Raccontaci brevemente la tua storia e del tuo lavoro attuale:
Nata e cresciuta a Milano. Prima di approdare al mondo del food, ho studiato architettura e design e ho lavorato nella moda per qualche anno. Dal 2014 al 2017 ho trascorso un periodo di lavoro in diverse realtà culinarie a Milano, Londra e Copenaghen, fondendo le tecniche di cucina apprese sul campo con l’estetica, la cultura del progetto e i metodi creativi imparati durante gli studi. Da Giugno 2017 sono resident chef di Masseria Moroseta, dove ho sviluppato la mia personale visione di una cucina sana, onesta, stagionale e spontanea, in continua evoluzione. Sono interessata a tutto ciò che circonda il cibo e a ogni tipo di contaminazione creativa. Non solo cucina: agricoltura, styling, fotografia, cultura, storytelling, workshop, arte – compongono l’universo che mi circonda.
Perché hai scelto di vivere/rimanere in Italia?
Aver fatto delle esperienze all’estero mi ha fatto apprezzare ancora di più l’incredibile patrimonio culturale enogastronomico che abbiamo. Ho imparato molto all’estero, ma mi mancava il mediterraneo, la materia prima, la luce, la cultura del cibo. Il trasferimento in Puglia è stato determinante, ho riscoperto un rapporto diretto ed onesto con la terra, con i prodotti e produttor -un dialogo costante da cui traggo enorme ispirazione.
Quali sono le tue previsioni per il futuro dell’industria della ristorazione / food?
Noto che c’è sempre più voglia di fare rete, di percorrere un percorso comune, di parlare di argomenti importanti che riguardano il futuro di tutti. Rispetto alle generazioni passate, c’è un po’ meno competizione e più collaborazione. Dobbiamo essere tutti coesi per riuscire a compiere un vero cambiamento nel panorama della ristorazione, impegnandoci ogni giorno per temi come sostenibilità, valorizzazione e rispetto del territorio, stagionalità, ma anche inclusività e cura di un ambiente lavorativo sano, collaborativo e sicuro in cucina.
Quali sono i maggiori ostacoli che affronti e le più grandi soddisfazioni che provi lavorando in questo paese?
Gli ostacoli sono legati alla mentalità un po’ tradizionalista, ancora restia ad accettare il nuovo. Provare a fare qualcosa di diverso è spesso visto con un po’ di sospetto, ci vuole del tempo per essere capiti, sostenuti ed accettati. Se poi si tratta di cibo e cucina è doppiamente difficile, in Italia c’è un vero culto sacro delle tradizioni gastronomiche. Io sono senza dubbio stata capita e apprezzata prima da un pubblico straniero, per arrivare anche all’attenzione italiana è stato necessario un lavoro paziente, in punta di piedi.
Le soddisfazioni più grandi vengono dalla collaborazione con le meravigliose realtà artigiane che abbiamo, a volte non ci rendiamo nemmeno conto dello straordinario patrimonio che ci circonda. Collaborare quotidianamente con agricoltori, allevatori, artigiani, ceramisti, viticoltori, artisti è un’avventura incredibile, un rapporto di stima reciproca che cresce ed evolve nel tempo, rendendo il lavoro sempre diverso e sempre più ricco di significato.