No, non si tratta di una barzelletta sulla “bionda stupida”, ma del racconto di una notte di baldoria con due delle mie più care amiche dell’università. Una sera, noi tre – una bionda, una bruna e una con gli occhiali – siamo uscite per un aperitivo in uno dei nostri posti preferiti, dove ogni bevanda è accompagnata da una pizza per un totale di 5 euro a testa. Ci siamo seduti all’aperto, con una leggera brezza estiva che faceva frusciare i tovaglioli di cera, e i tavoli intorno a noi si sono rapidamente riempiti. Alla nostra sinistra, in un tavolo a non più di 15 centimetri di distanza dal nostro (il bar ha cercato di sfruttare al massimo i suoi spazi esterni), sedevano tre ragazzi carini, uno biondo, uno bruno e uno con gli occhiali. Noi ragazze ci scambiammo sguardi furtivi, intervallati da rapide occhiate ai ragazzi, e non passò molto tempo prima che la nostra semplice vicinanza, o forse la vistosa attrazione, ci portasse a iniziare una conversazione. I ragazzi erano del posto, che, pur avendo tra i venti e i trent’anni, non avevano mai vissuto al di fuori di questo piccolo comune (sono quelli che chi ha frequentato l’università negli Stati Uniti potrebbe definire “townie”). A me piace il ragazzo bruno; alla mia amica bionda, che chiameremo Teresa, piace il ragazzo biondo; alla mia amica bruna, che chiameremo Monica, piace il ragazzo occhialuto. In occasione di una festa di amici, le invitiamo a unirsi a noi.
Dopo qualche ora e qualche bicchierino di troppo di Sambuca (assolutamente disgustoso), io e il ragazzo bruno ci affacciamo al balcone per prendere una boccata d’aria fresca. Il ragazzo biondo sta fumando una sigaretta dall’altra parte, ma non gli diamo retta perché approfittiamo di questo momento lontano dalla folla per baciarci. Non possiamo aver limonato per più di due minuti quando lui si stacca, mi guarda negli occhi e mi dice: “Vai a baciarlo”.
“Cosa?” Rispondo, facendo il pollice alla bionda: “Lui?”. Annuisce.
Mi avvicino con cautela al suo amico biondo, che spegne la sigaretta. “Vuoi che lo faccia?” Chiedo: il consenso va sempre chiesto! “Sì”, afferma il Biondo.
Mentre io e il Biondo ci baciamo, il ragazzo con cui mi ero appena baciata ci osserva, prima di afferrare la mia mano e tirarci tutti e tre dentro la stanza da letto proprio accanto al balcone.
Mi rifiuto di usare eufemismi basati sul baseball, quindi diciamo che le cose stavano iniziando a farsi interessanti quando il proprietario della camera da letto inizia a battere alla porta: “Uscite”. Non del tutto vestiti, sbuchiamo tutti e tre fuori dalla stanza. Mentre mi prendo un attimo per riprendermi e per raccontare alle mie amiche ciò che era appena accaduto, sento che il ragazzo moro risponde al telefono – una telefonata che si fa presto incandescente.
Chiedo al ragazzo biondo cosa sta succedendo. “È al telefono con la sua ragazza”. Ma che cazzo?
“Non credi che sia un dettaglio, che valeva la pena menzionare tre ore fa?”. Rispondo con rabbia.
“Beh…”
“Anche tu ne hai una, vero?”.
“Sì”, afferma il ragazzo biondo, non così colpevolmente come si potrebbe sperare.
Con un rapido “vaffanculo” ad entrambi, lascio la festa promettendomi che non avrei avuto più niente a che fare con gl’uomini italiani (questo sentimento, purtroppo o per fortuna, non è durato a lungo).
Quella stessa sera, Teresa si fece il ragazzo biondo e Monica il ragazzo con gl’occhiali.