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Anna Magnani: L’Icona Femminista Anti-Fascista del Cinema del XX Secolo

“Anna diventa l’icona di un paese distrutto, ma anche il simbolo della sua possibile rinascita.”

Federico: Questa signora che torna a casa, costeggiando il muro di quest’antico palazzo patrizio, è un’attrice romana, Anna Magnani, forse il simbolo della città.

Anna: Chi sono io?

Federico: Roma vista come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, cupa e buffonesca… Potrei andare avanti fino a domattina.

Anna: A Federì [“Federico” in dialetto romano], vatte a dormì.

Federico: Posso farti una domanda?

Anna: No, non mi fido di te, ciao. Buonanotte!

Così teatralmente Anna Magnani entra nella storia alla fine del Roma di Federico Fellini, il film che precede Amarcord. Era il 1973 e, nei 50 anni trascorsi da allora, non c’è stata attrice che abbia eguagliato la grandezza di “Nannarella”, il tenero diminutivo che usiamo per lei. Federico l’aveva corteggiata per fare quel cameo e lei era stata restia – lui la chiamava quella “ragazza selvaggia che reagiva con arroganza, impudenza e diffidenza.” Anna Magnani cercava sempre nella sua professione l’amore che le mancava nella vita, e quella cosiddetta diffidenza era il prodotto della sua travagliata vita familiare e sentimentale. Nel meraviglioso documentario La passione di Anna Magnani (2019) di Enrico Cerasuolo, vediamo un’intervista in cui un giornalista chiede all’attrice delle più grandi gioie della sua vita. La sua risposta è agghiacciante: trattiene il respiro, come se riavvolgesse il nastro del tempo in un silenzio assordante, per realizzare infine che ce ne sono state pochissime. Ma è stata proprio questa sofferenza a regalarle il miracolo di uno sguardo magnetico e di una forza virile, che ci ha spinto a valorizzare, per la prima volta nella storia del cinema italiano, un altro tipo di femminilità. Anna Magnani ha rivoluzionato il modo in cui la gente vedeva le donne nel cinema, certo perché era un’attrice incredibile, ma anche perché ha rotto lo stampo della bomba sexy dell’epoca, interpretando donne che indossavano con bellezza e orgoglio le loro cicatrici e rughe – sia metaforicamente che fisicamente.

Nel 1961, mentre riceveva il Mimosa d’Oro–un premio per le donne le cui opere hanno contribuito all’emancipazione femminile–ha affermato: “Sono contenta che sia stato notato che recito anche per aiutare le donne a sentirsi meglio e ad essere più libere”. Ciò che ha reso subito Anna diversa da tutte le altre attrici dell’epoca era la sua convinzione nel dare voce alle donne “normali”, con i problemi quotidiani della gente comune. Anna era vera: era una persona reale con cui potevamo identificarci. Ma ci sono tre ruoli, tra i tanti altri, che sono emblematici del tipo di femminilità che voleva rappresentare: Pina in Roma città aperta (1945), una donna di bassa estrazione sociale che resiste all’occupazione nazista di Roma; Maddalena Cecconi in Bellissima (1951), una madre della classe operaia che cerca disperatamente di far fare un provino cinematografico a sua figlia; e Mamma Roma nell’omonimo film (1962) come un’ingenua prostituta. Se consideriamo la portata del cinema del suo tempo, non sarà fuorviante affermare che Anna Magnani ha combattuto contro le idee del fascismo, tanto quanto le forze politiche della Resistenza italiana.

PRIMI ANNI E CARRIERA

Anna nasce nel marzo del 1908, vicino a Porta Pia a Roma, e prende subito il cognome di sua madre Marina Magnani. A partire da suo padre, ha un rapporto tormentato con il genere maschile: scoprirà solo da adulta il nome di suo padre – Pietro Del Duce. Da convinta antifascista, si prende persino gioco della sua “fortuna” di non essere “la figlia del Duce”. Dopo che la madre di Anna si trasferisce ad Alessandria, affidando Anna alle cure della nonna Giovanna, Anna cresce con le zie. Dopo un tentativo fallito di riconciliarsi con la madre lontana in Egitto, Anna torna nella sua città con la ferma convinzione di voler diventare un’attrice.

Ha solo 19 anni quando inizia a frequentare la “Scuola d’Arte Drammatica Eleonora Duse”, ed è nel “teatro di rivista” che, insieme ai fratelli De Rege e Totò, ottiene i primi riconoscimenti. Particolarmente popolare tra gli anni ’30 e ’50 in Italia, il “teatro di rivista” (o semplicemente “rivista”) era un genere teatrale che mescolava musica, danza e recitazione, senza seguire una trama specifica. A suo agio in un genere così eclettico che si adatta meglio alla sua vasta gamma di recitazione, viene scoperta nel 1941 da Vittorio De Sica, che le offre il suo primo ruolo brillante in Teresa Venerdì. Nei sette anni precedenti, Anna ha già collezionato diverse apparizioni sul grande schermo, recitando anche in Cavalleria di Goffredo Alessandrini, l’uomo che sposò nel 1935. In particolare, suo marito la filmava da lontano come se il suo viso fosse troppo “rischioso” da mostrare in primo piano: Alessandrini credeva nella mentalità fascista del momento e la femminilità di Anna era lontana dall’essere lo stereotipo affascinante delle dive di Hollywood.

Questa storia con un tizio che, solo due anni dopo, si beccherà, insieme alla leggendaria Leni Riefenstahl e il suo Olympia, la Coppa Mussolini per il miglior film a Venezia (il precursore dell’odierno Leone d’Oro) non dura a lungo. Dopo Teresa Venerdì, Anna diventa un nome grosso nel ‘sistema delle star’ italiano, ma si rifiuta di fare solo ruoli comici. Anche se viene scelta per Ossessione di Luchino Visconti Ossessione di Luchino Visconti, il film d’apertura del Neorealismo, Anna è incinta (e non è stata del tutto onesta con il famoso regista al riguardo). Rinuncia amaramente al film per la nascita di Luca, il suo unico figlio che, ancora una volta senza un padre, prende il cognome della madre.

Luchino Visconti and Anna Magnani

ROBERTO ROSSELLINI E ‘LA GUERRA DEI VULCANI’

Ma Anna non è una che si lascia intimidire facilmente: in due spettacoli teatrali durante l’occupazione nazista di Roma, urla coraggiosamente ‘libertà!’ E nel ’45, arriva finalmente il ruolo della sua vita: diretta dal suo nuovo compagno Roberto Rossellini, Anna interpreta Pina in Roma città aperta. Pina è una donna del popolo, che lotta contro l’occupazione nazista del suo quartiere e cerca di proteggere suo marito Francesco dai soldati tedeschi. La scena, ambientata in Via Montecuccoli a Roma, in cui corre dietro al camion nazista che ha catturato Francesco, urlando il suo nome, è probabilmente la scena più iconica del Neorealismo italiano e una delle più celebri del cinema italiano. La sua incarnazione della Resistenza romana apre uno squarcio nella storia d’Italia: la sua disperazione, mentre urla “Francesco”, scuote l’intera nazione. Anna diventa l’icona di un paese distrutto, ma anche il simbolo della sua possibile rinascita. Nemmeno il premio Nobel Giuseppe Ungaretti rimane indifferente alla sua interpretazione e le scrive: “Ti ho sentito gridare Francesco dietro a un camion, e non ti ho mai dimenticato’: e nemmeno gli italiani lo faranno.

Anna se la sta passando alla grande con Rossellini finché lui non riceve una lettera dall’attrice svedese del momento. Ingrid Bergman è rimasta super colpita dalle proiezioni di Paisà e Roma città aperta e gli manda questo messaggio: “Se hai bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, che non ha dimenticato il tedesco, che non si capisce molto in francese, e che in italiano sa dire solo ‘Ti amo’, sono pronta a venire e a fare un film con te.” Quando Paisà viene nominato per il premio alla migliore sceneggiatura originale agli Oscar, Roberto parte per l’America senza Anna e incontra Ingrid.

Da quando la Panaria Film gli ha mostrato alcuni filmati subacquei girati sull’isola di Stromboli, Rossellini è entusiasta all’idea di fare un film nelle isole Eolie in Sicilia. Senza dire niente ad Anna – che dovrebbe essere la protagonista – Rossellini chiede a Federico Fellini e Sergio Amidei di scrivere il soggetto del suo prossimo film: la Bergman deve interpretare il personaggio principale. Incapace di resistere al fascino della bellezza svedese, il miliardario americano Howard Hughes (l’aviatore interpretato da di Caprio nel film di Scorsese) si convince a produrre Stromboli – Terra di Dio.

Anna va su tutte le furie e si accorda con la Panaria Film per girare, su un’altra isola non lontana dal suo compagno e dall’amante del suo compagno, Vulcano, diretto da William Dieterle. Così inizia la cosiddetta ‘guerra dei vulcani’. Le vicende del triangolo amoroso cominciano a riempire le pagine delle riviste di tutto il mondo, tanto che persino i politici ci mettono bocca e un senatore del Colorado chiama Ingrid Bergman ‘una concubina pubblica’. L’eccitazione sale alle stelle: giornalisti e membri della Vulcano troupe continuano a cercare di raggiungere, travestiti, l’isola di Stromboli per scoprire di più sulle riprese. Rossellini, che sia per lo stress psicologico o per una crisi creativa, chiude il set. Le riprese di Vulcano vanno molto più lisce, ma a nessuno frega granché del film perché, proprio durante la prima, cade la bomba: Ingrid Bergman ha appena partorito Robertino Rossellini.

La guerra, però, non avrà vincitori visto che entrambi i film non avranno il successo sperato. Ne esce solo l’amarezza di Anna: ‘Perché ho successo solo come attrice mentre distruggo tutto quello che ho come donna?’ si chiede.

La sua ultima interpretazione per Rossellini nell’episodio La voce umana (The Human Voice, rifatto di recente da Pedro Almodóvar e Tilda Swinton) del film L’amore (1948) è dolorosamente profetico. La bravura di Magnani nel portare sullo schermo la disperazione di una donna abbandonata alla fine del suo amore è straziante e commovente. Tra le sue parole, un’ultima dolorosa promessa strappata al suo vecchio: “Promettimi che non andrai nello stesso albergo a Marsiglia dove siamo stati noi due.” Nonostante ciò, Rossellini visiterà l’Hotel Luna ad Amalfi con la Bergman, già luogo di diversi soggiorni con la Magnani.

Dopo l’intermezzo dei vulcani, Anna è di nuovo pronta a incantare il pubblico con nuovi ruoli, tra cui l’indimenticabile Maddalena Cecconi nel Bellissima di Luchino Visconti (1951). Varie idee e battute iconiche del film sono il risultato della sua spontanea genialità: “Mi sento più un’artista che un’attrice: abbiamo tutti migliaia di donne dentro, non una sola, e mi sento realizzata quando sono libera di lasciarle uscire. Se recito come un’attrice, è male per me e per il film.”

L’OSCAR E IL SUCCESSO INTERNAZIONALE

21 marzo 1956: Marlon Brando legge le nomination all’Oscar per la migliore attrice protagonista e Anna è la vincitrice. Nella storia del premio più ambito al mondo, rimane la prima attrice non di lingua inglese a portarselo a casa. Il suo ruolo premiato in La rosa tatuata è scritto per lei da Tennessee Williams e inaugura la sua stagione americana, che continua con Selvaggio è il vento di George Cukor, la sua seconda nomination all’Oscar, e Pelle di serpente, curiosamente di nuovo con Brando. Si sa che non c’è un rapporto particolarmente buono tra i due attori – entrambi con personalità così particolari e inflessibili. Tuttavia, la Magnani ammette di non riuscire a giudicare quell’uomo la cui fragilità si trasforma facilmente in violenza.

Dopo la sua parentesi americana, ad Anna viene offerto il film La ciociara (La ciociara, 1960). L’autore Alberto Moravia ha mandato ad Anna una copia del suo libro, ma l’attrice rifiuta la parte quando scopre che avrebbe dovuto interpretare la madre dell’emergente Sophia Loren. L’Oscar di Loren per quel ruolo manderà un chiaro segnale a cinema italiano: il mondo sta cambiando la sua percezione della bellezza italiana. Anna va per la sua strada e diventa Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini. È, ancora una volta, una ripresa estremamente travagliata che causa parecchi disaccordi tra i due intellettuali: nonostante ciò, si separano con reciproco rispetto, e il film è ancora considerato uno dei grandi capolavori del cinema italiano.

ULTIMI LAVORI

Vicino all’inaspettata fine della sua carriera, Anna torna a teatro per un’ultima apparizione in Medea (Roma, Teatro Quirino, 1966). Il drammaturgo Eduardo De Filippo le dice: “La forza, la bellezza della voce e la spontaneità dei gesti… Vengo [a teatro] solo quando reciti tu… non sai nemmeno cosa hai fatto.”

Oltre al suddetto cameo in Roma, il suo ultimo ruolo cinematografico è accanto a Marcello Mastroianni in Correva l’anno di grazia 1870 di Alfredo Giannetti (1972). L’ennesima coincidenza in una vita che è di per sé un film, la trasmissione del film va in onda la sera del 26 settembre 1973: solo poche ore dopo, Anna muore di cancro al pancreas all’età di 65 anni.

La lista dei motivi per cui amiamo e per cui ci manca Anna Magnani da 50 anni non potrebbe mai essere esaustiva. E avendo nel cuore il magnetismo dei suoi occhi, l’ammirazione per la sua coerenza e la gratitudine per la sua fragilità, ci ritroveremo di nuovo a cantare le note di Pino Daniele: “Anna verrà e sarà un giorno pieno di sole e allora, sì, ti cercherei, forse per sognare ancora, sì, ancora…” (“Anna verrà e sarà un giorno pieno di sole e allora, sì, ti cercherei, forse per sognare ancora, sì, ancora…”).

In ihrer Wohnung