Non sorprende che un paese così ricco di patrimonio culturale come l’Italia – pensa alle origini pagane, all’Impero Romano, sede dello Stato Vaticano, e così via – sia pieno di credenze rituali, dal folklore locale alle superstizioni universali. Prima registrata nel III e II secolo a.C. da autori come Plauto, Ennio e più tardi Plinio, la parola latina superstitio“emerse come termine pio, usato per descrivere la “pratica divinatoria”.” Da qualche parte nel miscuglio dell’arrivo del cristianesimo e le successive guerre religiose tra cristiani e politeisti romani, la parola si è sviluppata in qualcosa che spiegava un’eccessiva soggezione o paura religiosa, prima di evolversi fino a comprendere credenze o pratiche considerate irrazionali o basate su paure e nozioni infondate.
Due millenni dopo, con quell’impero ormai scomparso, toghe e tuniche sono state scambiate con canottiere e magliette, il gelato si è fortunatamente evoluto dieci volte tanto dalle sue origini del II secolo d.C. di neve alpina mescolata con miele, eppure le superstizioni, sebbene le loro ragioni siano sepolte con le stesse anime che le hanno forgiate, sono così radicate che prevalgono e germogliano anche nel terreno più duro.
Molte superstizioni italiane continuano a giocare un ruolo significativo nella vita quotidiana – non si deve mai brindare con un bicchiere vuoto, né con uno di plastica; non si deve mai mettere il pane capovolto – ma ecco solo tre delle credenze più durature dell’Italia. Nelle parole di Peppino De Filippo, Non è vero ma ci credo!“(“Non è vero ma ci credo!””).
IL NUMERO 17
Porta i coraggiosi, gli audaci e i temerari in Italia il venerdì 13 e non ci sarà nessuno dei baccani visti negli Stati Uniti. Se partecipare ad attività emozionanti in giorni particolarmente sfortunati è la tua cosa, avresti molto più successo nel farlo il venerdì 17. Considerato sfortunato sin dall’antichità, i numeri romani per questo numero inquietante sono XVII – che, se riordinati, formano “VIXI”, in latino “ho vissuto” e un’implicazione che è ora di morire. E, poiché il venerdì è il giorno in cui Gesù fu messo in croce, i due combinati potrebbero far strada a una grande sfortuna.
Se questo numero spettrale sta iniziando a indurti un po’ di panico, sei in buona compagnia. La compagnia aerea nazionale, ITA Airways, adotta una politica di tolleranza zero verso il numero, rimuovendo il corridoio 17 su tutti i suoi aerei, mentre le squadre di calcio italiane si rifiutano a tutti i costi di programmare una partita per il 17 di qualsiasi mese.

Fascinus
IL CORNO PORTAFORTUNA
I superstiziosi non devono preoccuparsi. Gli italiani, e soprattutto quelli di Napoli, sono ben equipaggiati per un giorno come il 17 sotto forma di un corno rosso brillante che viene indossato come amuleto intorno al collo o al polso, proteggendo chi lo indossa dal malocchio o da qualsiasi sfortuna generale che possa capitargli. Le strade strette di Napoli sono piene di bancarelle che vendono questi ciondoli simili a peperoncini, e è probabile che vedrai molti petti abbronzati adornati con almeno uno di questi colorati portafortuna.
Anche se le origini di questo simbolo si perdono nel tempo – forse risalgono al periodo neolitico, quando si pensava che le corna degli animali portassero fortuna e fertilità, o forse alla dea italiana della fortuna, Fortuna, che porta varie iterazioni del corno – vorrei presentarti Fascinus. Raramente menzionato oggi e senza dubbio spinto via da secoli di puritani, questo dio romano è l’incarnazione del fallo divino ed è interamente fallico nella forma. Hai letto bene; le gambe, i piedi, la coda e il corpo di questo essere supremo di ieri sono modellati come l’organo sessuale maschile. Come protettore del parto e potente difensore dal malocchio, si dà il caso che l’amuleto di scelta durante l’epoca romana fosse quello di un piccolo pene eretto. Ora, confrontiamo la forma dei portafortuna antichi e moderni e chiudo il caso: nulla cambia.

LA SMORFIA
Un’altra specialità napoletana, La Smorfia è un sogno che diventa realtà per i superstiziosi e, se usata bene, può far arrivare un sacco di soldi. Questa antica forma d’arte assegna numeri a diversi elementi dei tuoi sogni, che diventano numeri fortunati per la lotteria quotidiana. Un bel pezzo di bistecca che potresti aver sognato ti darà il numero 49; il seno femminile, 28; e così via. La filosofia è che i sogni vengono piantati nelle nostre teste dai morti come segni, segnali e avvertimenti su ciò che ci aspetta noi che dormiamo sulla terra, permettendo a qualsiasi giocatore di Smorfia di mettere la propria fortuna nelle mani del destino stesso.
La Smorfia prende il nome dal mitologico dio greco dei sogni, Morfeo, e, in passato, il significato di ogni numero veniva trasmesso oralmente da una generazione all’altra. Con il tempo, queste interpretazioni sono state registrate e annotate sotto forma di illustrazioni, diventando libri di riferimento per il giocatore credulone. Chiedi a qualsiasi napoletano e sicuramente si ricorderà dell’esistenza di un libro del genere, forse logoro e strappato per l’uso eccessivo, ma posizionato senza ombra di dubbio in bella vista a casa della cara nonna . L’era di internet non lesina sulle scorciatoie, e oggigiorno i giocatori che non hanno ancora memorizzato questa analisi numerica dei sogni possono trovare tutte le informazioni necessarie online. Possono persino scaricare un’app che decodifica i loro sogni con un click.
La prossima volta che ti svegli di soprassalto e rabbrividisci, avendo appena sognato un soldato, un gobbo e tua madre che beve caffè in giardino, non soffermarti o indugiare sulla sua assurdità. Invece, corri dritto alla ricevitoria più vicina, punta su 12, 57, 52, 42 e 51, rispettivamente, e potresti essere in procinto di ottenere una fortuna smorfistica!