel d'Inghilterra Roma, Starhotels Collezione - Vassoio per la colazione con pancake, sciroppo e frutti di bosco su un letto stropicciato in una camera elegante.

L’Italia è per il flâneur, il vagabondo casuale che in un batter d’occhio passa da una strada affollata piena di bar a una piazza vuota. Da un lato trova la Consolata, un santuario mariano costruito gradualmente a partire dal V secolo, dall’altro il Caffè Al Bicerin, un punto di riferimento di 257 anni a Torino.

Senza alcuna strategia di marketing o piano di comunicazione sottile, fin dall’inizio Al Bicerin è diventato progressivamente una destinazione preferita per le clienti donne, nonostante il fatto che tipicamente i caffè fossero luoghi per uomini che volevano scambiare questioni culturali o concludere affari. Persino la gestione del locale è finita nelle mani di imprenditrici. La posizione unica del Caffè, di fronte a un importante punto di riferimento religioso e vicino a Porta Palazzo – il più grande mercato contadino d’Europa – ha aiutato ad attirare clienti donne che apprezzavano il marchio di cioccolateria-confetteria e l’alcol disponibile: il raffinato Vermouth, il Rosolio – fatto con petali di rosa – così come il dolce Ratafià. Il fatto che fosse (e sia ancora) gestito da donne lo rendeva ancora più adatto alle signore: dal 1910 al 1975, il bar è stato gestito dalla signora Ida Cavalli con l’aiuto di sua sorella e sua figlia Olga. Nel 1983, Maritè Costa ha preso in mano l’eredità delle signore Cavalli. Ha preservato l’ambiente storico e ha portato il locale alla ribalta internazionale, facendo sì che la prestigiosa rivista Gambero Rosso nominasse il Caffè il Miglior Bar d’Italia nella sua prima edizione del 2001. Al Bicerin è ora gestito dalla famiglia di Maritè e dalle signore che lavorano in questa istituzione da diversi anni.

La svolta moderna al Caffè Al Bicerin è stata creata dai suoi ospiti ma anche dall’arredamento unico che caratterizza l’atmosfera: dopo l’apertura da parte del signor Giuseppe Dantis, un esperto acquacedrataio (produttore di bevande al cedro) nel 1763, le pareti sono state abbellite con pannelli in legno decorati con specchi e lampade, il pavimento riempito con i caratteristici piccoli tavoli rotondi in marmo bianco, il bancone in legno e marmo ha preso il suo posto e i vasi di confetti sono apparsi sugli scaffali. Ma soprattutto, il caffè è diventato il luogo dove è stato creato il bicerin.

Il bicerin è nato come evoluzione della bavareisa del XVIII secolo, una bevanda alla moda fatta con caffè, cioccolata, latte e sciroppo. Nel XIX secolo, il caffè presentava tre variazioni di bicerin: “pur e fiur”, simile al cappuccino, pur e barba”, caffè e cioccolata e la versione che è diventata la più iconica: il “‘n poc ‘d tut”, che letteralmente significa “un po’ di tutto” in piemontese. Il nome bicerin, letteralmente “bicchierino”, ha preso piede quando “n poc ‘d tut” veniva versato in bicchieri senza manici.

Fare un buon bicerin non è solo una semplice miscelazione di tre ingredienti casuali. Infatti, tutte le materie prime sono attentamente selezionate e testate prima di essere inserite nella ricetta finale: il cioccolato, ad esempio, è fatto con cacao selezionato da agricoltura sostenibile in Costa d’Avorio, Ghana, Camerun, Brasile e Indonesia. La cottura lenta di questo cioccolato in speciali pentole di rame esalta gli aromi naturali e ne abbassa l’acidità.

Al Bicerin è diventato un luogo iconico e un punto di riferimento non solo per le donne, ma anche per figure maschili di spicco: per Alexandre Dumas rappresentava un luogo contemplativo, per Umberto Eco è diventato parte dell’ambientazione del suo romanzo storico “Il cimitero di Praga”. Eco scrisse:

“un bicerin era molto apprezzato anche durante il digiuno quaresimale poiché la cioccolata calda non era considerata cibo. Che ipocriti “.

Il bicerin Era in realtà una bevanda energizzante per quelli che digiunavano per la santa comunione e avevano bisogno di una botta di energia appena usciti dal santuario della Consolata dall’altra parte della piazza. Al Bicerin era un luogo simbolico per artisti come Giacomo Puccini, e anche per lo status quo politico prima dell’unità d’Italia nel 1861. Si dice che lo statista Camillo Benso Conte di Cavour, che era liberale e anticlericale, aspettasse la famiglia reale fuori dal santuario e cogliesse l’occasione per andare Al Bicerin.

Nel passato e nel presente, il bicerin rappresenta una parte unica e distintiva del gusto torinese e di ciò che dura nel tempo: l’importanza di ingredienti semplici e grezzi, selezionati e lavorati con cura, per creare un momento magico per tutti.