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Agiografia di Raffaella Carrà

“L’arte rinascimentale e moderna unite in una sola persona.”È nata una stella.

“Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” canta Raffaella Carrà. È il 1978. Per coincidenza, l’aborto è appena diventato legale in Italia.La mia vita è una roulette, conosci i miei numeri / Il mio corpo è un tappeto dove ti addormenterai… Il testo continua, descrivendo una donna libera e indipendente, esaltando l’amore libero ovunque in campagna e in città (“in campagna e in città”). Nel video che apre il programma TV Ma che sera, Carrà canta e balla intorno a molti monumenti italiani in miniatura, spuntando da dietro il Duomo di Milano, riposando un po’ sul Tempio della Concordia ad Agrigento, per poi sdraiarsi in Piazza San Pietro. “Non c’è odio né guerra quando c’è Amore in camera da letto” continua a cantare, torreggiando su tutto il Paese.

Tanti Auguri è stato un successone. Nel corso degli anni è diventata una delle hit indiscutibili di Carrà, una specie di inno nazionale non ufficiale, e l’inno definitivo della comunità gay.

Caschetto biondo impeccabile (portato per la prima volta nel 1970 e quasi identico da allora, più o meno voluminoso a seconda della moda del decennio – Anna Wintour fatti da parte!); il movimento della testa caratteristico (“Un segno di libertà dalla lacca, dalla superfluità, dalla rigidità”); la palette base di costumi bianchi, neri e rossi, adorni di cascate di paillettes, scariche di strass e vortici di piume che avrebbero fatto sembrare i look di Liberace sobri come quelli di un impiegato del fisco… La Carrà – con l’articolo determinativo, come gli italiani la chiamano affettuosamente – era un tesoro nazionale.

Spudoratamente pop, ha reinventato il varietà in TV, con numeri di canto e ballo ispirati a Broadway, ravvivati da accenni alla danza e all’immaginario latino. Pensa a Carmen Miranda, con meno frutta.

Nata Raffaella Maria Roberta Pelloni nel 1943, ha iniziato la sua carriera come attrice in alcuni film peplum italiani di dubbia qualità. Ti sfido a leggere i loro titoli senza sorridere: La furia dei barbari (1960), Atlante, l’uomo della forza bruta (1961), Mole Men contro i Figli del Sole (1961), Ulisse contro Ercole (1962).

Alla fine ottiene un contratto con la 20th Century Fox, recitando nel film sulla Seconda Guerra Mondiale Il colonnello Von Ryan (1965) accanto a Frank Sinatra. Si dice che lui la corteggiasse. Lei non era molto convinta e nel frattempo inizia a cantare e ballare in TV.

Incontrandola, il regista teatrale Dante Guardamagna, un appassionato d’arte, ha l’idea di associare il suo nome, che gli ricordava Raffaello, con il cognome del pittore Carlo Carrà. Rinascimento e arte moderna si uniscono in una persona. Nasce una stella.

Gli anni ’70 iscrivono Carrà nell’immaginario sociale degli italiani.

È la prima a mostrare l’ombelico in TV, con conseguenti critiche dal Vaticano e dalla più ampia cultura cattolica che domina la scena.

Nel 1971 la sua canzone giocosa Tuca Tuca diventa un grande successo, soprattutto perché nel ballo annesso lei e un ballerino maschio si toccano dalla testa ai piedi. La TV nazionale censura la coreografia ritenuta troppo audace e provocatoria. L’acclamato attore Alberto Sordi salva la situazione, eseguendo il ballo con Carrà in modo così esilarante e sfacciato che alla fine le controversie vengono superate e Tuca Tuca diventa un fenomeno popolare.

Lo sketch è, ad oggi, uno dei migliori nella storia della TV italiana.

Nello stesso periodo Carrà si trasferisce in Spagna, facendo televisione e pubblicando dischi in spagnolo. La sua popolarità si estende rapidamente al Sud America, trasformandola in una sensazione globale.

Clay Regazzoni and Raffaella Carrà at ‘Canzonissima’ (1974)

Il singolo del 1976 A far l’amore comincia tu riconferma Carrà come icona erotica.

“Se ti porta su un letto vuoto / Restituiscigli quel vuoto / Fagli capire che non è un gioco / Fagli capire cosa vuoi” canta Raffaella in una tutina aderente a zampa d’elefante, con uno spacco profondo che lascia tutta la schiena nuda.

La canzone è un successo internazionale, vendendo oltre 20 milioni di copie e diventando il singolo più venduto e più conosciuto della soubrette nel mondo. Viene tradotta in diverse lingue, in particolare nel Regno Unito con il titolo Do it Do it again.

È così senza tempo che quasi 40 anni dopo il DJ francese Bob Sinclar la remixerà nel suo singolo Far l’amore, che viene poi usato in una scena del film premio Oscar di Paolo Sorrentino La Grande Bellezza (2013).

Negli anni ’80 l’immagine pubblica di Raffaella passa da sex symbol a un personaggio più materno. Nel 1984 rinnova il suo contratto con la TV nazionale per una cifra esorbitante. “Immorale e vergognoso” commenta l’allora Primo Ministro Bettino Craxi, che non si è mai iscritto al suo fan club. Se chiedi a me, valeva il suo peso in oro.

Nel programma TV Pronto, Raffaella? (Ciao, Raffaella?) trasmesso intorno a mezzogiorno e quindi apprezzato soprattutto da casalinghe e anziani Carrà interagisce con il pubblico in studio attraverso diversi giochi telefonici. Il pubblico capisce che Raffaella è lì per loro, una di loro, raggiungibile con una semplice telefonata. È l’inizio di una metamorfosi che culminerà negli anni ’90.

Nel 1995 Raffaella presenta un nuovo programma, Carràmba! Che sorpresa , che andrà in onda sulla TV italiana per 8 edizioni, diventando il suo show più popolare di sempre.

Nella trasmissione, Carrà coinvolge direttamente il suo pubblico e gli ospiti con sorprese e incontri inaspettati con i loro cari (tipicamente parenti e amici) che non vedevano da tanto tempo. I fan vengono presentati al loro attore, cantante, calciatore preferito; le mogli annunciano in diretta ai mariti che sono incinte; generazioni di emigranti si riuniscono dopo decenni. Carràmba! Che sorpresa racconta storie molto comuni di italiani in difficoltà che hanno deciso o non hanno avuto altra scelta che tentare la fortuna altrove. Molti sono finiti in Sud America, dove Raffaella è convenientemente venerata: Argentina, ovviamente, Brasile, Venezuela, ma anche gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada (spesso pronunciato Canadà, alla vecchia maniera italiana).

È uno spettacolo di buoni sentimenti fatto per una società ancora ingenua tecnologicamente, prima dell’avvento dei cellulari, delle email e dei voli low-cost.

Circondata da una scenografia postmoderna tappezzata di specchi e riflettori, Raffaella si muove tra il pubblico, su e giù per le scale. Si ferma da qualcuno, lo invita a sedersi insieme su un divano sul palco principale, iniziando a raccontare storie dettagliate sulle loro vite.

“Tu sei l’unica, su sette fratelli, che è rimasta in Italia, vero?” chiede a una vecchietta con pochi denti in bocca e uno scialle grigio sulle spalle.

“Quindi, tutti i tuoi fratelli sono ora sparsi per il mondo, non è così?”, Raffaella articola esageratamente ogni parola che pronuncia nel suo modo caratteristico.

“Sì, sì” risponde timidamente la vecchietta, visibilmente sorpresa e confusa.

“E non ne vedi uno in particolare da 40 anni… È tuo fratello Giuseppe, che vive in”Canada, giusto? continua Raffaella.

“Non hai potuto vedere Giuseppe tutti questi anni perché ha paura di volare, vero?” insiste.

“Sì, sì. Anch’io ho paura di volare” confessa la vecchietta.

“Beh, ti dirò una cosa…”

Senso di anticipazione nell’aria.

“…tra la paura di volare e l’amore per sua sorella…”

Pausa enfatica. Gli occhi si stanno già inumidendo.

“…Il signor Giuseppe ha deciso di venire a trovarti, e dopo 40 anni, È QUI!” Raffaella urla emozionata.

La telecamera inquadra un vecchio, tutto in ordine.

Melodia sdolcinata con voci che canticchiano, flauti e trilli in sottofondo.

Dopo 40 anni, i due fratelli si riuniscono finalmente. Si abbracciano: rumori di microfoni schiacciati, audio incomprensibile, voci rotte. Un sacco di spalle verso gli spettatori per aumentare il senso di realtà della scena, come in un affresco di Giotto. E poi lacrime, lacrime e ancora lacrime. “Ma queste sono lacrime di felicità!” Raffaella ci tiene a precisare.

Tutti guardano, piangendo. È impossibile non farlo.

La popolarità di Carràmba! Che sorpresa è così diffusa che la parola carrambata entra nel dizionario italiano, indicando un “incontro inaspettato con una o più persone con cui si erano persi i contatti”.

Eternamente sorridente, perennemente gentile, Raffaella è lì, pronta ad aiutare chiunque ne abbia bisogno. Nostra Signora della Tenerezza, Nostra Signora della Consolazione, Nostra Signora del Pronto Soccorso, Nostra Madre del Perpetuo Aiuto, Stella del Mare, Madre Addolorata, Regina delle Famiglie, Mediatrice di tutte le Grazie.

Combinando sensualità e affabilità, in cinque decenni è riuscita a conquistare ogni italiano, attraverso le generazioni: dagli adolescenti alle casalinghe, dagli attivisti gay agli uomini di mezza età, unendoli tutti, “da Trieste in giù”.

Raffaella Carrà at Canzonissima in 1970